Sulla strada della maggiore autonomia per il Veneto

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Ritornare nell’alveo del pragmatismo veneto e del buon senso negoziale con il Governo evitando le amnesie storico-politiche e le illusioni venetiste

Villa Rina, Cittadella – 11 ottobre 2017 – Convegno organizzato dai Comuni di Cittadella, Galliera, San Giorgio in Bosco

Buonasera a tutti ed un grazie di cuore agli organizzatori dell’incontro.
Parlando con uno di voi, ho capito lo spirito e l’interesse vero che gravita attorno all’evento referendario ed essendo di queste parti, oltre che avendo esercitato – se così si può dire – una funzione sociale importante per 12 anni nell’Alta Padovana, in un periodo (‘81/’93) nel quale ci sentivamo come territorio un cuore pulsante del Veneto, progettavamo il welfare più avanzato, realizzavamo con gli imprenditori più dinamici iniziative finalizzate a sostenere i processi di innovazione, so che debbo e posso parlarvi con il linguaggio della verità.
Se siamo qui è perché siamo tutti alla ricerca della strada più agevole per arrivare alla meta condivisa di un Veneto più autonomo ed autorevole nell’ambito della politica nazionale ed europea (e viviamo con maggiore tensione le contraddizioni e gli interrrogativi che gravano sul 22, complici anche l’incertezza che ci segnalano i sondaggi).
Innanzitutto una premessa d’obbligo: qualcuno (presente in sala?) quando ha visto il mio nome sui giornali ed i miei interventi sui social definire farlocco il referendum (nome improprio perché trattasi di un semplice “sondaggio formalizzato” – così definito nel carteggio tra Regione Veneto e Corte Costituzionale -), mi ha invitato amichevolmente ad andare ai giardinetti (o meglio al lago di Cimon, che è un modo amichevole credo di “mandarmi in mona”).
Ebbene, ho preso sul serio quel messaggio, ci ho riflettuto da persona anziana e mi sono detto: perché reagisci in modo così istintivo ed anche virulento nei confronti dell’iniziativa promossa dal Presidente Zaia, oltretutto non ascoltando l’opinione diffusa che lo ritiene simpatico e volenteroso?

LA RISPOSTA DEI RISERVISTI DELLA REPUBBLICA (VENETA)

Sono un semplice cittadino con una memoria storica ed un’esperienza diretta sulla materia in discussione che vede materializzarsi il richio di un colossale fraintendimento dalle conseguenze altrettando deleterie e dolorose della vicenda Banche Popolari.
Ho sempre presenti le oceaniche assemblee dei soci in cui era difficile alzare la mano per fare domande scabrose, replicare alle relazioni dei Collegi sindacali, sconfessare i prospetti patrimoniali e finanziari che supervalutavano le azioni poi dimostratesi farlocche.
Ebbene, il ricorso al TAR e la costituzionne del Comitato per la riscossa civica contro il referendum farlocco sono stati finalizzati a salvaguardare il patrimonio politico-culturale dell’autonomia veneta da azioni che la mettessero seriamente a repentaglio come è avvenuto per i due Istituti di Credito che rappresentavano il simbolo storico ed economico di quello che un mio amico docente padovano, raffinato ricercatore, ha definito con un appropriato neologismo il federalismo antropologico veneto.
Senza falsa modestia, con gli amici del Comitato ci cosideriamo una sorta dei riservisti della Repubblica veneta: nel nostro curriculum ci sono mediamente 40 anni di esperienze acquisite e competenze esercitate a servizio della nostra comunità : chi nella veste di Dirigente regionale che si è misurato con la durezza e complessità dei rapporti con Roma, chi come sindaco, come storico locale, come insegnante, come professionista.

