Presidente Zaia: piacione o credulone?

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Anche quando non è “sbarbato” il volto del Presidente Luca Zaia comunica una salutare estraneità al sistema corrutivo veneziano cresciuto nel cono d’ombra che il suo predecessore Galan (consenziente o meno fa poca differenza sul piano politico) si è guardato bene dall’illuminare. Si può inoltre considerare legittima la costituzione della Regione come parte civile per i “danni subiti dai veneti” a causa del malaffare gestito dal Consorzio Venezia Nuova, anche se – bisogna precisare – il danno vero l’hanno subito tutti gli italiani in quanto la gestione malavitosa era in capo a protagonisti imprenditoriali e politici autoctoni ed i “benefici” elargiti dallo sceicco Mazzacurati hanno interessato – in particolare nella palude veneziana – una quantità impressionante di soggetti sociali, culturali e perfino religiosi…. Ma il punto che vorrei segnalare al nostro aitante e generoso Presidente è un altro: mettiamo il caso che i magistrati vogliano conoscere le ragioni e le conseguenze amministrative della funzione attribuita con criteri non propriamente “meritocratici” ed esercitata dall’oramai ex moglie del suo collega di partito e sindaco di Verona Tosi. Tutti sanno – nel Palazzo e fuori – che la signora ha ricoperto un ruolo chiave ancor più importante della mitica segretaria di Galan – Minutillo – in un Assessorato alla Sanità che costituisce un altro epicentro del sistema di potere che ha gravato sui veneti in questo ventennio. Si tratterebbe di una testimonianza utile a far luce su come sia stato possibile, per esempio, che i costi abnormi della sanità veronese abbiano pesato sui conti regionali ed in definitiva sui livelli socio-assistenziali dei veneti. Ci sarebbero le condizioni per una class action dei virtuosi trevigiani nei confronti della stessa Regione che ha consentito una gestione partigiana del Fondo sanitario. Cosa voglio dire: stiamo arrivando al redde rationem di una mostruosa macchina di potere alimentata da una subcultura politica venetista, che non saranno i magistrati a mondare bensì un sussulto etico-civile che riguarda i partiti ed i cittadini veneti tutti. Sarebbe opportuno che l’abile Zaia, oltre che adottare la via di fuga della “parte civile”, si proponesse anche di denunciare il “patto iniquo” che ha consentito a molti leader (!?) politici veneti di coltivare il consenso attraverso l’arma di lusinghe e suggestioni, promesse miracolistiche, tutele paternalistiche, favori truffaldini, spreco della finanza pubblica: l’uscita dalla attuale situazione di crisi – morale prima che economica – è infatti legata al rilancio di una cittadinanza attiva più consapevole e responsabile, ovvero attenta e rispettosa dei beni pubblici, sottratti alle furbizie e faziosità della vecchia politica.

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