PADOVA CITTA’ SOSPESA

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Padova, città sospesa

  “D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda

                                                                                                              Italo Calvino – Città invisibili

 Il tema della vocazione strategica delle città sta diventando oggi cruciale. Da una parte ci sono le sollecitazioni fornite dalle tecnologie di comunicazione per rendere le città più accessibili, più innovative e creative, più smart. Dall’altra ci sono le tensioni irrisolte prodotte da decenni di urbanizzazione selvaggia che hanno messo in crisi le città storiche, ricche di saperi e di cultura sociale.

Il bisogno di un’attenta riflessione, e di un conseguente profondo cambiamento, è opportunamente messo in luce da uno studio di Antonio Calafati (Economie in cerca di Città) che illustra in modo efficace e convincente come le città europee possano nuovamente essere agenti economici determinanti nell’attuale processo di ridefinizione dei fattori e dei soggetti della competizione a livello globale. A patto che recuperino una visione strategica, che consenta loro di armonizzare l’eredità del passato con la potenzialità delle nuove risorse umane e delle tecnologie. E per fare ciò è necessario trovare un giusto equilibrio per orientare “la loro capacità strategica di auto-eco-organizzazione (che) non è determinata soltanto da meccanismi di aggiustamento materiali, ma anche da politiche pubbliche che provano ad adeguare la struttura socio-economica della città ai caratteri dell’ambiente esterno”.

Per molti versi, la città di Padova è un esempio significativo di una potenzialità storico – territoriale che ha bisogno di trovare un giusto orientamento strategico.

Collocata in posizione centrale del ricco nordest che ha giocato un ruolo determinante nello sviluppo dell’Italia di fine novecento, risente oggi degli squilibri di una industrializzazione troppo veloce e poco attenta ai valori storici e culturali del territorio. Ancora oggi non riesce a trovare un giusto equilibrio tra le molteplici anime che l’attraversano ed è alla ricerca di una leadership in grado di individuare e gestire le  soluzioni politico amministrative rispettose della sua vocazione.

 

Città e regioni nel nuovo capitalismo  (di Allen J.   Scott)Dopo la   crisi della città industriale, assistiamo ogi a una rinascita dei grandi   centri. Le città si rinnovano come luoghi dell’economia cognitiva e   dell’industria culturale: ricerca, media, design, moda, musica. L’economia   delle metropoli è diventata più “sociale poiché le nuove attività creative si   basano su fitte reti di relazioni formali e informali che si sviluppano   nell’ambiente urbano… 

Lo sviluppo guidato dalla cultura: creatività,   crescita, inclusione sociale (a cura di C. Bocci e G. Passaro)

Le   politiche urbane per la competitività territoriale. I colloqui di Ravello   2010

La competitività economica nei sistemi   produttivi guarda con sempre maggiore incisività ai sistemi territoriali,   intesi non solo in termini geografici, ambientali, amministrativi, ma anche e   soprattutto in termini di relazioni, e quindi identità: il territorio è   dunque “luogo” e, insieme, “dimensione” dello sviluppo. Intervenire sulle   leve che governano l’equilibrio di domanda e offerta culturale, ed   incentivare il processo di

valorizzazione sociale della cultura e   del bene culturale rappresentano obiettivi di una azione programmatica……

 

Con riferimento alla provocazione di Calvino, è necessario che Padova sia oggi in grado di dare una risposta alle domande che le rivolgono i cittadini, magari indifferenti ai richiami del lavoro già svolto e delle opere finora realizzate, ma sollecitati da bisogni che nascono dai problemi attuali.

Per queste ragioni è necessario pensare a una proposta politica che sia in grado di affrontare e risolvere positivamente le tensioni vitali che fanno di Padova una delle realtà urbane con maggiori potenzialità di sviluppo:

–               la dimensione amministrativo-territoriale di piccola città che si innesta in un’area urbana allargata con forti esigenze di integrazione nella gestione delle funzioni di pianificazione e dei servizi;

–               la tradizione  cattolica e la presenza operosa della Chiesa e dell’Associazionismo collaterale che si confronta con  una altrettanto radicata tradizione di pensiero laico e con forti spinte alla secolarizzazione dei costumi, frutto del benessere degli ultimi decenni;

–               l’articolata composizione del sistema produttivo, all’interno del quale, alla matrice agro-industriale dello sviluppo si è sovrapposta l’economia di un terziario nel capo dei servizi e del turismo vivace e in crescita, sostenuto ed innervato da un tessuto di Imprese ICTS;