NEL MIO CASO: PER RESTARE ALLA DIMENSIONE REGIONALE, MI SONO OCCUPATO DI
– Federalismo amministrativo & Innovazione digitale

– Democrazia, processi partecipativi e cittadinanza responsabile

– Pianificazione della comunicazione e socialnetworking
Ed ho avuto il privilegio di realizzare parecchi progetti, ovviamente non da solo, che hanno contribuito a rafforzare ed innovare la governance regionale (ne potete trovare tracce sul mio sito)

CITTADELLA EPICENTRO DI QUELLO CHE FU IMMAGINATO COME IL TERZO VENETO DA COSTRUIRE
Nel mio percorso politico-culturale e professionale Cittadella e l’Alta Padovana sono stati un laboratorio in cui abbiamo concepito un disegno di modernizzazione del Veneto tradotto in azioni e programmi concreti portati avanti con la CISL regionale.
– Erano anni in cui esistevano due ULSS (Cittadella e Camposanpiero) e la conquista politica di è stata di riuscire a mettere attorno allo stesso tavolo i due Presidenti i quali, appartenendo a correnti politiche diverse non si parlavano neppure

– Ma erano anche anni in cui, per restare alla Sanità, la Provincia di Verona viveva orgogliosamente la sua condizione “meridionale” contando su una trentina di Ospedali per cui quando si concertavano le politiche sociosanitarie regionali bisognava fare pressing nei confronti di tutti per promuovere quella razionalizzazione che è ancora difficile realizzare nelle Regioni del Sud: l’obiettivo era di ridurre lo spreco di centinaia di milioni all’anno nel bruciati nel solo territorio veronese nella difesa di piccoli ospedali

– E’ stato allora che ho avuto modo di comprendere bene due fatti politici tuttora determinanti del quadro politico regionale: la competizione fratricida tra Tosi e Zaia, da un lato e il non casuale e costante affidamento dell’Assessorato regionale alla Sanità ad un veronese: lo sottolineo perché il prezzo più pesante di tali scelte lo stiamo pagando noi padovani con il ritardo nella ristrutturazione del Polo Ospedaliero; a Galan interessava il project financing non la programmazionne sanitaria!

MA NONOSTANTE QUEST’ULTIMA CONSIDERAZIONE SU GALAN DEBBO SPEZZARE DUE LANCE A FAVORE
1. Giusto 20 anni fa con lui e con il Ministro Treu operammo un accordo per la prima inizativa di rafforzamento dell’Autonomia regionale: il decentramento delle funzioni del Ministero del Lavoro; ero profondamente contrariato da un lato dei tempi lunghi delle procedure ministeriali, dal’altro dello spreco assistenzialistico di risorse per DS e CIGS in un contesto territoriale regionale di quasi piena occupazione con efffetti distorcenti e tanto lavoro nero

2. Vivevo l’imbarazzo di veder sprecare miliardi di lire in Cassa integrazione speciale in un Veneto con quasi piena occupazione che portava all’assistenzialismo ed al lavoro nero (perché non penserete mica che in quegli anni un buon lavoratore metalmeccanico avesse problemi di trovare un lavoro): è iniziato proprio allora – con i prepensionamenti – la devastazione dell’INPS per cui oggi, questa che faccio ora è una prima puntualizzazione sulla maggiore autonomia: alla domanda n. 80 delle 100 rivolte al Presidente Zaia si parla di pensioni, ma non si dice che se dal 2018 l’INPS dovesse essere decentrato sulle nostre spalle comincerebbe a gravare un deficit annuo di oltre 5 miliardi, destinato a salire per le note dinamiche demografice e migratorie (invecchiamento, giovani che se ne vanno, immigrati non graditi).

UNA PUNTUALIZZAZIONE DI TIPO STORICO-CULTURALE
Per mia natura e vocazione – oltre che professione – sono abituato a stare dalla parte dei più deboli sempre e giudicare sospettosamente soloni, saccenti, predicatori ed illusionisti del cambiamento.
Ebbene, la mia posizione di autonomista convinto mi ha portato alla contestazione dell’impostazione propagandistica del Presidente Zaia, perché vi ho visto la riedizione aggiornata e la stessa mobilitazione ideologica di cui era stato protagonista Massimo Cacciari nel 2000, con l’aggravamento del carico ideologico e di velleitarismo: Regione a Statuto speciale e Referendun consultivo erano le armi della battaglia lanciate con il Movimento Nordest, ispirato da quell’autentico tifoso catalano che è stato in quegli anni Giorgio Lago, brillantissimo giornalista, ma politologo bislaccco.
Nel maggio del 2000, in quella temperie di eccitazione politica e tensione sociale, vi fu anche l’assalto dei Serenissimi al campanile di San Marco

