CAPACI DI EMOZIONI

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CAPACI DI EMOZIONI.

Nella settimana appena trascorsa abbiamo vissuto un cumulo di emozioni suscitate dalla ricorrenza del  ventunesimo anniversario della strage di Capaci, realizzata dalla mafia  per spegnere la straordinaria intelligenza investigativa di Falcone, e dalla canonizzazione di Don Puglisi, anch’esso colpito dalla mano assassina  per zittire una umanissima e persuadente voce di pacificazione e di rifiuto della violenta oppressione mafiosa. Abbiamo così avuto conferma di quanto forte e sofferto è il legame con la terra siciliana; in questi giorni è anche riemersa la querelle sui costi finanziari dello stop alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, ma la cancellazione del progetto di collegamento viario diretto tra terraferma e isola non cambia l’agenda di un necessario  programma di interventi che miri a ridurre la distanza sociale ed economica della terra siciliana dalla parte del Paese che, anche  nella crisi, dimostra di possedere strumenti e volontà di risalire la china. Certo, la precondizione per il successo di qualsiasi piano di sviluppo dell’isola è data dalla difesa della libertà civile  e dal sostegno dell’iniziativa imprenditoriale che possa svincolare l’economia siciliana dall’abbraccio mortale del parassitismo pubblico e della soffocante presenza malavitosa. Anche questo costituisce un impegno ed un obiettivo che conferma la necessità e la validità di un governo di coalizione in grado di costituire un punto di riferimento ai siciliani che nei giorni scorsi hanno testimoniato la volontà di continuare il cammino indicato dai loro (e nostri) martiri.

UN ITALOAMERICANO CON-VINCENTE(LLI)

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UN ITALOAMERICANO CON-VINCENTE (LLI).

Una  performance di Alberto Sangiovanni  Vincentelli al Centro  Congressi Papa Luciani di Padova, giovedi 10 maggio u.s.,  è di quelle da segnare nel  diario degli eventi importanti a cui si è avuto la fortunata occasione di partecipare.

Gli occhi vivaci ed un sorriso sornione in un volto in cui una marcata impronta dei baffi dona allo sguardo indagatore il velo di un’ironia che è presente anche nella  lunga relazione e nelle risposte argomentate con immediatezza ed efficacia sconcertanti per la capacità di sorprendere e replicare anche agli interroganti più esigenti.

Un  curriculum in cui la sterminata produzione scientifica si intreccia con una strepitosa carriera imprenditoriale ed un’attività consulenziale senza sosta, senza confini, senza  limiti ad una predisposizione a scandagliare i molteplici campi e le più ardite sfide dell’innovazione a 360 °.

Rinvio, naturalmente, al sito degli organizzatori, www.segnavie.it, ed alla ricchissima informazione rintracciabile in rete e mi concentro sulle annotazioni che mi hanno maggiormente arricchito e convinto nell’ambito di un incontro che si proponeva di ottimizzare il contributo di un ospite eccezionale con l’avvio di una riflessività che coinvolgeva 25 partecipanti in rappresentanza di Aziende, Associazioni, Enti ed istituti finanziari co-interessati a dare vita ad un ecosistema socio-economico in grado di promuovere e sostenere l’innovazione.

Le riassumo per punti, in cui si possono identificare titoli di argomenti illustrati in profondità, battute ed aforismi, risposte taglienti ed affermazioni polemiche, riflessioni sarcastiche: insomma un caleidoscopio di riflessioni a voce alta sulle quali suggerisco, innanzitutto a me stesso, di continuare l’approfondimento e ritornare con la mente allo scopo di ri-provare lo stupore ed il godimento intellettuale di fronte ad una personalità che riunisce in se stessa la ricchezza culturale rinascimentale dell’italian style con la vitalità debordante di un protagonista assoluto dell’american way of life.

