IL FIGLIO SVEGLIO (IN UNA FAMIGLIA IN CRISI)

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Sulla fenomenologia Renzi  si stanno esercitando fior  di  sociologi e politologi, ma,  in un tempo in cui è saggio ascoltare il monito di Papa Francesco (“ In verità, sono convinto che se facciamo il progetto di evitare le chiacchiere, diventiamo santi”), ritengo preferibile  focalizzarsi su una metafora semplice semplice. Alle famiglie in crisi (l’Italia lo è) capita che ci sia un figlio giovane ed esuberante che percepisca il rischio di un declino inarrestabile e dia una sveglia. In questo caso l’atteggiamento più ragionevole credo sia assecondarne  la genuina energia rinnovatrice, contribuendo ad irrobustirla ed orientandola a smuovere le inerzie del “pachiderma” di cui parla oggi Panebianco sul Corriere.

Penso  inoltre che siano improduttivi: a) la corsa menzognera all’adozione (leggi Berlusconi); b) le opposte manifestazioni della delega in bianco, leggi Ferrara, del fratello maggiore che dichiara il fallimento della propria generazione (Giuliano, parla per te!) o di quello solo più anziano, leggi Letta, che assume il broncio perché scavalcato (Enrico continua a giocare le tue – buone – carte!); c) il boicottaggio di chi, leggi Grillo,  ritiene che salvare la famiglia equivalga a bruciare la casa paterna! Naturalmente la velocità dei processi e le discontinuità generazionali provocano sussulti e resistenze, anche culturali (penso al  “nonno” Scalfari che non si capacita di un giovane leader non generato dal laboratorio di Repubblica….). Tutto bene, tutto chiaro, dunque? Certamente no; se da un lato all’aria fresca fiorentina è giusto aprire le finestre, partecipando – ognuno nell’esercizio delle sue funzioni, competenze, responsabilità – ad un rinnovato impegno per il bene comune del Paese, contemporaneamente vanno  rafforzati  l’approccio critico per focalizzare meglio i programmi concreti su cui concentrare l’azione. Non ci si deve mai dimenticare che il vizio nazionale da debellare resta ancora l’ossessione per il who accompagnata dalla disattenzione per il what e l’how. Nutro una sincera simpatia per il nostro nuovo Presidente del Consiglio (alla sua età mi è capitato di essere contrastato perché giudicato un “giovane turco”…), ma sono abituato ad osservare gli indicatori fondamentali del cambiamento socio-culturale ed economico con cui valutare l’efficacia di un leader!

 

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