CONTINUO A PORTARE RISPETTO E MI INTENERISCO AL PENSIERO DEI MIEI CONCITTADINI VENETI PROTAGONISTI DI QUELL’EPISODIO DRAMMATICO E SIMBOLICO ALLO STESSO TEMPO
http://www.ilgazzettino.it/nordest/venezia/serenissimi_20anni_fa_assalto_san_marco_tanko_foto_video-2429062.html
Il loro è stato un atto di cui hanno pagato un prezzo personale, senza chiamare nessun aiuto popolare a loro difesa, bensì esprimendo una sofferenza ed un’idealità con ingenuità e generosità, con mezzi rozzi, ma sicuramente in modo efficace!
Ne parlo perché conosco bene la Bassa Padovana in cui sono maturati quei sentimenti che sono associabili al ribellismo e ad un’idea di indipendenza elaborata con scarse cognizioni storiche di cosa significasse veramente e che conseguenze pratiche avesse la loro azione.
Lo dico perché in quella terra che si espande in tutto il rodigino la miseria è stata ed è tuttora un fattore endemico, diversamente da un territorio come l’Alta padovana in cui la piccola proprietà contadina (e la cultura cattolica) sono stati la leva per la crescita di uno sviluppo portentoso e del diffuso benessere che ci circonda.

INSOMMA, UN PICCOLO SPAZIO NELLA STORIA E NEL MIO CUORE SE LO SONO CONQUISTATI
Non troviamo invece tracce e memoria positiva della moltitudine che dal 2001 (anno della riforma della costituzione da cui prende le mosse l’iniziativa del 22 ottobre) fino ad oggi si sono riempiti di incarichi, prebende, chiaccchiere e distintivi sventolando diverse bandiere (comprese quelle indipendentiste) senza far avanzare di un centimetro il processo autonomistico per la nostra Regione.

LO POSSO BEN SOTTOLINEARE PERCHE’ SONO INFORMATO ED HO BEN PRESENTE I FATTI (DI CUI CONSERVO UNA RICCA DOCUMENTAZIONE) ACCADUTI NELL’ULTIMO VENTENNIO
Vedete, l’amnesia volontaria è diventata una componente essenziale nella strategia di comunicazione politica.
Da imprenditore del settore comunicazione, resto affascinato dalla campagna in cui il Presidente Zaia ed il suo staff (una trentina di persone tra giornalisti, blogger, avvocati, giuristi, pseudoeconomisti) ha messo in moto per promuovere quello che costituisce uno strumento miserello di partecipazione popolare, ovvero un “sondaggio formalizzato” (così definito nel carteggio tra Difesa della Regione e Corte Costituzionale).
Ma sotto il profilo professionale non solo non mi convince, ma mi sconcerta pure, per una ragione sostanziale: gli esperti parlebbero di content curation superficiale, approssimativa, mentre la gente che capisce meglio direbbe : molto fumo poco arrosto!
Ho molti amici che in questo periodo mi perseguitano (anche un po’ insultandomi) sostenendo che quella del 22 ottobre è un’occasione da cogliere, in fin dei conti vale solo il prezzo di un cappuccino ed una brioche!
Li capisco perché viviamo la dimensione politica con disincanto, alla giornata, e ci aggrappiamo all’ultimo evento considerandolo decisivo, ma i processi politici osservano una legge inesorabile, una consecutio temporis che li rende carsici e li fa riemergere con sembianze e protagonisti diversi.
1. Sembra ieri il tempo in cui nel Veneto si discuteva e si scommetteva per la DC bavarese: un’ipotesi politica ben più rilevante che rifarsi al modello di autonomia di due piccole Province come Trento e Bolzano; il leader di tale progetto doveva essere il trevigiano Bernini il quale, però, con una scelta molto personale, diciamo così, (che gli fruttò il posto di Ministro) optò per l’alleanza con la Corrente del Golfo (un po’ più a sud della regione tedesca!)

2. Ora qualcuno mi deve spiegare se la scelta di Zaia di mettersi all’ombra di un Salvini che ha dato una sterzata traumatica collocandosi sulla scia del centralismo nazionalista lepeniano che più antifederalista non si può non vi suggerisce alcuna riflessione critica sulla contradditorietà di una strategia che mette insieme “le pere con le mele”?

