GLOSSARIO LETTA: il malizioso Ferrara ha giudicato “brodoso” il discorso di insediamento del nuovo presidente del Consiglio e ne ha lametato la matrice culturale democristiana. Ci sarebbe da replicare metaforicamente che il brodo, per un Paese malato come l’Italia, è un alimento salutare da rivalutare…Quanto poi all’insinuazione lamentosa dello stesso direttore del Foglio che “He is no Thatcher”, va sottolineato con la dovuta fermezza che il linguaggio e la stessa proposta programmatica presentata da Enrico Letta, non costituiscono – per fortuna – l’ennesimo e velleitario manifesto ideologico di cui non sentiamo il bisogno (assediati come siamo dalle tediose narrazioni vendoliane e dagli sproloqui internetiani di Grillo; ma anche preoccupati dal riapparire delle retoriche e faziosità della recente campagna eletorale). Ci si trova di fronte ad un testo che, senza evitare di mettere a nudo l’elenco delle questioni al centro di un’Agenda su cui concentrare l’impegno e l’azione del Governo, esplicita con onestà intellettuale i limiti e le contradizioni delle culture politiche che hanno impedito nell’ultimo ventennio di mettere mano con determinazione ed incisività alle riforme, sia sul versante economic oche su quello istituzionale. Certo, l’impianto strategico-culturale del discorso non riserva illuminazioni ed indicazioni innovative, nel senso di “rupture”, ma la metodologia proposta per affrontare l’attuale temperie politica, ovvero all’assunzione di una comune responsabilità di servizio al Paese,con l’obiettivo di rigenerare tutte le migliori energie e risorse che il Paese ha in dotazione, è la vera rivoluzione di cui c’è bisogno. E non si tratta di dare attuazione ad una “intesa ruffiana”, bensì di comprendere che è venuto il tempo di distinguere tra politica intesa come dialettica (tra schieramenti) e politiche intese come scelte concrete efficaci (attese da tutti i cittadini).
GLOSSARIO LETTA
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