  1. Lo sviluppo e l’innovazione sono generati ed alimentati da ecoistemi (indagati dalla teoria della complessità) che funzionano bene laddove ci sono chiare regole di ingaggio: nella selezione della classe dirigente, in entrata ed in uscita – con chiare scelte di vita e di passione – con esplicite scelte di contrasto o allineamento
  2. L’imprenditorialità nasce all’interno di sistemi aziendali in grado di attrarre- integrare e mettere in circuito soggetti con  competenze scientifiche e professionali
  3. Serendipty e pensiero laterale costituiscono una fonte di innovazione
  4. Innovazione comporta anche il coraggio di riconoscere gli errori; e coraggio è anche necessario per risollevarsi dalle sconfitte e dai fallimenti a fronte del fatto che ha successo una start up su dieci avviate  e che la percentuale di avvio in Borsa è di un’Impresa su 1000
  5. Silicon walley = land of innovation, un ecosistema che ha le caratteristiche di una “foresta brasiiana” in cui sono presenti e necessari tutti gli animali
  6. “PICCOLO E’ STUPIDO”: lo sviluppo, vero, è legato al desiderio di diventare grandi
  7. PMI nel Nordest: il nanismo imprenditoriale è legato alla volontà delle “famiglie” di mantenere il controllo; un atteggiamento che è mortifero per la crescita delle aziende che debbono invece essere strutturalmente aperte e  predisposte alla collaborazione
  8. RISORSE FINANZIARIE PER CRESCERE: la via maestra è l’approvvigionamento in Borsa; in ogni caso non sono le Banche la fonte di finanziamento, bensi Fondi e Venture capital specializzati
  9. In un ecosistema, è fondamentale la presenza di Grandi Università che debbono essere organizzate per Grandi dipartimenti in cui praticare l’interdisciplinarietà: il confronto USA – ITALIA risultante sconfortante per un Paese come il nostro in cui prevale la frammentazione delle parrocchiette accademiche con “venti dipartimenti al posto di uno”!
  10. Innovazione non significa inventare, bensì scegliere i prodotti vincenti, attraverso: prodotti nuovi, di sostituzione, migliori (vedi SAMSUNG), abbassamento dei costi, riorganizzazione catene di vendita, la logistica, il franchising (v. BENETTON)
  11. Le Grandi Imprese faticano ad innovare: debbono pertanto incorporarla attraverso l’ingaggio di nuovi leader, l’acquisizione di aziende innovative, riorientamento strategico (vedi IBM dai PC ai Services)
  12. ECOSISTEMI: esempio del progetto SEMANTIC VALLEY  a Trento
  13. START UP: il rischio dei “giovani carne da cannone” senza esperienze lavorative e pertanto inadatti a partecipare a piani di sviluppo
  14. CORSI PER L’INNOVAZIONE: inutili! Soprattutto laddove i Docenti non hanno background imprenditoriali
  15. LATO B: fondamentale per il successo
  16. Distinguere tra meta discorsi e realtà nei progetti di sviluppo

Se dovessi esprimere una valutazione di sintesi di tutte le indicazioni, suggestioni, riflessioni esposte da Vincentelli per il loro significato rispetto ad una (necessaria) strategia di sviluppo per il Nordest, parlerei di una sferzata senza sconti, di un’iniezione di intelligenza contagiosa, di provocazioni sostenute da una conoscenza senza barriere e pregiudizi.

Insomma una serata che mi auguro abbia acceso nuovi entusiasmi ed alimentato dubbi rispetto all’approccio provinciale e lagnoso ancora predominante nel dibattito sulla crisi.

La discussione è aperta e mi attendo repliche e contributi….

D’ALEMA INCOMPRESO?

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D’ALEMA INCOMPRESO? Gli annunci d’addio sono sempre tristi, soprattutto se giungono dopo 42 anni di matrimonio; nel caso di cui parliamo si tratta di un rapporto di fedeltà politica, interrotto unilateralmente da Letterio Turiaco che dopo una militanza storica iniziata nel PCI (1971), proseguita nel PDS, nei DS, fino al PD, ha annunciato : “Non voglio più essere iscritto al Partito Democratico perché i dirigenti attuali hanno tradito i miei ideali di uguaglianza, di giustizia sociale e di democrazia”. La motivazione naturalmente è da manuale (nell’attuale temperie PD),ovvero: “i dirigenti  padovani hanno sposato l’ideologia conservatrice del partito di Silvio Berlusconi, tradendo l’impegno assunto – mai governassimo a fianco del PDL –“. Si tratta di una notizia di cronaca locale (Il Mattino di Padova, 30 aprile 2013) che non troverà udienza nella tribolata agenda nazionale del PD, eppure…  una domanda mi sorge spontanea.  M i è capitato di leggere con particolare interesse ed attenzione il recente libro in cui Massimo D’Alema, intervistato con rara competenza e professionalità da Peppino Caldarola (Controcorrente, Editori Laterza), traccia un bilancio storico-personale di una sinistra “controcorrente”, liberata dai fardelli del passato e orientata ad assumere un profilo europeo, all’interno di un PD in cui “bisogna riparlare dei contenuti e dei valori di una forza di centrosinistra” (Corriere della sera, 1 maggio 2013). Ebbene, depurata dalla mia benevola predisposizione, emerge nel’intervista  non solo la dimensione di statista, ma soprattutto la  volontà di proporsi come traghettatore e garante (rispetto alla base ex comunista del PD)delle scelte strategiche di un Partito che deve liberarsi di vecchie mitologie e moralismi, di una persistente vocazione a rappresentare il Bene contro il Male (leggi Berlusconi), ad essere attratto dagli ideologismi del secolo scorso, strenuamente combattuti da un leader, D’Alema, impegnato in una sorta di educazione al pragmatismo riformista, alla lungimiranza, alla polemica dura mai intrisa però di demonizzazione degli avversari.