3. Avete un’idea di cosa significa la procedura per l’atttuazione dell’art. 116 c. 3. Non voglio scendere nei tecnicismi perché non c’è il tempo, ma farmi prendere in giro no! Zaia parla di un anno di tempo nelle cento risposte, ma è un’altra delle pie illusioni che diffonde…

DICO QUESTE COSE PERCHE’ NEL PROCESSO DI RAFFORZAMENTO DELL’AUTONOMIA CI TROVIAMO DI FRONTE AD UN GIOCO DELL’OCA INACCETABILE!
In questi mesi, con gli amici del Comitato abbiamo fatto un lavoro di scavo, analitico sia sul piano giuridico, ma soprattuto storico politico:
a) Per quanto riguarda il primo aspetto è abbastanza chiaro che la scelta di puntare alla battaglia in Corte Costituzionale ha portato al massacro. Non lo trovate scritto da nessuna parte, ma è bene sapere che a 20 anni dalla marcia di Venezia per la secessione, tutti gli obiettivi ed il progetto politico (indipendenza, statuto speciale, 80 % di risorse e tributi….) che ne sono scaturiti per il Veneto, sono stati sepolti con una pietra tombale dalla Corte Costituzionale con la sentenza 118/2015. Ma su questo terreno non voglio addentrarmi, anche se la tentazione sarebbe forte anche è argomento intrigante soprattutto sul piano accademico. In ogni caso mi contraddirei se polemizzassi con il prof. Mario Bertolissi che ha combattuto una battaglia campale, anche contrastando il mio ricorso al TAR e che seguo da 30 anni nel suo impegno professionale e scientifico.

Ho vissuto troppo empaticamente certe sue battaglie culturali per sconfessarmi oggi: nella rivista online STORIA & CULTURA che prosegue quella cartacea avviata qui a Cittadella giusto 25 anni fa, cito una sua frase:

Perché un continuo richiamo al Nordest? Perché chi vive in queste terre ha un’idea di sé da esprimere e non la vede riflessa nel discorrere quotidiano, più anonimo che incentrato sulle individualità, più fotocopia che originale. Serve una educazione e serve cultura perché interpretare non è semplice, come è semplice invece essere generici e sconfinati”
Mario Bertolissi – Gazzettino addio

b) Ma è sul piano storico politico che voglio sottoporvi io un quesito: giova al Veneto il gioco dell’oca? Perché è stata sconvolta e contraddetta la strategia messa in campo nel 2008 da Galan, seppure senza trovare sponde nel Governo di Centro destra dove sedevano gli esponenti più rappresetativi della Lega seppur – guarda caso – tutti lombardi escluso Zaia?

c) Oggi stiamo riassistendo ad un fatto clamoroso, anche se non inedito, ovvero che la Regione Emilia Romagna imbocca la strada del negoziato con il Governo, letteralmente copiandoci ed irridendoci – giustamente -.

Mi sembra di ritornare al tempo in cui denunciavamo come veneti la spesa storica che ci penalizzava e sulla quale l’Emilia Romagna invece lucrava ottimizzando il gioco dell’opposizione in Parlamento del Partito più rappresentativo (PCI) che ne era alla guida.

MA IN OGNI CASO UNA TALE DISCUSSIONE APPARTIENE ALL’AMBITO DELLA POLEMICA POLITICA….

Stasera vorrei esprimermi prevalentemente su un piano tecnico, osservando più da vicino la vicenda referendaria sotto il profilo della comunicazionne e dei processi partecipativi.
Ho già espresso un giudizio positivo sul come il Presidente Zaia è riuscito a trasformare un semplice e banale sondaggio formalizzato in un evento che stando alle sue parole dovrebbe cambiare la storia del Veneto e del Paese.
Anche se adesso non so se ripeterebbe le affermazioni fatte nell’intervista al Corriere della Sera in cui si dichiarava disponibile a rischiare il carcere….
Premesso che con 10.000 euro un tale strumento avrebbe potuto essere usato per un processo di coinvolgimento ed informazione dei cittadini molto più efficace ed incisivo.
Premsesso altresì che come recita la sentenza, il TAR ha detto in sostanza: Bertocco stia tranquillo perché il sondaggio fromalizzato non ha alcun rilievo vincolante.
Segli fossi vicino gli suggerirei maggiore prudenza per evitare che si alzi un nuovo Fantozzi ad esprimere un irridente giudizio su un progetto che di storico ha ben poco ed utilizzo la parte conclusiva del mio intervento per dimostrarvelo.

