“Perché un continuo richiamo al Nordest? Perché chi vive in queste terre ha un’idea di sé da esprimere e non la vede riflessa nel discorrere quotidiano, più anonimo che incentrato sulle individualità, più fotocopia che originale. Serve una educazione e serve cultura perché interpretare non è semplice, come è semplice invece essere generici e sconfinati”
Mario Bertolissi – Gazzettino addio
Appunti per un manifesto
La nostra terra, il Veneto, ha vissuto gli ultimi cinquant’anni uno sviluppo economico impetuoso, con accelerazioni che hanno dato senso e visibilità ad una volontà di recuperare il tempo perduto, di riscattare i periodi grami della nostra storia allontanandoli e seppellendoli nei recessi della memoria; ma chi non conosce il proprio passato deve fare i conti con un deficit culturale pericoloso nell’affrontare le sfide di un presente molto cangiante.
Nelle nostre case e nei nostri paesi sono sempre più appariscenti i risultati positivi prodotti dall’intensa laboriosità che ha connotato i più recenti decenni della vicenda sociale ed economica regionale: una prosperità diffusa, elevati standard di qualità della vita (che in molti casi arrivano all’opulenza ostentata) e dei servizi sociali, la straordinaria inversione del flusso migratorio con l’integrazione di centinaia di migliaia di lavoratori diseredati provenienti da ogni parte del mondo, la persistente vocazione ad intensificare ed innovare l’impegno imprenditoriale e moltiplicare-diversificare le opportunità professionali e le attività produttive, varcando decisamente le soglie dello sviluppo postindustriale, pur dovendo fare i conti con una crisi che “morde” e con processi di delocalizzazione produttiva indotti prioritariamente dalla ricerca di ridurre i costi.
Eppure avvertiamo i segnali di disagio, intravvediamo i rischi di una crescita disordinata (visibile sul paesaggio abbruttito e sugli effetti di una gestione urbanistica schizofrenica…), percepiamo lo stupore di fronte alla dissolvenza dei valori tradizionali e delle risorse costituenti del territorio veneto.
Sotto questo profilo i recenti eventi calamitosi si sono incaricati di segnalare le fragilità misconosciute, quando non colpevolmente ignorate, della nostra regione e le debolezze infrastrutturali che ne minano in profondità le chance di ulteriore crescita.
Bisogna anche sottolineare che il Veneto, a seguito del processo di globalizzazione economica ( e dei suoi effetti culturali) generatore di modernizzazione e ricchezza, ha pagato un costo in termini di identità; e se sul piano dei valori tradizionali non si può affermare che “prima era meglio” (anzi: diritti sociali, libertà, uguaglianza, soggettività della donna sono acquisizioni recenti), le risorse del territorio “erano” tutte buone!
E conseguentemente nel necessario lavoro di recupero della memoria storica ci deve essere spazio per indagare rigorosamente:
a) da un lato colpe ed errori che hanno determinato la costruzione di case e capannoni dentro gli alvei fluviali (sottovalutando in modo demenziale i rischi alluvionali), individuando i limiti socio-culturali e le responsabilità di Sindaci, Magistrati alle Acque, legislatori disonesti ed avidi speculatori distributori di mazzette in cambio di “libertà di scempio”; ma anche i microinteressi e comitati locali che hanno ostacolato e bloccato gli interventi che, per esempio, avrebbero salvato Vicenza e Caldogno dalle recenti calamità (effetto NIMBY..);
b) dall’altro gli strumenti ed i percorsi formativo-culturali per elevare la consapevolezza che fare i conti correttamente con la gestione sostenibile del proprio territorio rappresenta una chance formidabile di sviluppo…
Resta il fatto che i leganti sociali e l’identità sono scossi dal processo di modernizzazione che da un lato è stato fortemente cercato e praticato e dall’altro è ora temuto e vissuto senza una consapevole e partecipata mediazione politico-culturale che accompagni i processi di cambiamento.