–               la cultura del sapere scientifico e della ricerca, rappresentata  da una storica Università che fa fatica a misurarsi con le richieste del sistema Impresa (espressione della cultura del fare), alla ricerca di contenuti e innovazioni per affrontare le sfide della competizione e globalizzazione;

–               il forte radicamento nella cultura locale che non frena una vocazione a coltivare le relazioni internazionali (dalla vicina Europa dell’Est Alpe al Continente africano ed ai Paesi sudamericani di forte emigrazione)

–               la lentezza di una cultura che ama i piaceri della vita con la rapidità richiesta dalle urgenze del mercato internazionale;

–               il declino demografico indotto dall’invecchiamento che viaggia parallelo a una presenza giovanile irrequieta nella ricerca di nuovi modelli sociali e nuovi sbocchi lavorativo-professionali;

–               l’attenta cura degli interessi personali, tradizionalmente espressa dalla vocazione commerciale e dalle professioni economico-finanziarie che si confronta con straordinarie esperienza di  solidarietà attiva, sia nell’ambito locale che internazionale con opere (vedi CUAM) e persone che hanno testimoniato i legami di Padova con popoli e terre sfortunate

–               L’intensa vita culturale,  testimoniata sia dall’iniziativa pubblica (vedi in particolare RAM – Ricerche Artistiche Metropolitane) che dalle diffusione di Fondazioni, Associazioni e Centri culturali, che si confronta con la realtà sociale di quartieri e settori della città “apatici”, senza prospettiva e con i “non luoghi” (come i siti abbandonati dei vecchi cinema del centro storico)

–               Le discussioni e le querelle sulle “grandi opere” (dal Centro Congressi all’Auditorium, dalla Nuova Questura al Nuovo Ospedale) che nascondono la realtà di un assetto urbanistico ingessato e di un patrimonio edilizio vecchio ed energivoro, così come di una vergognosa situazione degli affitti in nero (calcolati 350.000 euro di tasse evase)

La metafora della città sembra essere la sua squadra di calcio, che sostenuta da una pratica sportiva diffusa, capace di produrre campioni, viaggia da molti anni in una sorta di galleggiamento in B, dove sembra che affiori ma poi ritorna immancabilmente (?) giù.[1]

Il senso della proposta

Il tema delle città smart, un modo per indicare un modello accessibile, interattivo e creativo di vita urbana, è entrato ufficialmente nell’agenda dei piani di sviluppo europei ed italiani.

Una buona descrizione delle implicazioni di questo modello di vita è dato dal blogger ed esperto di media marketing Luca Conti: “Spazi urbani, social network, architettura, Internet, relazioni, persone, partecipazione. Tutte queste parole, apparentemente poco connesse tra loro, sono invece la sintesi di un nuovo modo di concepire la costruzione di edifici, spazi pubblici, ambienti da vivere, promosso da architetti ibridi. Una figura professionale che attinge alle basi dell’architettura, ma con una visione aperta, pronta a cogliere tutte le opportunità di interazione con il pubblico offerte dal Web 2.0 e dagli strumenti di social networking. L’effetto finale è un’opera pensata non soltanto per essere funzionale o esteticamente appagante, ma per essere vissuta, utilizzata, partecipata dalle persone che ci vivono, ci lavorano o ci passano parte del proprio tempo libero. Il tutto avviene secondo un percorso articolato, in cui il committente e i potenziali utenti vengono interrogati a fondo rispetto alle proprie esigenze, con una formula che permette loro di esprimere desideri, volontà e punti di vista, senza costrizioni o vincoli, così da mettere l’architetto nelle condizioni di mettere a frutto il proprio talento e di creare qualcosa di vivo e utile, fin dal primo giorno.”

 

Il senso della citazione è dato dalla necessità di ripensare – come suggeriva il libro citato in premessa di Antonio Calafati – la tradizione storica delle città nel nuovo contesto sociale del XXI secolo: attento a non sprecare risorse, rispettoso dei valori e dell’ambiente, interconnesso e quindi capace di valorizzare al massimo le risorse dell’intelligenza collettiva (a  tal proposito Luca De Biase, Nova, 23.9.2012, parla  “città smart progettata dai cittadini” sostenendo che “Internet e il digitale aggiungono velocità alle possibilità di riprogettazione della vita cittadina. E dunque consentono di immaginare forme di architettura adattiva di fronte alle enormi sollecitazioni del presente” .