LE VERITA’ CHE NON TROVERETE NELLE CENTO RISPOSTE DI LUCA ZAIA
Parafrasanso il prof. Luca Antonini che nel suo libro Federalismo all’italiana usa un’espressione efficace “vedo, pago, voto”, se il federalismo e la maggiore autonomia che propone il Presidente Zaia è quanto contenuto nel Documento delle Cento risposte, la realtà che osserviamo non solo è modesta, ma è molto deformata!
In esso, peraltro ben fatto e ben scritto con tante cose ed una narrazione del Veneto positivo che condivido, si presenta un’immagine della nostra Regione che non corrisponde ai fatti e numeri.
L’informazione diffusa in questi mesi ha creato una bolla mediatica che ripropone per i cittadini veneti la stessa situazione nella quale si sono trovati gli azionisti di BPVI e Veneto Banca nelle Asseblee dei soci in cui cercavano di discutere e mettere in dubbio le promesse illusorie che Zonin e Consoli spacciavano come futuro roseo e sicuro.
Vi ho già fatto l’esempio che so vi può aver sconcertato perché contradddice una convinzione diffusa sul sistema pensionistico ed assistenziale: se il progetto e le promesse veicolati dal Documento illustrato dal Comitato del SI dovesse essere realizzato, e quindi si passasse – per semplificare – all’INPS veneto, io e tutti quelli che di voi condividono la condizione di pensionato ci troveremmo immediatamente e senza sconti una passività annua di 5 miliardi di euro: erano 4,46 nella contabilità del 2015!
Questo per dirvi che l’autonomia non è il campo di rose senza spine che il Presidente Zaia esalta irresponsabilmente, con conseguenze nefaste perché penso al risveglio dal Truman show, quando i miei concittadini scopriranno numeri, carte e prospetive non da Mulino Banco, ma di una situazione piena di buchi, contraddizioni e soprattutto senza rete.
Pensate all’aitanza di Terence Hill senza lo Stato brontolone (Bud Spencer) ma rassicurante alle spalle: vogliamo solo ricordare la vicenda del salvataggio delle Banche Popolari?
Nella foga oratoria ed affabulatoria che lo rende molto popolare e simpatico (sicuramente per quasi tutte le mamme) Luca sta commettendo un errore fatale:

FIDARSI TROPPO DELLA CORTE CHE TI STA ATTORNO IN POLITICA NON E’ UNA SCELTA PRUDENTE

L’abilità nella comunicazione e divulgazione nella politca contemporanea è un fattore decisivo, ma i tuoi consiglieri economici e giuridici non ti debbono confezionare pacchi: lui si trova nella condizione di quelli di voi che hanno affrontato trattative impegnative dovendo presentare valutazioni, resoconti e tabelle predisposte dal commercialista, in particolare con un prospetto del valore patrimoniale della vostra azienda sovrastimato e smentito dalla vostra controparte al tavolo della trattativa, con elementi fattuali corretti!
Il più clamoroso riguarda il tanto declamato residuo fiscale: mi è capitato di implorare il Direttore di un importante quotidiano locale di documentarsi prima di diffondere un dato assolutamente improbabile. Tutte le analisi che hanno una credibilità scientifica per gli autori che le hanno prodotte, hanno certificato che siamo in presenza di una cifra che oscilla dai 3 ai 4 miliardi. Da 15 anni ho modo di confrontarmi – per ragioni professionali – con il maggiore studioso italiano di Finanza Pubblica nella fattispecie del federalismo fiscale e dell’economia territoriale. Mi fido di lui non tanto per i titoli accademici (quelli sono un buon indicatore, ma come diceva un nostro “padre” di Castelfranco Veneto – Domenico Sartor – quando organizzava dei seminari con i maggiori esperti – e dopo che questi se ne erano andati – : “avete ascoltato persone che hanno letto tanti libri, ma ora concentriamoci sulla realtà”. Ebbene la persona a cui mi riferisco da molti anni accompagna nella veste di Consulente il processo di implementazione dell’autonomia delle Province di Trento e Bolzano, conoscendone i numeri reali, le complessità e le difficoltà che si giocano nel rapporto Territorio- Stato.
Per esempio è proprio lui che, da me interpellato in questi giorni, mi ha aggiornato sul fatto che la percentuale di risorse tributarie attualmente a disposizione delle Autonomie speciali sono attualmente sette decimi e non i tanto decantati nove decimi.
Cio non deve stupire in quanto anche i Presidenti Ugo Rossi e Arno Kompatscher hanno dovuto negoziare e subire una retrocessione di un miliardo provocata dalla crisi finanziaria di questi anni.

