POPOLARI CHI? (2)

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L’argomento è di quelli seri e quindi lo introduco   partendo con un’annotazione di carattere leggero: qualche giornale ieri dava una  notizia, collocata in una improbabile  cronaca politica: “giovani UDC emiliani chiedono a Casini di fare un passo indietro”; si raggruppano nella correntina di  “Alternativa popolare”, ma credo non abbiano compreso che l’UDC è un piccolo “club personale” come quello  – molto più grande – di Forza Italia. Cionondimeno  il fatto si aggiunge a molti altri – anche più importanti, come l’Assemblea odierna promossa  dal Gruppo staccatosi da Scelta Civica –  che si segnalano come una significativa domanda di rigenerazione politica nel solco dell’esperienza storica del popolarismo.

La rinascita di uno schieramento ampio e coeso orientato dai valori etico-culturali popolari,  sgravato dal pesante fardello delle esperienze politiche che ne sono state ispirate, ma hanno esaurito (per ragioni non  ancora documentate ed analizzate in modo convincente) la loro funzione storica, e che sia in grado di coniugare il personalismo cristiano, un’aggiornata concezione liberaldemocratica e la strategia per  uno sviluppo secondo le linee dell’economia sociale di mercato, rappresenta una esigenza fondamentale della democrazia italiana.

In un altro frangente drammatico della vita del Paese tali valori sono stati un argine decisivo per sconfiggere  una visione ed una prospettiva totalitaria; oggi essi  rappresentano la risorsa a cui attingere per fronteggiare un rischio più subdolo e meno esplicito di come si presentava un Partito organicamente braccio operativo di una potenza straniera ostile. L’avversario si presenta  nelle variegate versioni del populismo (made in Italy):  rozzo e sovversivo nell’interpretazione che ne da l’ex  comico genovese,  velleitario e seduttivo  nella vulgata berlusconiana,  più sfumata ed ambigua in  altri aspiranti che si stanno allenando….

Ma  i nuovi protagonisti  del popolarismo, per essere convincenti e vincenti  dovranno darsi una disciplina ed un progetto  che li renda riconoscibili  nel linguaggio e nel comportamento;  ne i indico  sommariamente alcuni caratteri distintivi, valori  ed opzioni programmatiche, rinviando  ad lasciando apert chiedendo a tutti di aggiungervi giudizi ed integrazioni.

  1. Personalismo  non significa  leaderismo: la piena espressione della soggettività è sempre contemperata dalla sobrietà,   e dal sentirsi pari e parte in   una comunità
  2. Separazione netta tra la funzione di regolazione da quella di gestione:  abbiamo bisogno di vigore politico per rappresentare gli interessi  generali e salvaguardare le istituzioni dai condizionamenti lobbistici. Diffidate e, per quanto potete, denunciate amm.ri e politici che hanno esercitato e/o ricevuto  incarichi in  ruoli gestionali.
  3. Corollario: l’abnegazione e lo spirito di servizio sono tanto più praticabili se limitati con il vincolo temporale  dei mandati
  4. Il popolare non mira alla popolarità, ma ad essere riconosciuto (e gratificato) per le opere concrete realizzate
  5. Il popolare lo distingui nei talk show perché tenta di sottrarsi ai battibecchi ed alle polemiche e focalizzare il confronto su temi concreti evitando la retorica
  6. Il popolare non è riconoscibile perché  “cattolico-democratico”; tale  connotazione è di tipo sociologico o, peggio, giornalistico, e ha a che fare con un approccio laicista o fazioso  alla composita realtà del mondo cattolico
  7. Il  popolare  vive con passione le propria appartenenza alla comunità locale, ama il tricolore e sogna un’Europa più coesa e solidale
  8. Il popolare crede fortemente nei propri valori e li testimonia  a viso aperto, ma quelli che lo guidano nella società civile e nel  confronto politico sono la laicità, la tolleranza ed il rispetto del pluralismo
  9. Il popolare è convinto che l’impegno politico è una forma di espressione della generosità  che va comunque esercitata senza fanatismi, fissazioni ideologiche e acrimonia nei confronti dei competitor e degli avversari
  10. Il popolare è convinto che il sistema  politico democratico,  per evolversi e produrre risultati,  deve essere  un campo nel quale si confrontano due schieramenti alternativi, che prevalgono  con il consenso elettorale  e sono in grado di dialogare tra di loro perche consapevoli che entrambi  hanno una funzione limitata e comunque orientata al bene comune e non alla sopraffazione reciproca
  11. Il popolare, anche quando non l’ha letta, interpreta correttamente la lezione di N. Bobbio sulla democrazia
  12. Il popolare ha ben presente la dignità e la responsabilità  della Politica e per questa ragione ha l’orgoglio e la determinazione di tutelarne la funzione nei confronti degli altri poteri, contrastandoli quando questi (si tratti della Magistratura, Apparati dello Stato, lobbies economiche e finanziarie) manifestino la volontà di curvare le istituzioni ad interessi o visioni di parte
  13. Il popolare crede che la partecipazione ed il coinvolgimento dei cittadini costituiscono un metodo ed un parametro basici per la formulazione dei programmi e la valutazione delle policies ed a tal fine si debbono configurare le strutture dei Partiti con regole interne che ne garantiscono la trasparenza, l’accessibilità  più ampia e la contendibilità, ma soprattutto la capacità di dialogare ed interagire con le espressioni sociali e culturali più vivaci (think tank)
  14. Il popolare è consapevole che la rivoluzione digitale ha ampliato ed arricchito gli strumenti e le modalità di partecipazione consentendo di rendere normale la  loro adozione per migliorare i processi di governance e rendere più efficiente la  gestione  amministrativa dei servizi
  15. Il popolare ritiene quindi che tale innovazione debba essere adeguatamente interpretata ed assunta nell’ambito di un Agenda digitale per il rinnovamento della democrazia i cui contenuti e traduzioni  operative possono consentire di contrastare i disvalori, la faziosità e l’opera di falsificazione divulgati attraverso il web
  16. La cittadinanza digitale quindi deve costituire la continuazione ed il potenziamento della partecipazione  politica offline  nello spazio vitale delle comunità ed articolazioni amministrativo-istituzionali  nelle quali si sviluppa il confronto democratico

 

 

 

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