Per sostenere questo nuovo mondo, c’è bisogno di una progettualità politica innovativa, credibile, condivisibile e vincente che sia in grado di intercettare molti di questi “mondi”, facendo emergere gli  aspetti problematici e  le soggettività in gioco, assumendo esplicitamente la regia di un dibattito e di un confronto  orientati verso un progetto comune.

In una dimensione allargata e aperta, non chiusa sul localismo. Il governo della città, unitamente al territorio in cui essa è insediata, deve costituire una cerniera tra l’organizzazione della vita sociale territoriale, economica e culturale della realtà amministrativa con cui si identifica (nella quale devono trovare spazio di espressione e valorizzazione le forze più vitali della comunità locale), e il contesto nazionale e internazionale con il quale è sollecitato ad interagire, creando scambi fruttuosi per le idee, i progetti, le iniziative, le risorse.

Una delle chiavi determinanti per il successo di un progetto politico che si pone al servizio dei cittadini è la qualità del sistema relazionale, ossia il coinvolgimento di persone, gruppi sociali e gruppi d’interesse. Per qualità del sistema relazionale si intende la capacità di far sentire i soggetti coinvolti parte del progetto, protagonisti attivi.

Un ruolo sempre più centrale viene svolto in questo processo dalle tecnologie di rete. L’attuale utilizzo delle tecnologie di rete nella promozione di processi partecipativi ha messo però in evidenza alcuni aspetti a cui è necessario dedicare una certa attenzione:

  1. la produzione dei contenuti, che deve superare la precarietà della risposta immediata e deve essere in grado di raggiungere un certo livello di profondità e di coerenza rispetto agli obiettivi del progetto;
  2. la governance delle relazioni, che deve trovare un giusto equilibrio, nella chiarezza delle regole e nella trasparenza per la loro applicazione, tra possibilità di esprimere liberamente opinioni diverse, rispetto degli altri e coerenza con il progetto comune.
  3. La motivazione, le persone che sono coinvolte in un progetto lo devono sentire come proprio; è necessario che venga favorito lo sviluppo di un ambiente empatico.

 

Proposta progettuale

La proposta di azione proattiva, per coinvolgere in un progetto comune le risorse personali, sociali, economiche e intellettuali della città poggia su due obiettivi di comunicazione integrata:

 

1.       Primo obiettivo è la creazione di un laboratorio progettuale che rappresenti il punto di riferimento per la produzione di contenuti, ossia la produzione delle proposte programmatiche elaborate dai gruppi che sostengono il progetto ma che, attraverso la forma del laboratorio aperto, possano essere condivise da tutti coloro che lo sostengono. Il laboratorio sarà condotto secondo alcune precise  linee guida.

2.       Secondo obiettivo è la creazione di un sistema di rete, all’interno del quale possono crearsi aggregazioni di persone, scambi di idee e di proposte, iniziative, ecc. Anche al sistema di rete è necessario applicare le attenzioni circa la qualità del sistema relazionale indicate ai punti 1,2,3 più sopra. Pertanto il sistema di rete si muoverà in modo agile, senza l’impiego di tecnologie complesse che richiedono apprendimento e la sua organizzazione sarà affidata alle linee operative definite e concordate dal gruppo promotore dell’iniziativa.

 


 

[1] Per un’informazione, parziale ma significativa sui temi della pianificazione del territorio padovano rinviamo a:

–          Progetto PianiOnLine – Il portale della Pianificazione territoriale ed urbanistica di Padova, vedi in www.pianionline.it

–          Progetto Demotopia – Laboratorio per la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche, vedi in www.demotopia.net

–          Progetti dei Comuni di Venezia e Vicenza  progettazione urbana aumentata – E tu cosa ci vedi, vedi in www.etucosacivedi.it

–          Esperienze di Ecosistema Urbano, piattaforma web per la cittadinanza attiva, vedi in www.ecosistemaurbano.com

–          L’esperienza  SENSEable City Lab  di Carlo Ratti

–          La cittadinanza digitale – Nuove opportunità tra diritti e doveri di Gianluigi Cogo: un libro che parla ddi eDemocracy e di eGovernment,  illustrando le esperienze che ci sono state fino ad ora e indicando un nuovo modello, fino a scendere fin quasi nella pratica quotidiana, cosciente che un modello sda solo non basta, se non ci sono persone e strumenti in grado di tradurlo in realtà.

 

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