Ma l’equivoco del residuo fiscale nasce da una colossale mistificazione operata da alcuni apprendisti stregoni che hanno la responsabilità di aver portato il nostro Presidente (consapevole o meno, questo non lo so dire) in un cul de sac pericolosissimo

LE TABELLE FARLOCCHE DI ZAIA E L’IMBROGLIO ALLA CATALANA

Secondo le mirabolanti tabelle diffuse con le “100 risposte”, staremmo assistendo ad un autentico miracolo che, il buon Dio ci perdoni per il paragone blasfemo, farebbe impallidire quello di “Lazzaro resuscitato dalla tomba”.
I volenterosi “commercialisti” che hanno redatto le tabelle pubblicate nel Documento del Comitato per il si il Bilancio pubblico italiano non sarebbe gravato dallo spaventoso Debito che abbiamo conosciuto negli ultimi lustri.
Sottostimando le spese effettive sostentute dallo Stato (di cui verosimilmente non conoscono la metodologia per stimarle) ed omettendone altre; inoltre, evitando di fare i totali, ci troviamo con uno straordinario avanzo che cancella l’incubo che ci ha finora assillati.
Naturalmente con tale operazione farlocca funzionale a rafforzare il significato e le finalità del referendum, non solo si è crea il mito del residuo fiscale (che è ben inferiore a quello stimato), ma soprattutto si alimentano speranze ed illusioni infondate sullo stato della Finanza Pubblica nazionale e regionale.
Con tale rappresentazione da Truman show il 23 ottobre ci sarà un risveglio traumatico che non potrà che generare frustrazione e rabbia.

MA IL RISCHIO PIU’ GRANDE E’ RAPPRESENTATO DALL’ILLUSIONE DELL’AUTOSUFFICIENZA

In questo periodo di discussione sui social, come ho già ricordato, ho paragonato Luca Zaia a Terence Hill per la sua capacità e rapidità nell’ affrontare i giornalisti, ma ho sottolineato il fatto che non deve sottovalutare il ruolo di un partner fondamentale, ovvero Bud Spencer nella sua funzione di Stato guardiaspalle.
Immaginiamo per un solo momento una situazione in cui il Veneto avesse dovuto affrontare con le proprie esclusive forze la tragica vicenda delle Popolari:
“L’esborso per lo Stato ammonta a circa 5,5 miliardi di euro” e “complessivamente sono mobilizzate risorse a favore dell’operazione fino ad un massimo di 17 miliardi di euro”
http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2017/06/25/crac-banche-venete-quanto-costa-allo-stato_pgeKe58EyDad5qMtTW7GYJ.html
Ma anche dover pensare a trovare una soluzione finanziaria efficace per realizzare il completamento della Pedemontana
Oppure ancora a dover fronteggiare un sindacato degli insegnanti inviperito da un Contratto regionale…

MA E’ PROPRIO LA VICENDA BANCHE VENETE CHE DOVREBBE FAR RIFLETTERCI, ALLORA COME RISPARMIATORI, ORA COME ELETORI

1. Sul piano del rapporto con il credito siamo stati ingannati e fottuti dai nostri conterranei con la dopatura delle azioni

2. Sul terreno del tapporto con le Istituzioni regionali stiamo per essere fuorviati dal significato simbolico di un’azione politica, ovvero del peso e dell’incidenza di un voto che non solo non cambierà niente, ma complicherà, rallenterà ed affosserà le nostre legittime attese di maggiore autonomia

2008 UN ANNO CHIAVE
Nel rapporto Regione Stato, per restare agli ultimi 10 anni è successo qualcosa nel 2008 , un anno che doveva e poteva essere fondamentale ed invece è diventato la tomba del percorso autonomistico.

