Sinistrati alla ricerca dell’isola che non c’è

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Mi sarebbe troppo facile l’ironia e finanche il rischio di una caduta di stile nel commentare l’ennesima dis-avventura politica di una vasta compagnia di giro di “sinistrati”, eternamente sognanti ed impegnati (si fa per dire) ad immaginare “l’isola che non c’è”, ma ben ancorati nei porticcioli e salottini al riparo dalle responsabilità che richiedono di misurarsi con la dura realtà dei numeri e dei conti, di fare scelte che selezionano gli obiettivi e combattono i privilegi corporativi (tutti), di contribuire con umiltà alla coerenza (valori) ed efficacia programmatica (concretezza) di una politica riformista unitaria. Per fortuna il simpatico Rondolino, con il suo quadretto familiare, mi ha risparmiato la fatica di arrovellarmi ed angustiarmi nell’incredulità di fronte al ripetersi di gargarismi ideologici, solipsimi, vaniloquenza ed inconcludenza che i vari Fassina, Cofferati, Vendola, Civati & C. si accingono a somministrarci con il lifting della “sinistra-più-a-sinistra-della-sinistra”.

A CHE ORA INIZIA LA RIVOLUZIONE?

di Fabrizio Rondolino – L’Unità 21 febbraio

RondolinoChissà a chi è venuto in mente di chiamarla “Cosmopolitica”, e perché. Cosmonauti erano gli astronauti sovietici, che partivano dal cosmodromo di Bajkonur cercando invano di arrivare sulla Luna prima degli americani. Oggi la Luna è più vicina, il desiderio più prossimo: rifare per l’ennesima volta la sinistra-più-a-sinistradella- sinistra (un’operazione cosmetica, dacché il ceto politico è sempre lo stesso), sconfiggere

il Pd, disarcionare Renzi. Poi si vedrà: forse edificare finalmente il socialismo in un paese solo, forse ritornare in Parlamento nonostante il fascistissimo Italicum (è sufficiente il 3%). Fatto sta che “Cosmopolitica” è il titolo del convegno che si concluderà oggi con l’intento di avviare la “fase costituente” del nuovo partito – provvisoriamente intitolato “Sinistra italiana” – che, a dicembre, dovrà raggruppare la maggioranza di Sel oggi controllata da Nicola Fratoianni (la minoranza è nel Pd da tempo) e una parte della minoranza del Pd, quella che fa capo a Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre, con la benedizione (e la malcelata aspirazione alla leadership) di Sergio Cofferati e in attesa che i Bersani e i D’Alema si decidano a compiere il grande passo. Mancano però all’appello il partito di Pippo Civati, “Possibile”, e Rifondazione comunista, di cui peraltro Sel è stata una costola. Di un’altra costola di Rifondazione, il Partito dei comunisti italiani, sembrano essersi perse le tracce. In compenso il Partito comunista di Marco Rizzo corre da solo per il Campidoglio. Il campo dei rivoluzionari è dunque assai affollato, e assai più diviso che in passato: un motivo in più per “aprire un processo costituente – spiega Fratoianni – con l’obiettivo, entro l’anno, di arrivare al congresso fondativo di un’unica forza politica”. La “Leopolda con l’eskimo”, secondo la felice definizione dell’Huffington Post, era iniziata con una giornata di riflessione nel corso della quale professori, giornalisti e sindacalisti si sono avvicendati a spiegare quanto il mondo sia orribile e destinato a peggiorare ancora, secondo il modello retorico del marxismo scolastico, che invocava ad ogni sospiro il crollo inevitabile del capitalismo. Il catastrofismo è parte essenziale della subcultura che ha attraversato la sinistra dal ’68 in poi (e che il Pci ha sempre strenuamente combattuto in nome di Marx e soprattutto di Gramsci); ne consegue che i problemi non possono e non debbono essere risolti, perché il bene è nemico del meglio e la concretezza è nemica dell’utopia. L’esito, inevitabile, è il romanticismo rivoluzionario: “La sinistra vince sulla tecnica e sul marketing – si legge nel documento preparatorio di “Cosmopolitica” – se si trasforma in connessione sentimentale, in racconto performante capace di incidere sui bisogni, capace di mettersi in ascolto del desiderio”. Ieri l’assemblea si è divisa in 24 gruppi tematici, e oggi tornerà in seduta plenaria per la discussione politica: “Si parte, per cambiare l’Italia”. Per cominciare, però bisogna cambiare il Pd: anzi, abbatterlo. Tutte le battaglie dei prossimi mesi hanno infatti come unico obiettivo il partito di maggioranza: referendum anti-trivelle, candidati alternativi al Pd in tutte le maggiori città (anche a Milano, se prevarrà la linea di Fratoianni e Cofferati), promozione di due referendum abrogativi del Jobs act e della Buona scuola, “no” al referendum sulle riforme costituzionali. Resta da capire chi farà il leader, cioè come si comporrà l’equilibrio non facile fra quel che resta di Sel e la pattuglia di ex-Pd, e se la spunterà Fratoianni o Fassina. Ma è in piena attività anche Cofferati, forte di una carta esclusiva: l’età. Già, perché i nuovi miti della nuova sinistra sono due vecchietti, Corbyn e Sanders, e così l’ex leader della Cgil può sorridere soddisfatto: “Nulla va mai escluso”. “A che ora è la rivoluzione, signora? – chiedeva Vittorio Gassman a Stefania Sandrelli in una strepitosa scena della Terrazza – Come si deve venire? Già mangiati?”

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