L’insistenza cuperliana nel tentare di indebolire la leadership renziana suscita un sentimento che oscilla tra la tenerezza e l’irritazione.
L’artificiosità dell’argomentazione fa torto all’intelligenza; si confonde il “campo politico” che dovrebbe essere aggregata con la palude frequentata da rane gracchianti e zanzare che mal sopportano la necessaria azione politica intrapresa dal Premier per bonificarla, introducendovi elementi di riformismo operoso ed orientando l’attenzione del Paese sulle dirimenti questioni e drammatiche dell’apertura e della competizione nel mare aperto dell’agone internazionale.
Invece di trastullarsi nel salottino dei pensosi e sognanti il ritorno del leader maximo, Cuperlo si documenti e si cimenti sulle battaglie democratiche del tempo presente: sui contenuti e sui conflitti che l’azione di Governo deve affrontare tempestivamente in un quadro politico deteriorato dai beceri populismi e dai leziosi sinistrismi, sulle resistenze corporative al processo di indispensabile efficientamento dell’intero sistema amministrativo ed istituzionale.