Intervista ad Hans-Gert Poettering
TONIA MASTROBUONI, la Repubblica 15.12.17
Le trattative per il nuovo governo tedesco potrebbero durare «mesi». Ma nel frattempo, sostiene Hans-Gert Poettering, presidente della Fondazione Adenauer ed ex presidente del Parlamento europeo, la Germania dovrebbe «dare segnali di assenso» sulle riforme europee. E, in prospettiva, una Grande coalizione sarebbe la soluzione migliore, per favorire l’integrazione nell’Unione.
Intervistato a margine di un’iniziativa della neonata School of Transnational Governance
dell’Università europea di Firenze, l’ex leader dei Popolari europei sostiene che, seppure la cancelliera sia indebolita, non ci siano alternative a lei.
L’Europa aspetta col fiato sospeso il governo tedesco.
Quanto dureranno le trattative?
«Impossibile dirlo. Mi dispiace che siano fallite quelle per una coalizione Giamaica. Avrebbero messo insieme una costellazione interessante, inedita, di Cdu/Csu, verdi e liberali. E la Spd avrebbe potuto riconquistarsi un’identità all’opposizione. Ma ora bisogna lavorare per il successo della Grande coalizione. Ci potrebbero volere mesi».
Per le riforme europee non pensa che la Grande coalizione sia meglio di un governo con i liberali?
«È l’unico motivo per cui è una buona soluzione. Renderebbe più semplici le riforme europee che sono assolutamente necessarie.
L’Europa deve tornare ad avere un obiettivo, una visione e dobbiamo prendere decisioni concrete».
La Cdu/Csu ha perso il 8,5% alle elezioni. Le trattative di Angela Merkel per Giamaica sono fallite. Quanto si è indebolita la “persona dell’anno” di Times, la “donna più potente del mondo” di Forbes?
«Dovremmo sempre evitare gli eccessi e confrontarci con la realtà. Nella politica esistono momenti buoni e meno buoni. Nella Cdu non c’è un’alternativa a Merkel. Non vedo nessuno che potrebbe prendere il suo posto».
Quanto pensa che il risultato elettorale sia frutto della crisi dei profughi, o quanto invece di una certa stanchezza nei confronti della cancelliera?
«La crisi dei profughi ha giocato un ruolo enorme, anche le conseguenti divisioni tra Cdu e Csu. Ora abbiamo un accordo con l’ala bavarese del partito sul tema: bisogna integrare meglio chi è qui e rimpatriare più velocemente chi non ha il permesso di restare».
Che linee rosse ci sono nel suo partito nei colloqui con la Spd?
«Non penso che dovrebbero esistere. Altrimenti si finisce facilmente per rompere».
Emmanuel Macron e l’Europa quanto possono aspettare ancora Merkel per fare le riforme europee?
«Abbiamo tutto l’interesse che la Francia torni a essere un Paese sicuro di sé. E Macron è il politico giusto per questo. Certo, la Francia ha bisogno di partner per i suoi piani europei, tra cui la Germania e l’Italia. Però, pur non essendoci un governo, la Germania dovrebbe già ora, col governo provvisorio, dare segnali di assenso verso le idee francesi di riforma dell’Europa».
Le idee francesi e tedesche per la riforma dell’eurozona e del fondo salva-Stati Esm sono piuttosto diverse.
«Si arriverà alla trasformazione dell’Esm da fondo salva- Stati in un Fondo monetario europeo. Per avere il giusto equilibrio tra la capacità di spingere per le riforme e di concedere aiuti finanziari».
Teme le elezioni in Italia?
«Spero in un governo solido, che si riconosca nella necessità di una maggiore integrazione europea e che sia un fattore di stabilità nella collaborazione europea».
Che pensa della difesa comune?
“Lì si stanno facendo enormi progressi. E deve restare una priorità dei prossimi mesi e anni. E il prossimo passo deve essere la riforma europea del diritto di asilo”