Studio Confindustria-Cerved: il Centro-Nord vede l’uscita dalla crisi
Matteo Meneghello – 4 Maggio 2017 Il Sole 24 Ore
Un motore che sta riprendendo a girare, anche se ancora lontanto dalle prestazioni degli anni precedenti alle crisi. Le pmi del centro-nord si confermano il cuore produttivo del paese, con una forte propensione all’innovazione e una ritrovata redditività. Ora che la crisi è alle spalle, però, la spinta va rafforzata con una politica coesa di sostegno allo sviluppo e con la capacità di connettere le diverse componenti delle filiere tra di loro e con il mondo della ricerca. È questo il quadro emerso durante la presentazione, ieri a Milano nella sede di Assolombarda, del secondo rapporto Pmi centro-nord, promosso da Confindustria e da Cerved.
Un’indagine (condotta su un campione di 11mila imprese, circa 3 milioni di addetti e un fatturato pari a 727,5 miliardi) che ha analizzato, attraverso i bilanci delle imprese, le performance, le dinamiche demografiche e il merito di credito di una parte rilevante del sistema imprenditoriale italiano. Il quadro come detto è positivo: si arresta l’emorragia di chiusure e fallimenti e prosegue l’incremento della natalità (dal 2007 al 2014 il numero delle pmi italiane era calato di quasi il 9%). L’analisi delle principali voci del conto economico di queste pmi evidenzia inoltre una crescita del fatturato con tassi intorno al 3%, insieme alla progressione del valore aggiunto, che torna ai valori pre-crisi. Si comprimono però, nello stesso tempo, i margini lordi, come conseguenza dell’aumento del costo del lavoro e dell’erosione del fatturato e del valore aggiunto nel lungo periodo.
«Il rapporto – ha detto Stefan Pan, vicepresidente di Confindustria per le politiche regionali – fotografa un tessuto produttivo di pmi che riparte grazie alla robustezza di un cuore industriale che mostra risultati migliori che altrove. Dobbiamo spingere sull’innovazione per contaminare tutto il paese, agire sui fattori di contesto, intervenendo su alcune leve che restano critiche: ampliare i canali di finanziamento delle imprese è decisivo per accompagnare il rilancio degli investimenti privati»
Per Alberto Ribolla, presidente di Confindustria Lombardia, «è venuto il momento di iniziare a correre: fondamentale è la crescita dimensionale, o l’aggregrazione in cluster, concentrandosi sul know how e sulla formazione di un capitale umano in grado di soddisfare le esigenze del mercato del lavoro al passo con le tecnologie». Importante è anche «sburocratizzare il paese – ha ricordato Filippo Tortoriello, presidente di Unindustria -: la mole di normative, spesso farraginose nell’applicazione, come nel caso del Codice degli appalti, genera sofferenza soprattuto tra le Pmi, che rappresentano la parte più fragile del sistema». Roberto Zoppas, presidente di Confindustria Veneto, ha ricordato a sua volta che «credito, fisco e burocrazia sono spettri che si aggirano ancora nel nostro orizzonte: non possiamo perdere le nuove occasioni come i finanziamenti per l’innovazione, per Industria 4.0 o i fondi strutturali europei».
Lo sforzo deve coinvolgere tutti gli attori, perchè «nonostante i miglioramenti, le Pmi sono ancora distanti dai livelli pre-crisi – ha ammonito Valerio Momoni, direttore business development di Cerved – soprattutto per quanto riguarda la marginalità che presenta gap sul 2007 compresi tra il -21% del Nord Est e il meno -40% del Centro. Con meno credito bancario – ha aggiunto – le Pmi sopravvissute alla crisi hanno però aumentato la patrimonializzazione, pagano più puntualmente i fornitori: trend che ci aspettiamo possa continuare anche nei prossimi anni».