E allora ritorno alla domanda: perché un militante della “vecchia guardia”, con alle spalle una lunga esperienza di amministratore (training fondamentale per  depurare  dogmatismi e scorie ideologiche e rafforzare identità personale ), dopo 42 anni stacca la spina proprio nel momento in cui il Partito dovrebbe essere sostenuto e difeso all’interno della “coalizione forzata” con il PDL?

Credo che sarebbe interessante un confronto – verità tra le ragioni e disillusioni di un iscritto di lungo scorso e le convinzioni e suggestioni di un dirigente sicuramente ancora determinante per il futuro del PD….

NESSUNO TOCCHI LETTA & ALFANO

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NESSUNO TOCCHI LETTA & ALFANO!La domanda di governabilità non è solo quella espressa dalla maggioranza dei cittadini italiani e dall’esorbitante grandezza delle questioni economiche che travalicano forza, capacità  e responsabilità dei singoli schieramenti di affrontarle. L’inedita alleanza costituisce anche un passaggio chiave per avviare la ristrutturazione dell’intero campo politico, sfangandolo dei contenuti ideologico-programmatici e dei protagonisti portatori di quello “spirito regressivo” evocato da Napolitano, e riportare l’intero ceto politico parlamentare al principio di realtà, ovvero a praticare consapevolezza, mediazione, sintesi praticabili al servizio del Paese e non dei Partiti (o movimenti che siano). La discontinuità generazionale può-deve anche rappresentare anche l’opportunità di smobilitare le faziosità ed i fantasmi che hanno alimentato una contrapposizione  ventennale, distorcente della normale dialettica politica, e di aiutare i due principali Partiti (PD e PDL) a trovare il baricentro di un’impostazione valoriale e programmatica sintonizzata sul modello europeo.Rspetto a questa auspicabile prospettiva, interrogativi ed incertezza sono legati alla effetiva determinazione della coppia Letta & Alfano di esercitare una leadership forte e persuasiva, parlando al Paese non tanto di un generico cambiamento bensì della improrogabile necessità di operare, da parte di tutte le forze sociali, produttive, intellettuali dell’intero Sistema nazionale, uno scatto di aumento delle energie finalizzate all’incremento della Produttività. E’ richiesta cioè l’adozione di un linguaggio di verità che scombina le vulgate delle corporazioni lagnose alla ricerca di risorse pubbliche che non ci sono, ma rappresenta il metodo più efficace per far emergere le volontà autentiche di “mettersi al servizio” e ridare dignità alla Politica necessaria in questo momneto cruciale.

GLOSSARIO LETTA

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GLOSSARIO LETTA: il malizioso Ferrara ha giudicato “brodoso” il discorso  di insediamento del nuovo presidente del Consiglio e ne ha lametato la matrice culturale democristiana. Ci sarebbe da replicare metaforicamente che il brodo, per un Paese malato come l’Italia, è un alimento salutare da rivalutare…Quanto poi all’insinuazione lamentosa dello stesso direttore del Foglio che “He is no Thatcher”, va sottolineato con la dovuta fermezza che il linguaggio e la stessa proposta programmatica presentata   da Enrico Letta, non costituiscono – per fortuna –  l’ennesimo e velleitario manifesto ideologico di cui non sentiamo il bisogno (assediati come siamo  dalle tediose narrazioni vendoliane e dagli sproloqui internetiani di Grillo; ma anche preoccupati dal riapparire delle retoriche e faziosità della recente campagna eletorale). Ci si trova di fronte ad un testo che, senza evitare di mettere a nudo l’elenco delle questioni al centro di un’Agenda su cui concentrare l’impegno e l’azione del Governo, esplicita con onestà intellettuale i limiti e le contradizioni delle culture politiche che hanno impedito nell’ultimo ventennio di mettere mano con determinazione ed incisività alle riforme, sia sul versante economic oche su quello istituzionale. Certo, l’impianto strategico-culturale del discorso non riserva illuminazioni ed indicazioni innovative, nel senso di “rupture”, ma la metodologia proposta  per  affrontare l’attuale temperie politica, ovvero all’assunzione di una comune responsabilità di servizio al Paese,con l’obiettivo di rigenerare tutte le migliori energie e risorse che il Paese ha in dotazione, è la vera rivoluzione di cui c’è bisogno. E non si tratta di dare attuazione ad una “intesa ruffiana”, bensì di comprendere che è venuto il tempo di distinguere tra politica intesa come dialettica (tra schieramenti) e politiche intese come scelte concrete efficaci (attese da tutti i cittadini).

