Amarcord neoborbonico in Puglia, Monumento al corno a Napoli, referendum secessionisti lombardo-veneti: fuga dall’Italia e dal futuro

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Nell’articolo odierno su Repubblica, Michele Ainis legge con ironia e sagace realismo (e senza ricorrere a noiose categorie politologiche) “come risponde la politica alle angosce che avviluppano gli italiani? , riscontrando la “somministrando eccitanti e sedativi”.
Il tono è semiserio, come si addice in una giornata ancora tutta dentro il calendario feriale, ma mette in luce le difficoltà di affrontare la contemporaneità con le sue sfide ed evitare le trappole della nostalgia.

L’INQUIETUDINE CHE CI RIPORTA A BERLUSCONI
MICHELE AINIS – la Repubblica – 19.8.17
È UN’ESTATE d’accidenti e di tormenti. Prima gli incendi, aumentati dell’81% rispetto all’anno scorso, con 44 mila ettari di Belpaese in fumo. E insieme ai roghi la siccità, l’arsura. Giugno è stato il mese più caldo degli ultimi 150 anni, al Centro-Sud non piove da tempo immemorabile. Merito del surriscaldamento globale, a dispetto di chi aveva celebrato i funerali della globalizzazione. Che invece è viva, vitale, però foriera di pericoli. Con i flussi migratori, che a luglio ci hanno costretto a spingere le nostre fregate nei mari della Libia. Con il terrorismo, sempre incombente come una belva in agguato (13.488 attentati nel 2016, gli ultimi a Barcellona e in Finlandia). Fino alla minaccia più estrema, più inaudita: la guerra nucleare.
Allora noi, per proteggerci, distogliamo lo sguardo dalle facce paonazze di Trump e Kim Jong-un. Cerchiamo scampo fra le mura di casa, ci immergiamo nei nostri paesaggi domestici. E di nuovo ci prende alla gola la paura. Paura del maschio (quattro donne uccise dai loro compagni in poche ore, fra il 13 e il 14 luglio; d’altronde in Italia il femminicidio colpisce, in media, ogni tre giorni). Paura dello straniero (il 56% degli italiani pensa che un quartiere con troppi immigrati si degrada, stando al Rapporto della commissione parlamentare Jo Cox, presentato il 20 luglio). Paura di perdere il lavoro, o di non trovarlo, come succede al 35% dei nostri giovani. Perfino paura dei vaccini (l’ultimo episodio il 31 luglio, in Calabria: un medico picchiato dal papà d’un bambino autistico, secondo lui a causa della vaccinazione).
Da qui un sentimento d’inquietudine, cupo come la notte. E di paura, certo. Ma come risponde la politica italiana alle angosce che stanno avviluppando gli italiani? Somministrandoci due farmaci: gli eccitanti e i sedativi. Sui primi puntano gli imprenditori della paura, quelli che gonfiano le nostre fobie pensando di gonfiare i propri voti. I secondi ci vengono dispensati dagli imbonitori, i quali viceversa negano ogni motivo d’allarmismo, sono rassicuranti, ottimisti, talvolta gioiosi. Diciamo, per capirci, che nella prima categoria s’iscrive Salvini, nella seconda Renzi; ma in realtà sono moltissimi gli esponenti di partito che riflettono questo doppio identikit.
Il guaio è che si rivelano ansiogene entrambe le ricette. Sì, pure la seconda, giacché per esorcizzare la paura ha bisogno d’evocarla. O forse ansie e timori si moltiplicano da quando manca un capitano con le mani salde sul timone. I nuovi leader parrebbero sfioriti, e nel frattempo in circolo non s’incontrano statisti, solo una folla di statali. Meglio le vecchie glorie, dunque, meglio l’usato sicuro. D’altronde era già scritto: alla fine della giostra, il giovanilismo della rottamazione ha rottamato anche se stesso.
Ecco, sgorga da qui, da questo sentimento negativo e difensivo, la nuova centralità di Silvio Berlusconi (81 anni a settembre). Così come la popolarità di Paolo Gentiloni (43%, secondo un sondaggio diffuso da Eumetra il mese scorso), nuovo al governo però insieme antico come le fotografie dei nonni. E in ultimo tornano in auge strategie e liturgie della Prima Repubblica, vituperata un tempo, agognata in questo tempo d’incertezze. Il proporzionale, dove nessuno vince, ma almeno nessuno viene vinto. I governi di transizione, come quelli di Rumor. I silenzi presidenziali di Einaudi o di Leone, rinverditi da Sergio Mattarella. La politica dei due forni, coniata da Andreotti quando la Dc sceglieva a turno alleati di destra o di sinistra, e adesso riesumata da Alfano per le elezioni siciliane. Del resto, qual è l’alternativa? Se il presente ti tormenta, se il futuro ti sgomenta, meglio un riflesso del passato, quantomeno t’addormenta.

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