Testimonianza del forte deficit di governance sono le trame urbanistiche delle città e della pianura venete oramai travolte dagli insediamenti disordinati: e le antiche armonie di una terra dolce e delicata deperiscono ed in un contesto ambientale degradante anche i comportamenti e le relazioni umane rischiano di declinare verso l’impoverimento culturale e la manifestazione di pericolose patologie sociali.
In queste considerazioni non c’e’ alcun intento censorio; tanto meno esse vogliono manifestare atteggiamenti nostalgici verso un passato che, non casualmente, negli ultimi anni è stato oggetto della vulgata amarcord, con vagheggiamenti, ricostruzioni storiche edulcoranti e fantasiose un passato sicuramente ricco, ma anche bisognoso di attente valutazioni critiche.
In taluni casi sono addirittura sorte “botteghe del rimpianto”: o per autentica dabbenaggine o, peggio, per calcolata astuzia politica mirante a coltivare una memoria deformata e deformante della storia veneta.
Piuttosto, i nostri rilievi vogliono far affiorare la consapevolezza sempre più diffusa che si è aperta per la nostra terra una stagione tutta nuova, ovvero che le determinazioni e le proiezioni per lo sviluppo futuro debbono rapportarsi al tempo della globalizzazione e della competizione basate sugli standard qualitativi (si pensi in particolare al loro impatto sull’economia turistica!).
E’ quindi necessario uno sforzo di rigenerazione umano-ambientale attraverso cui ricavare le risorse morali ed intellettuali per disegnare le coordinate strategiche di quello che è stato definito il Terzo Veneto ed affrontarne inedite sfide sia sul piano della sostenibilità economico-sociale che di un’accelerazione dell’evoluzione culturale.
Questi vaghi ma tenaci pensieri motivano il progetto di una Rivista con cui incamminarci alla ricerca del “Veneto perduto”, ignorato in nome ed a causa di un’attenzione esclusiva al presente che oscura la prospettiva del futuro; a Storia e Cultura vogliamo affidare il compito di un lavoro di scavo teso a riscoprire in chiave critico-costruttiva le sedimentazioni del periodo storico più recente e recuperare i pezzi di una memoria collettiva depositata negli archivi, nei monumenti oscurati e/o restaurati, nelle biografie dimenticate, nelle vicende sociali, religiose, culturali ed economiche che hanno connotato e si sono sedimentate nel corso della millenaria civiltà dei veneti.
L’impegno che si propone di assumere è anche di dar conto della diffusa reattività dei veneti contemporanei ad una modernizzazione omologante, allo schiacciamento su modelli culturali che tendono a dimenticare-cancellare il passato.
Tale atteggiamento si coglie nelle numerose iniziative attestanti l’interesse e l’impegno a salvaguardare il patrimonio storico-culturale della Regione ripensandolo e reinterpretandolo come la leva e risorsa decisiva per cimentarsi con gli inediti interrogativi del tempo presente, a partire dalla constatazione che i Beni ambientali ed architettonici costituiscono un asset fondamentale per l’offerta turistica di una Regione che detiene il primato di turisti stranieri.
L’intento di cimentarsi con una nuova iniziativa editoriale non è autoconsolatorio; al contrario esso potrebbe essere ritenuto velleitario.
Riteniamo infatti che armeggiare, con rigore e rispetto beninteso, con la storia civile, sociale, economica, religiosa di un’area straordinariamente ricca di vicende storiche, modelli sociali, protagonisti di autentiche rivoluzioni (nell’arte, nelle istituzioni, nell’economia), rappresenta una sfida temeraria.
Significa, infatti, contribuire non solo a rintracciare, ma anche a consolidare le fondamenta della comunità veneta, una regione che seppur nella sua articolazione territoriale composita è sollecitata a varcare unitariamente le soglie postindustriali, attrezzandosi ed imponendosi nuovi standard di sviluppo culturale ed ambientale per una “modernizzazione sostenibile”.
