L’argomento è di quelli seri e quindi lo introduco partendo con un’annotazione di carattere leggero: qualche giornale ieri dava una notizia, collocata in una improbabile cronaca politica: “giovani UDC emiliani chiedono a Casini di fare un passo indietro”; si raggruppano nella correntina di “Alternativa popolare”, ma credo non abbiano compreso che l’UDC è un piccolo “club personale” come quello – molto più grande – di Forza Italia. Cionondimeno il fatto si aggiunge a molti altri – anche più importanti, come l’Assemblea odierna promossa dal Gruppo staccatosi da Scelta Civica – che si segnalano come una significativa domanda di rigenerazione politica nel solco dell’esperienza storica del popolarismo.
La rinascita di uno schieramento ampio e coeso orientato dai valori etico-culturali popolari, sgravato dal pesante fardello delle esperienze politiche che ne sono state ispirate, ma hanno esaurito (per ragioni non ancora documentate ed analizzate in modo convincente) la loro funzione storica, e che sia in grado di coniugare il personalismo cristiano, un’aggiornata concezione liberaldemocratica e la strategia per uno sviluppo secondo le linee dell’economia sociale di mercato, rappresenta una esigenza fondamentale della democrazia italiana.
In un altro frangente drammatico della vita del Paese tali valori sono stati un argine decisivo per sconfiggere una visione ed una prospettiva totalitaria; oggi essi rappresentano la risorsa a cui attingere per fronteggiare un rischio più subdolo e meno esplicito di come si presentava un Partito organicamente braccio operativo di una potenza straniera ostile. L’avversario si presenta nelle variegate versioni del populismo (made in Italy): rozzo e sovversivo nell’interpretazione che ne da l’ex comico genovese, velleitario e seduttivo nella vulgata berlusconiana, più sfumata ed ambigua in altri aspiranti che si stanno allenando….
Ma i nuovi protagonisti del popolarismo, per essere convincenti e vincenti dovranno darsi una disciplina ed un progetto che li renda riconoscibili nel linguaggio e nel comportamento; ne i indico sommariamente alcuni caratteri distintivi, valori ed opzioni programmatiche, rinviando ad lasciando apert chiedendo a tutti di aggiungervi giudizi ed integrazioni.
- Personalismo non significa leaderismo: la piena espressione della soggettività è sempre contemperata dalla sobrietà, e dal sentirsi pari e parte in una comunità
- Separazione netta tra la funzione di regolazione da quella di gestione: abbiamo bisogno di vigore politico per rappresentare gli interessi generali e salvaguardare le istituzioni dai condizionamenti lobbistici. Diffidate e, per quanto potete, denunciate amm.ri e politici che hanno esercitato e/o ricevuto incarichi in ruoli gestionali.
- Corollario: l’abnegazione e lo spirito di servizio sono tanto più praticabili se limitati con il vincolo temporale dei mandati
- Il popolare non mira alla popolarità, ma ad essere riconosciuto (e gratificato) per le opere concrete realizzate
- Il popolare lo distingui nei talk show perché tenta di sottrarsi ai battibecchi ed alle polemiche e focalizzare il confronto su temi concreti evitando la retorica
- Il popolare non è riconoscibile perché “cattolico-democratico”; tale connotazione è di tipo sociologico o, peggio, giornalistico, e ha a che fare con un approccio laicista o fazioso alla composita realtà del mondo cattolico
- Il popolare vive con passione le propria appartenenza alla comunità locale, ama il tricolore e sogna un’Europa più coesa e solidale
- Il popolare crede fortemente nei propri valori e li testimonia a viso aperto, ma quelli che lo guidano nella società civile e nel confronto politico sono la laicità, la tolleranza ed il rispetto del pluralismo
- Il popolare è convinto che l’impegno politico è una forma di espressione della generosità che va comunque esercitata senza fanatismi, fissazioni ideologiche e acrimonia nei confronti dei competitor e degli avversari
- Il popolare è convinto che il sistema politico democratico, per evolversi e produrre risultati, deve essere un campo nel quale si confrontano due schieramenti alternativi, che prevalgono con il consenso elettorale e sono in grado di dialogare tra di loro perche consapevoli che entrambi hanno una funzione limitata e comunque orientata al bene comune e non alla sopraffazione reciproca
- Il popolare, anche quando non l’ha letta, interpreta correttamente la lezione di N. Bobbio sulla democrazia
- Il popolare ha ben presente la dignità e la responsabilità della Politica e per questa ragione ha l’orgoglio e la determinazione di tutelarne la funzione nei confronti degli altri poteri, contrastandoli quando questi (si tratti della Magistratura, Apparati dello Stato, lobbies economiche e finanziarie) manifestino la volontà di curvare le istituzioni ad interessi o visioni di parte
- Il popolare crede che la partecipazione ed il coinvolgimento dei cittadini costituiscono un metodo ed un parametro basici per la formulazione dei programmi e la valutazione delle policies ed a tal fine si debbono configurare le strutture dei Partiti con regole interne che ne garantiscono la trasparenza, l’accessibilità più ampia e la contendibilità, ma soprattutto la capacità di dialogare ed interagire con le espressioni sociali e culturali più vivaci (think tank)
- Il popolare è consapevole che la rivoluzione digitale ha ampliato ed arricchito gli strumenti e le modalità di partecipazione consentendo di rendere normale la loro adozione per migliorare i processi di governance e rendere più efficiente la gestione amministrativa dei servizi
- Il popolare ritiene quindi che tale innovazione debba essere adeguatamente interpretata ed assunta nell’ambito di un Agenda digitale per il rinnovamento della democrazia i cui contenuti e traduzioni operative possono consentire di contrastare i disvalori, la faziosità e l’opera di falsificazione divulgati attraverso il web
- La cittadinanza digitale quindi deve costituire la continuazione ed il potenziamento della partecipazione politica offline nello spazio vitale delle comunità ed articolazioni amministrativo-istituzionali nelle quali si sviluppa il confronto democratico