Lo storico: “Raramente America e Ue hanno avuto rapporti così freddi Il presidente ha seri problemi con la democrazia e i suoi valori. Ma il dialogo continui”
Antonello Guerrera – Repubblica – 29 maggio 2017
«Sì, purtroppo le relazioni tra Stati Uniti ed Europa raramente sono state così ai minimi termini. E la colpa è tutta di Donald Trump. Lo abbiamo visto al G7 di Taormina. Il presidente americano è un pericoloso incompetente, che ha dimostrato di avere seri problemi con il mondo democratico, e conseguentemente con l’Europa, lasciata sola. Questa è la cosa più inquietante per il futuro dell’Occidente ».
Lo dice a RepubblicaFrancis Fukuyama, 64 anni, il grande storico e politilogo americano della “Fine della storia”, professore a Stanford, autore di numerosi saggi sull’ordine mondiale e attento osservatore della politica estera americana. Dopo le parole durissime della cancelliera tedesca Merkel contro Trump («L’America non è più affidabile, l’Europa deve pensare a se stessa»), ecco l’amaro sfogo di Fukuyama.
Professor Fukuyama, perché il G7 di Taormina è andato così male? Perché il vertice ha provocato una spaccatura così ampia tra Stati Uniti ed Europa?
«Perché abbiamo assistito al disastro della politica estera americana. Nessun presidente statunitense in passato aveva trattato i leader democratici europei allo stesso modo degli autocrati. Trump invece lo ha fatto. Perché non sa cos’è la diplomazia, non riesce a relazionarsi con leader europei maturi e liberali. Nella teocratica Arabia Saudita al contrario si trova benissimo, così come con Putin o con l’egiziano Al Sisi».
E ora quali conseguenze ci saranno per l’Occidente e l’alleanza atlantica?
«Abbiamo avuto una comunità democratica in Occidente che è sopravvissuta persino alla Guerra fredda. Trump rischia di distruggere tutto, perché non condivide più quegli storici valori comuni. È questa la cosa più preoccupante. Al G7 non ha detto niente sulla democrazia, sui diritti umani, sulla condivisione dei problemi occidentali. E, si badi, non è solo strategia nelle trattative coi partner. Trump, semplicemente, ha gravissime lacune nei valori democratici e nella tradizione americana con gli europei».
E quindi ora cosa devono fare gli europei?
Vedersela da soli?
«No. Devono continuare a trattare, anche con uno come Trump. Devono pensare che il presidente non potrà mettere molte promesse in pratica, perché sono irrealistiche, perché verranno annacquate dalla sua stessa amministrazione o perché il sistema di checks & balances (“controlli e contrappesi” tra i poteri negl Usa, ndr) resisterà anche a Trump, che sarà un mezzo fallimento. La politica estera americana, a lungo termine, non cambierà così tanto dal passato, soprattutto sul terrorismo».
Ma la cancelliera Merkel ha detto, clamorosamente, che l’America non è più affidabile e che l’Europa deve cominciare a pensare a se stessa.
«Gli europei devono tenere duro per preservare la nostra alleanza. Trump è un fenomeno passeggero e sui generis, non rappresenta la società americana, che sta andando in tutt’altra direzione. Non credo nell’impeachment. Ma l’ultima inchiesta “Russiagate” dell’Fbi sul genero e consigliere Kushner mi pare molto più seria delle inchieste precedenti. L’economia americana sinora è andata bene ma potrebbe presto dare i primi segni di cedimento. E se Trump si rivelerà inefficien- te e deleterio come abbiamo visto sinora, la base repubblicana potrebbe cominciare a sgretolarsi, il partito perdere le elezioni di mid-term (di metà mandato, nel 2018, ndr) e quindi subire un serio colpo alla sua Presidenza ».
Come vede il futuro dell’Occidente?
«Male. Credo che torneremo a un mondo multipolare, che somiglierà alla fine del XIX secolo, e con gli Stati Uniti che staranno per conto loro, aprendo dunque voragini a livello geopolitico. Il G7 aveva già perso moltissima importanza a livello geopolitico, ma Trump a Taormina ha staccato la spina. Se persino gli Stati Uniti abbandonano l’orbita della democrazia e dei valori occidentali, che senso ha tenere summit del genere?».
E quindi quali saranno le conseguenze?
«Se l’America non crede più ai propri principi le ripercussioni ci saranno per tutto il mondo, non solo per l’Occidente, soprattutto nell’ambito del “soft power” (ossia la capacità in politica estera di ottenere risultati non con la forza ma con la diplomazia e altre “armi” come cultura, politica e valori, ndr). Come reagiranno i paesi che prima guardavano all’Occidente e agli Usa come un modello? La Russia ha già approfittato di questa crisi di coscienza dell’America e in parte dell’Europa, come abbiamo visto. Per il futuro dell’Occidente non si può certo essere ottimisti».