LETTA & ALFANO hanno finalmente deciso di dare alle “larghe intese” il loro timbro personale, attribuendovi il significato di un patto costituente attraverso cui si affronta non solo la fase emergenziale dei conti pubblici e della crisi economica, ma si prefigura anche un modello di governance istituzionale a cui concorrono coalizioni politico-partitiche che – pur rappresentando schieramenti ed impostazioni programmatiche in competizione – sono in grado di condividere la responsabilità per la salvaguardia dei principi costituzionali e degli interesse generali del Paese.
Credo anche che abbiano compreso che la invocata “pacificazione” passa anche attraverso la qualità della rappresentazione pubblica che essi danno del loro rapporto di collaborazione e dello sforzo (più esplicito e faticoso quello di Alfano – più sottotraccia e prudente quello di Letta) per attrarre centro-destra e centro-sinistra nell’alveo delle culture politiche europee.
Osservando la conclusione della crisi di governo, si può dire che la spregiudicatezza manovriera di Berlusconi ha provocato un risultato sicuramente sorprendente e spiazzante, innanzitutto per la sua numerosa e stralunata corte, ma soprattutto per le componenti interne degli schieramenti che si sono finora contraddistinti o nell’esercizio dell’intransigentismo morale (si veda il patetico intervento di Zanda, incapace di modificare – in sede di dichiarazione di voto – il copione della denuncia d’ufficio delle malefatte del cavaliere) o del radicalismo da passionaria della Santanchè.
Tali comportamenti si sono dimostrati rappresentativi delle fazioni che nel PD e nel PDL sono impegnate ad alimentare (sovrastimando i torti e le ragioni di Berlusconi) una sorta di strisciante sabotaggio delle ragioni nobili e forti che sono alla base dell’alleanza di governo e che, oltre che essere motivate dalla ineludibile necessità di affrontare la drammatica agenda politica, possono costituire anche i vettori per praticare il rinnovamento del sistema istituzionale (legge elettorale, federalismo, semplificazione, ecc.) e creare le condizioni per il rinnovamento del ceto politico, la cui rottamazione (copright sindaco PD di Firenze) o formattazione (copright sindaco PDL di Pavia) è un processo che va attuato non solo attraverso le procedure congressuali bensì con il cimento sulle soluzioni innovative alla crisi ed alla regolazione politica.
Questo è un commento a caldo con il voglio esprimere la soddisfazione di vedere ripagato l’investimento di fiducia ad una coppia che, nonostante le previsioni e più fosche e gli attacchi forsennati di cui è stata oggetto, non è scoppiata e si appresta ora a riprendere la guida di un Paese che chiede ad autorevolezza, serietà, collaborazione e continuità nell’esercizio della responsabilità di governo.