L’Europa si candida a diventare il laboratorio per la rete del futuro: reinventata per essere davvero a misura d’uomo
Guido Romeo – NOVA24 – 23 Luglio 2017 -Il Sole 24 Ore
«Internet è rotta», ha osservato qualche settimana fa il fondatore di Twitter Evan Williams. L’ironia, e il problema, è che se anche la rete ha ormai da tempo tradito la neutralità, la libertà e la trasparenza che erano stati i suoi valori fondativi, non è mai stata così centrale e importante per le nostre vite. Gli utenti di Facebook sono ormai due miliardi e ci sono poco meno di un miliardo di siti online, mentre ogni minuto circolano 400mila tweet e 3,5 milioni di ricerche su Google; 200 milioni di video scorrono su YouTube e 260 milioni di email arrivano nelle nostre caselle di posta. Per non parlare di quella valanga di dati che animano app e altri servizi e senza le quali la nostra vita quotidiana sarebbe probabilmente paralizzata.
«Internet è talmente importante che non possiamo più considerarla una semplice rete informatica – ha osservato Roberto Viola, direttore generale di DG Communications Networks, Content and Technology della Commissione europea, durante la sua Bruno Kessler Lecture a Trento –: è un motore che sta rapidamente modellando l’economia e la nostra vita quotidiana. Questi mutamenti sollevano questioni fondamentali: la Rete così come la conosciamo oggi risponde alle esigenze dei cittadini? A quale Internet vogliamo collegarci tra dieci anni? Qual è il ruolo della politica nel delineare l’evoluzione di Internet?».
La discussione sulla governance della rete non è solo un tema del Vecchio Continente. «Possiamo pensare alla rete come sostanzialmente fatta di tre livelli – ha recentemente osservato Fadi Chehadé, l’ex Ceo di Icann, l’organizzazione responsabile per l’assegnazione di nomi e domini online ora docente ad Harvard e senior advisor del World Economic Forum –: il primo è quello dell’infrastruttura, governata da standard e regole. Il secondo è quello della logica, quello dell’Icann per intenderci, che permette alle 80mila diverse reti di venire percepite come un unico network. Il terzo è quello dei diritti umani, delle intelligenze artificiali e degli standard di sicurezza nel quale oggi non c’è ordine».
Oggi molti capi di stato e top manager di aziende globali si stanno confrontando su cosa fare su questo fronte. «Non è un caso che ad ogni meeting internazionale il tema della cyberguerra sia una priorità – continua Chehadé – perché tutti stanno cercando di aumentare la propria capacità “militare” digitale e la bassa sicurezza del web crea grandi problemi. Credo che vedremo succedere qualche cosa proprio nelle prossime settimane, prima dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di settembre, perché è troppo pericoloso continuare così. Il mese scorso il presidente di Microsoft Brad Smith ha scritto una cosa molto importante nel suo blog: “Abbiamo bisogno di regole”. È la prima volta che una grande azienda digitale chiede delle regole e solo un anno fa una richiesta del genere sarebbe stata impensabile».
Allo stesso tempo c’è una forte resistenza da parte degli stati nazionali. Una recente indagine del Carnegie Endowment for International Peace di Washington DC ha mostrato che nessuno dei governi di paesi con armamenti nucleari si dichiara interessato a sottoscrivere un trattato di non proliferazione sulle cyber armi. Nella sfera politica i più attenti a questo nuovo clima si stanno dimostrando i tre commissari europei per la ricerca, per il mercato unico digitale e per la legislazione e i diritti fondamentali che si sono recentemente espressi con molta decisione sulle sfide e le opportunità che le “Next generation internet technologies” pongono per la nostra società (di fianco il suo discorso integrale al Next Generation Internet Summit, ndr) candidando l’Europa a diventare il laboratorio per lo sviluppo di un Internet del futuro a misura d’uomo.
«Il nostro sistema democratico può funzionare solo se possiamo garantire che nessuno venga lasciato indietro – sottolinea Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione oltre che commissiario per i Diritti fondamentali, che sottolinea come proprio la rete sia lo spazio dove contrastare le forze dell’illiberalismo e della xenofobia che si nutrono delle crisi e delle nuove paure come quelle di una nuova disoccupazione indotta dalle tecnologie dell’intelligenza artificiale pensando anche a misure come il reddito di cittadinanza.
«Il World Wide Web è nato grazie ad un promemoria visionario inviato da Tim Berners-Lee quasi 30 anni nel 1989, lo stesso anno della caduta del muro di Berlino – osserva il Commissario per il digitale Andrus Ansip – e oggi dobbiamo rilanciare con una nuova agenda, che metta l’Europa al centro degli sviluppi tecnologici e che aumenti la fiducia dei cittadini nell’ambiente online». «Siamo già sulla soglia di questa nuova fase di Internet. È già qui che noi ci sentiamo pronti o meno», osserva Carlos Moedas, commissiario per la ricerca, la scienza e l’innovazione indicando proprio nell’Internet del futuro una missione collettiva di importanza analoga a quelle che hanno portato l’uomo sulla Luna o all’eradicazione della poliomelite.