Vi ricordo che, come ho già segnalato, la Regione Veneto aveva presentato (con l’acccordo di tutti i partiti e consiglieri regionali) la richiesta di avvviare il negoziato per il trasferimento di nuove competenze e nel governo siedevano oltre a Berlusconi i decisivi per le competenze che presidiavano Bossi, Calderoli, Maroni e lo stesso Zaia.
La verità sugli avvenimenti di quei giorni è tutta sui dati economico-finanziari che dettarono misure di austerità e che diventaro l’alibi per il Governo di Centrodestra per non procedere con alcun negoziato (e concessione) con la Giunta regionale del Veneto.
Si può dire che oggi il quadro ed il contesto economico-finanziario del Paese siano meno vincolanti?!
Quindi oggi non si può invocare il sostegno popolare facendo lo gnorrri sulla vicenda del 2008 con la tesi che la partecipazione ad un sondaggio formalizzato a cui parteciperà (solo) una parte avrebbe una forza politica superiore a quella che era espressa da un intero ceto politico concorde a livello regionale che poteva contare su una granitica maggioranza di centrodestra a livello nazionale.

UNA DOMANDA RIVOLTA AI PROFESSORI PRESENTI
Secondo voi i consiglieri regionali ed i governanti di quel tempo esprimevano la rappresentanza del popolo o no?
Condivido da sempre le perplessità del prof. Sabino Cassese sui rischi e pericolo che derivano dal deviare dal corso della democrazia rappresentativa:
“Vi sono forme di democrazia diretta attraverso referendum. Ma questi possono svolgersi solo su un numero limitato di materie. E si prestano a simulazioni, perché quasi mai sono quell’esempio che dovrebbero essere di single issue politics : a una domanda bisogna dare una risposta. Vengono spesso utilizzati per ottenere plebisciti sulle persone o sui governi. Molti studiosi ritengono i referendum confusi e pericolosi per la democrazia, perché i votanti sono solitamente poco informati, non scelgono sulla base del merito della questione loro posta ma si orientano sulla scorta di altre questioni” (La Democrazia ed i suoi limiti)
Vogliamo per esempio vedere come la cosidetta Comunicazione istituzionale della Giunta regionale ha letteralmente occultato i contenuti e gli obiettivi reali dei quesiti referendari (cinque su sei) respinti dalla Corte Costituzionale, ma sostanzialmente usati nel marketing elettorale del Presidente Zaia per galvanizzare gli elettori incerti e dubbiosi di fronte alla banalità dell’unico quesito “salvato” dalla sentenza 118/2015.
Vogliamo analizzare come il sito della Regione Veneto ha pubblicato le informazioni sulla campagna elettorale?
Vogliamo esprimerci sugli equilibri delle risorse investite e degli spazi riservati per sottoporre agli elettori le diverse posizioni in campo per il 22 ottobre prossimo?

MA VENIAMO AL TEMPO PRESENTE
Premesso che il referendum del 22 ottobre non ha alcuna valenza politica (così come disposto dalla sentenza della Corte Costituzionale e dalla sentenza del TAR veneto che l’ha giudicato non vincolante), ci rendiamo conto che non riconoscere la rappresentatività degli eletti è pericoloso e dannoso?
Vogliamo ricordarci tutti che abbiamo eletto giusto due anni fa Zaia, con un alto grado di legittimazione, seppur il maggior partito è stato quello degli astensionisti con il 43 % -) per fare le cose che adesso ci chiede di essere autorizzato a prendere in considerazione con degli effetti che sono dei boomerang clamorosi.
Si è arrivati a sostenere che se non viene raggiunto il quorum la pratica per la maggiore autonomia può essere archiviata!

ARCHIVIARE LA QUESTIONE AUTONOMIA?

