Discorso sul futuro di internet

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Privacy e neutralità, ma anche paura per l’automazione del lavoro: l’evoluzione digitale vista dai cittadini europei

Fiorenza Lipparini – NOVA24 – Il Sole 24 Ore domenica – 4 Giugno 2017


Che cosa si aspettano gli europei dalle tecnologie dell’Internet nei prossimi dieci anni? Il primo dato che emerge della consultazione promossa dal progetto REIsearch per coinvolgere i cittadini dell’Unione nel dibattito sul futuro della rete è che il tema interessa solo una piccola parte della popolazione, per lo più uomini tra i 25 e i 55 anni, laureati e che spesso lavorano o fanno ricerca nel settore. Meno del 25% dei partecipanti alla consultazione online – che ha visto coinvolte 23mila persone e ottenuto 4mila risposte complete – sono donne, e meno dell’1% sono ragazzi sotto i 16 anni. La situazione non cambia se guardiamo alla network and sentiment analysis: tra le oltre 350mila persone che parlavano del futuro di internet tra novembre e aprile di quest’anno, meno di 15mila (4%) avevano meno di 21 anni e meno di 87mila (24%) erano donne.
Nonostante i limiti evidenti di entrambi gli approcci utilizzati per catturare i pensieri, le paure, le priorità e le speranze degli europei rispetto al futuro di internet e al suo potenziale impatto sulle nostre vite, sul mercato e sulla società, il problema di partecipazione è evidente. Si tratta di un tema fondamentale: l’assenza di diversità tende infatti ad auto-rinforzarsi, seguendo un meccanismo simile a quello delle “echo-chambers”, le bolle informative rese possibili dagli algoritmi che governano i flussi di ciò che vediamo su internet e che ci portano progressivamente a interagire solo con persone e contenuti simili a noi e a quello che pensiamo.
I risultati forniscono alcune indicazioni sulle priorità che i cittadini vorrebbero riflesse nelle strategie digitali dell’Unione e degli stati membri. C’è grande consapevolezza sia dei rischi che delle opportunità implicate dalla rivoluzione tecnologica in corso, e un genuino interesse nel capire meglio la direzione di viaggio, al di là degli eccessi tanto dell’ottimismo che del pessimismo tecnocratici. Molte delle conversazioni monitorate su social media, infatti, ruotano intorno alla necessità di preservare la neutralità della rete – e di conseguenza l’accesso a internet per tutti, assicurare la privacy, la sicurezza e la tutela della proprietà dei dati di chi naviga. Quasi il 90% dei partecipanti alla consultazione desidera che i social media del futuro consentano di avere pieno controllo dei propri dati personali. L’88% ritiene che la privacy sia il valore europeo più importante da difendere, seguito dalla decentralizzazione per evitare l’instaurarsi di monopoli (74%).
Emerge inoltre un’autentica preoccupazione sulla possibilità che la profilazione degli utenti basata sull’analisi dei loro dati stia minando il processo democratico, falsando l’esito di eventi fondamentali come le elezioni. La diffidenza nei confronti delle imprese che gestiscono grandi quantità di dati è lampante: l’80% dei partecipanti ritiene importante limitarne il potere, e oltre il 70% vorrebbe più fondi investiti per la creazione di piattaforme europee basate su principi democratici e open-source che potrebbero costituire un’alternativa decentralizzata alle grandi piattaforme americane. Quasi l’80% concorda sul fatto che è necessario agire per arginare fenomeni come le fake news e le eco-chambers, soprattutto investendo costantemente nello sviluppo del senso critico dei cittadini. C’è inoltre un difficile equilibrio ancora da trovare tra il diritto all’accesso all’informazione e quello alla libertà di parola, per cui mentre una maggioranza di persone appoggia un approccio regolamentare “duro” per quanto riguarda la protezione dei dati e della privacy, per quanto riguarda le fake-news la regolamentazione non sembra la risposta giusta, perché troppo vicina a forme di censura e controllo sociale potenzialmente ancora più pericolose per la democrazia.
Queste preoccupazioni sono anche al centro delle discussioni su potenziali nuovi prodotti, servizi ed imprese da sviluppare usando tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’analisi dei dati, la realtà virtuale e l’internet delle cose (Iot): l’Europa, che vanta oggi una legislazione tra le più avanzate del mondo per quanto riguarda la sicurezza informatica, la protezione dei dati personali e la tutela della privacy, ha il potenziale per diventare il primo player globale nello sviluppo di soluzioni di prodotti e servizi (software, hardware, servizi di hosting e gestione dei dati, ecc.) che incontrino le esigenze e le aspettative degli europei in termini di sicurezza e privacy.
Infine, vi è grande apprensione circa le implicazioni sociali del processo di automatizzazione del lavoro, e in particolare in relazione alla sofisticazione crescente dei sistemi di intelligenza artificiale che potrebbero rendere ridondanti molti lavoratori nel settore dei servizi. Di fatto, solo uno su cinque di chi ha risposto ritiene che l’avvento delle nuove tecnologie internet migliorerà le condizioni di lavoro di tutti gli Europei. L’aspetto più interessante rimane però la grande aspettativa nei confronti della mano pubblica, alla quale è richiesto di saper intercettare e gestire la rivoluzione digitale adattando i sistemi di protezione sociale vigenti in modo da assicurare una ridistribuzione non tanto dei profitti, ma della possibilità di sviluppare capacità e conoscenze tali da mettere ognuno nella posizione di approfittare al meglio dell’internet del futuro.

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