Ed in questo lavoro ricostruttivo non ci sfugge che è necessario operare una corretta reinterpretazione del “carattere” dei veneti, sottraendolo alla vulgata macchiettistica che un certo giornalismo nazionale ha diffuso, attraverso un’informazione orientata prevalentemente al dileggio piuttosto che ad evidenziare le componenti di tenacia, umiltà, creatività che sono alla base degli autentici miracoli che motivano e spiegano tutti i più importanti indicatori dello sviluppo sociale ed economico regionale negli ultimi cinquant’anni.
E’ altresi necessario rilevare che l’attività e la funzione della rivista debbono proporsi di ricercare le ragioni e le tensioni che vive la “civiltà veneta”: come è stato osservato la nostra Regione “mostra segni di cedimento e sofferenza creati dalla dimenticanza del bello” ed anche dalla persistenza di modelli e comportamenti sociali in cui prevale la ricerca parossistica della performance consumistica indotta dal superficiale adattamento inaridente alle ventate di uno sviluppo vissuto senza discernimento: un “costume” che caratterizza in modo preponderante il “pubblico” giovanile schiacciandolo sul presente con l’effetto di disinvestimento e disorientamento sul futuro.
Va ricordato infine che quella di Storia e Cultura è una ri-nascita: la rivista ha avuto infatti un primo felice periodo di pubblicazione dal ’91 al ’94 (con un ancoraggio territoriale nell’alto padovano); nell’editoriale del primo numero essa era presentata con queste parole:
“….una rivista presuppone, anche se non sempre, l’esistenza di un progetto culturale. Quello di <<Storia e Cultura>> ( …. ) si può riassumere brevemente, sul piano storiografico, con l’esigenza non più rinviabile di disporre di un periodico efficace e durevole in grado di unificare, di porre a confronto, di rendere complementari impostazioni e risultati di programmi di ricerca diversi: sia che si tratti di studi di storia urbana o delle istituzioni politiche, o della mentalità, o ancora dei processi sociali, o dei fenomeni di lunga durata come sono le lente sedimentazioni legate alle dinamiche economiche, o al fattore religioso…”
Da allora le dinamiche socio-economiche e culturali hanno modificato sostanzialmente il panorama regionale, ma l’esigenza di uno strumento editoriale all’altezza del compito prefigurato nelle considerazioni fin qui formulate, è rimasta intatta e per certi versi resa ancor più pressante.
Tale domanda è anche motivata dall’esigenza di creare un network ed un punto di riferimento, sostegno e valorizzazione per la molteplicità di iniziative locali e settoriali, oltre che tematiche storico-culturali progressivamente emerse negli ultimi anni:
– Le produzioni di storici locali e regionali
– La nuova didattica della storia nelle scuole
– Il peso della politica federalista di cui si dovrebbe arricchire il futuro impianto istituzionale
– La proliferazione e la funzione di Mostre, rievocazioni, attività editoriali locali e vitali, con il fiorire in Venezia ed in terraferma di iniziative culturali colte, di restauri e recuperi
– La progressiva attenzione delle Imprese al patrimonio culturale locale (vedi Documento Confindustria cultura)
La Rivista si inserisce all’interno di un Progetto complessivo che si articolerà in alcune linee operative:
a) la costituzione di un Archivio di storia locale (….)
b) una Collana di studi storici
c) la realizzazione di Convegni, seminari ed eventi su temi di particolare rilievo…
d) l’attività di consulenza storica (…)
Il primo appuntamento in calendario è costituito da un Convegno dedicato al Centocinquantenario, con il quale si tenterà di prospettare una rilettura storica del rapporto Veneto/Paese attraverso un approccio che contrasti e superi la perdurante polemica tra “nazionalisti e localisti”; la chiave interpretativa che si proporrà è auto evidenziata dal tema posto al centro dell’iniziativa
“L’unità d’Italia pensata dai veneti: da Daniele Manin allo Statuto regionale ”
L’analisi e la progettualità tracciate hanno naturalmente bisogno di essere arricchite, corrette, integrate: per questa ragione è richiesto a tutti coloro che si riterranno interessati all’avventura di Storia e Cultura di contribuire con collaborazioni, suggerimenti e d indicazioni operative.
Dino Bertocco
bertoccodino@ae