ARRENDETEVI

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DemocraziaL’ironica  minaccia  (ma non tanto visto che ci sta prendendo gusto) rivolta al ceto politico  dal comico genovese è un messaggio difficilmente ricevibile in quanto  inviato con un linguaggio incomprensibile dai più.

Si da il caso infatti che la sperimentazione della partecipazione via web, seppur  con modalità rozze  e gestita dal “duo autocratico”  ha comunque  spiazzato gran parte dell’apparato di professionisti (politici e burocrati) immersi in un’autoreferenzialità sostanzialmente estranea  alla “cittadinanza digitale” cresciuta nell’ultimo decennio attraverso  diffusi processi bottom up e, bisogna dirlo, diverse buone pratiche  di eparticipation avviate da amministrazioni locali.

Ora ci troviamo, come succede spesso in Italia, in una situazione paradossale.

Da un lato un “fenomeno politico” che comunque lo si voglia giudicare, esprime una domanda di protagonismo diretto, un’energia vitale che va  sottratto  alle suggestioni maldestre di pifferai che hanno letto in modo superficiale e dilettantesco  le suggestioni di Nicholas Negroponte,  il noto ed illuminato informatico statunitense di Being digital ,  “inguaribile ottimista” per sua propria ammissione, che nel 1995 ha parlato di una futuribile agorà virtuale, di un nuovo spazio de spazializzato dove eserciteremo un’ancora indefinita cittadinanza globale. C’è per contro un’intera nomenclatura caratterizzata  da analfabetismo digitale, ancorata nella difesa di riti e pratiche che espongono  le istituzioni democratiche (fondamentale presidio e riferimento per le piazze-agorà reali) all’aggressione dei nuovi “barbari sognanti”.

Ci sono esempi clamorosi di tale insipienza ed il Veneto – come spesso gli succede – è un apripista delle occasioni mancate di aggiornamento degli strumenti e delle metodologie di innovazione istituzionale nel  rapporto con i cittadini (Egovernment e Edemocracy) : si vedano le sorti  del Progetto Terzo Veneto ed del Laboratorio Demotopia (www.demotopia.ning.com).

Siamo quindi pienamente immersi nel tempo (preconizzato da Gaber) in cui c’è bisogno più di un cambio di paradigmi culturali (e tecnologici) che  di populismi e riedizione della vecchia dialettica destra-sinistra, per rivitalizzare la vita democratica del Paese…

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