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Klaus Schwab – Fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum
Il Sole 24 Ore domenica – 21 Gennaio 2018
Mentre la Quarta rivoluzione industriale continua a rimodellare l’economia politica globale, molti sono in cerca di idee su come attuare un cambiamento sistemico positivo. In un mondo in cui la tecnologia è allo stesso tempo l’agente disgregatore e la forza motrice del progresso, l’approccio migliore potrebbe essere quello di applicare le lezioni della tecnologia allo stesso processo decisionale. I responsabili delle politiche, come le startup, devono cercare altri modi per perpetuare ciò che funziona e abbandonare ciò che non va.
Per qualsiasi osservatore di affari mondiali, è chiaro che dopo un periodo relativamente lungo di pace e prosperità senza precedenti, e dopo due decenni di crescente integrazione, apertura e inclusività, il pendolo adesso oscilla indietro verso la frammentazione, il nazionalismo e il conflitto.
In effetti, l’ordine post-globale si è già frammentato in molti modi. Accordi commerciali multilaterali ambiziosi sono crollati dopo che le principali parti interessate hanno lasciato il campo. Una cooperazione globale senza precedenti sui cambiamenti climatici, espressa dall’accordo sul clima di Parigi del 2015, viene minacciata. I movimenti separatisti hanno sempre più voce, poiché le comunità subnazionali cercano motivi di identità che ristabiliscano un senso di controllo. E il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che perseguirà gli interessi nazionali sopra ogni altra cosa, e che gli altri leader nazionali dovrebbero fare altrettanto.
Questi sviluppi seguono decenni di globalizzazione, che hanno inaugurato un sorprendente periodo di progresso in molteplici dimensioni, dalla salute globale e i redditi nazionali alle disuguaglianze tra Paesi. Ma la frammentazione odierna non riguarda statistiche sterili. Piuttosto, essa è una reazione viscerale alle forze che hanno scavato un solco tra economia e politica. Nella distanza tra le due, adesso c’è tensione; ma esiste anche l’opportunità di spingere a favore della cooperazione e del progresso condiviso.
Le fondamentali forze economiche che spingono verso l’integrazione rimangono potenti. La rivoluzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) ha avvicinato le persone di tutto il mondo; ha cambiato il rapporto tra gli individui e le loro comunità, i datori di lavoro, e i governi; e ha preparato il terreno per un nuovo periodo di sviluppo economico e sociale del tutto diverso da quello precedente. Eppure l’aspirazione delle persone alla libertà – la possibilità di costruire una vita significativa e realizzata per se stessi e la propria comunità – rimane immutata.
Allo stesso tempo, c’è stata una reazione politica contro le forze economiche e tecnologiche del cambiamento. Il potere è stato conquistato da coloro che promettono di proteggere le identità tradizionali e rallentare o invertire il cambiamento, piuttosto che adattarlo. Per tali politici, il discorso è chiaro: il sistema penalizza chi è senza potere o influenza; e forze aliene rendono difficile la vita, una volta più semplice ma più soddisfacente.
Certo, nessuno nega che un’economia globale guidata dalla tecnologia crei squilibri o che si possa raggiungere una maggiore efficienza senza maggiore equità. Il sistema che ha prodotto gli ultimi decenni di crescita ha rafforzato i diritti degli azionisti rispetto ad altri stakeholder, concentrando così la ricchezza ed escludendo quelli che non dispongono di capitali. Scambi commerciali più aperti hanno determinato uno spostamento dei modelli occupazionali tra i Paesi e al loro interno. E ora che una nuova ondata di cambiamenti tecnologici è pronta a travolgere le strutture economiche e sociali esistenti, la natura stessa del lavoro sta cambiando.
Tuttavia, molti di coloro che sono riusciti ad avere la giusta diagnosi hanno sbagliato la cura. Per cominciare, nessuna delle forze tecnologiche ed economiche globali al lavoro oggi può essere regolata a livello nazionale. Quando le forze che guidano l’economia globale sono più grandi di qualsiasi altro Paese o parte interessata, il perseguimento di interessi ristretti ed egoistici semplicemente non può funzionare. Nella Quarta rivoluzione industriale, le politiche devono tenere conto dei sistemi industriali globali, regionali e intersettoriali che stanno plasmando il nostro mondo, e tutte le parti interessate – siano esse espressioni del governo, degli affari o della società civile – non hanno altra scelta che agire insieme, attraverso inedite forme innovative di collaborazione.
La formula per costruire società inclusive è ben nota: investire nell’istruzione, ridurre gli ostacoli alla mobilità sociale ed economica e incoraggiare la concorrenza. Ma, come sempre, il diavolo è nei dettagli, e non esiste un’unica misura che vada bene per tutti. Mentre alcuni Paesi avranno bisogno di più formazione o garanzie salariali, altri potrebbero aver bisogno di programmi di reddito minimo garantito e interventi per ridurre le differenze di genere. Governo, imprese e società civile devono collaborare per la sperimentazione in questi e in molti altri settori; e i cittadini hanno bisogno di ragioni per credere che i loro leader agiscano per il bene comune.
A tal fine, i responsabili politici dovrebbero ascoltare le lezioni del settore tecnologico. Data la complessità dei moderni sistemi economici e sociali, l’esito di una singola azione difficilmente può essere previsto con certezza. Un tratto inestimabile per qualsiasi organizzazione efficace, quindi, è l’agilità. I responsabili delle politiche dovrebbero chiedersi quando agire e quando interrompere un’azione. E dovrebbero sperimentare delle politiche con risultati chiaramente comprensibili, in modo da poter determinare se una politica ha funzionato o dovrebbe essere chiusa.
Questo tipo di dinamismo definisce l’economia tecnica e creativa, in cui una startup che non è pronta a muoversi agilmente, ove necessario, non resisterà a lungo. Coloro che hanno successo comprendono chiaramente ciò che vogliono raggiungere, e raggiungono i loro obiettivi adattandosi rapidamente alle mutevoli condizioni.
Inoltre, il settore tecnologico ci insegna che la collaborazione tra le parti interessate è il modo migliore per attingere a talenti efficaci e creare un ambiente favorevole e propositivo. In circostanze perennemente imprevedibili, i leader devono essere disposti ad adattarsi, esplorare, imparare e adeguarsi all’infinito.
La leadership in un mondo frammentato significa guardare oltre gli attuali dissensi verso un nuovo futuro condiviso. Esso richiede il coraggio di provare qualcosa di nuovo, con la consapevolezza che potrebbe fallire. Non abbiamo altra scelta che assumere tali rischi. Il pendolo da solo non tornerà indietro verso il progresso collettivo. Dobbiamo spingerlo, dimostrando che la collaborazione tra soggetti interessati è ancora possibile, anche in un mondo frammentato.

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