Vent’anni di rivendicazioni (chiamiamolo patrimonio ideologico-culturale) della Lega Veneta sono state portate al massacro in Corte costituzionale.
Ed ora, se l’umore, di fronte ad un quesito risibile per il quale c’e’ gia’ la risposta nel testo costituzionale, dovesse volgere all’indifferenza, i rappresentanti istituzionali della Regione avrebbero l’alibi per continuare a disimpegnarsi come hanno sostanzialmente fatto dal 2001?
Ma c’è un altro effetto negativo dell’iniziativa referendaria, per come è stata propagandata, a prescindere dal risultato elettorale, anche se esso dovesse esprimere un largo consenso.
Non so voi, ma io frequento e discuto sui socialnetwork: i più numerosi ed entusiasti sostenitori del SI, lo interpretanto come stratagemma giuridico per proseguire il sogno dell’indipendenza sul modello catalano ed i più moderati come un chiavistello per aprire le porte di Arcadia.
Mi piacerebbe chiedere a voi come lo interpretate, perche vi debbo avvertire da fervente federalista che piu’ alto e’ il vostro livello di attesa, piu forte sara’ la delusione che vi aspetta.
L’altro giorno un’inviata della RAI e venuta ad intervistarmi e mi sono reso conto che nella sua registrazione c’era la mia testimonianza solitaria per l’astensione motivata e quella di tutti gli altri per i sogni più vari (legittimi per gran carità): da un posto di lavoro all’espulsione degli immigrati molesti, dal tenerci i soldi ad essere paroni a casa nostra, fino alla maggioritaria opzione per l’indipendenza.
Ora le persone ragionevoli che fanno politica od esercitano una responsabilità sanno fare i conti con le mediazioni, ma i cittadini semplici che investono emotivamente sulla speranza politica e la vedono strumentalizzata diventeranno ancor più insofferenti e frustrati nei confronti delle istituzioni: quelli moderati per natura continueranno ad imprecare, quelli predisposti a comportamenti ribellistici usciranno allo scoperto e non ci dovremo stupire delle loro reazioni violente.

IL 23 OTTOBRE FINISCE IL TRUMAN SHOW
La situazione che dovremo affrontare tutti il 23 ottobre, indipendentemente da come avremo votato o non votato, sarà l’uscita dal Truman show nel quale siamo stati cacciati, dimenticare l’Arcadia che ci è stata illustrata nel documento che ho citato che tra le tante adulterazioni della realtà, ne annovera una che meriterebbe una denuncia per falso ideologico (ma sarà più umiliante la vergogna che proverà l’estensore della risposta n. 25 preparata per il malcapitato Presidente) laddove si preconizza un anno per arrivare all’intesa tra Regione e Stato.
Qui siamo di fronte ad un caso di allucinazione; se fosse vero, vorrebbe dire che la trattativa con il Governo che il Ministro Costa aveva dichiarato praticabile nella primavera del 2016, potenzialmente sarebbe già conclusa e ciò non sarebbe acccaduto per l’aver scelto procedura fondamentalmente populista ed antidemocratica perché orientata a sottrarre i Rappresentanti alla responsabilità decisionale che loro compete.
Ma voi avete idea nella prossima legislatura che Governo e Parlamento avremo? Con la difficoltà che ci saranno per dare vita ad una maggioranza e con il clima antisettentrionale che sarà montato nell’elettorato del Sud di fronte alla prospettiva (del tutto virtuale, ma propagandata da Maroni e Zaia) , che al Bilancio nazionale vengano sottratti i presunti 60 miliardi di residuo fiscale per darli alle Regioni ricche) che percorso di guerrra si presenterà per le nostre istanze?
Il referendum quindi si presenta come una procedura estranea ed esterna e che deroga dai passi previsti dall’art. 116; non è inutile, come da diversi pulpiti (persino l’incauto Renzi) si è sentito: è dannoso perché accentua un clima conflittuale, svia tutta l’energia che doveva essere incanalata nel processo negoziale con il Governo.

IL MIO INVITO ALL’ASTENSIONE QUINDI E’ CONTESTUALE A QUELLO PER UNA MOBILITAZIONE DEMOCRATICA
Non costituisce quindi la diserzione da una battaglia in cui sono stato impegnato da tutta una vita, ma un messaggio di responsabilita’ per uscire dalle bolle mediatiche e cominciare ad incidere sui processi reali.
Di una cosa potete stare certi: io il 23 saro ancor piu’ convinto e determinato a procedere nella strada che ho iniziato vent’anni fa lavorando al Protocollo sottoscritto da Galan, il Ministro Treu ed il Segretario della CISL Veneto Giorgio Santini.

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