UN GRILLO INSOLENTE

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UN GRILLO INSOLENTE e’ il sacrificio quotidiano che dovremo sopportare per un po’ di tempo, dalle interviste da lecchino-provinciale a giornali non italiani ben lieti di ospitarne le idiozie pur di offrire ai propri lettori (particolarmente se tedeschi) l’immagine di un Paese allo sbando; ai giudizi sprezzanti e malevoli nei confronti della leadership politica attualmente impegnata nella formazione di un Governo che dia un segnale di discontinuita’ generazionale e programmatica. E’ un prezzo che paghiamo volentieri per due ragioni:
a) innanzitutto perche’ la (perversa)logorrea dell’ex comico genovese costituisce comunque un miglioramento antropologico-culturale rispetto allo squallore etico-linguistico di personaggi come Di Pietro e Bossi che nel recente passato hanno interpretato il ruolo di attori (comici solo nelle esilaranti imitazioni) “antisistema” e sono, per nostra fortuna, usciti di scena
b) in secondo luogo, il livore bilioso e’ direttamente proporzionale alle possibilita’ di successo (che ci auguriamo) di Enrico Letta, al quale e’ affidato il compito di dimostrare, innanzitutto a se stesso e conseguentemente agli italiani che il nostro Paese ha un’ampia (anche se non inesauribile) riserva di resilienza ed una dotazione di personalita’ ricche di carisma, competenze, idealita’ in grado di comporre un “equipaggio” all’altezza della sfida di un mare tempestoso.

Allo skipper ed ai marinai e’ richiesto di condividere la rotta per portare la nave italiana fuori dal pericolo, sottraendosi al condizionamento di lusinghe ed ingiurie, di tifoserie e richiami a fedelta’ partigiane.
Di fronte a tale scelta ed impegno, le insolenze grillino piu’ che una minaccia risultano essere un incentivo a rafforzare la coesione e la coalizione nell’affrontare (finalmente) la durezza delle questioni concrete: risanamento finanziario, innovazione istituzionale, programma per la crescita e l’occupazione.

L(I)ETTA NOVELLA (4)

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ho segnalato i due passaggi chiave che il Presidente incaricato deve affrontare in questi giorni per affermare una indispensabile discontinuità politico-programmatica nella formazione del nuovo Governo; ne debbo aggiungere uno che e’ contestuale e costituisce una condizione preliminare per il decollomdi un Esecutivo con realistiche chance di successo: Enrico Letta deve (immediatamente) dimostrare di tener la schiena dritta anche nello scacchiere europeo, in particolare nei confronti del partner tedesco.
Ogni manovra economica mirante ad affrontare le emergenze sociali e riavviare la crescita, dovra’ poter contare su una maggiore flessibilità finanziaria nell’ambito di un Fiscale compact europeo meno rigido e recessivo.
Ci si aspetta quindi una sobria ma ferma replica al Ministro delle Finanze tedesco che gia’ oggi ha lanciato un inaccettabile e minaccioso messaggio nei confronti del Presidente incaricato italiano: non servono i toni bellicosi e controproducenti alla Brunetta, ma una risposta nella quale si ribadiscono le buone ragioni del nostro Paese nel chiedere maggiori margini nelle politiche di investimento si!
Un Enrico Letta che veste i panni di un difensore degli interessi nazionali con toni pacati ed efficaci, questa si sarebbe una novita’ politica che rende praticabile una inedita alleanza di governo.

L(I)ETTA NOVELLA (3)

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Ci siamo!Viene da dire – al Presidente incaricato -: “Hic Rhodus hic salta!” La discontinuità generazionale invocata e quella programmatica annunciata ora costituiscono un’opportunita’reale che deve essere colta fino in fondo. E’ innanzitutto da Enrico Letta che ci attendiamo di saper interpretare un ruolo di “coalizzatore” delle forze riformiste presenti all’interno dei diversi schieramenti politici; di saper tenere la schiena dritta di fronte alle pretese di segno diverso che si manifesteranno sianda ambienti del suo partito (che ne misureranno il grado di “purezza”) che dal PDL (tentato dal rilanciarsi con proposte populiste).
Il passaggio cruciale e’ naturalmente la formazione di una squadra di ministri prestigiosa, in grado di operare con un elevato grado di rappresentativita’ ed incisivita’ nel dibattito parlamentare.
Il secondo step e’ costituito dalla definizione di un programma coraggioso, che non si limiti alle indicazioni dei saggi, ma sappia estrarre il meglio delle proposte formulate dai partiti disponibili a sostenere il nuovo governo.
Potrebbe sembrare una strategia minimalista, ma si dimostrera’ invece, nel Paese dei veti e trabocchetti, delle faziosita’ e degli ideologismi, un’operazione politica coraggiosa, innovativa e fruttuosa!

L(I)ETTA NOVELLA (2)

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La democrazia è una sintesi dinamica di regole-equilibri istituzionali e processi di innovazionne politico-culturali. Trovata con affanno ed in extremis la soluzione per la funzione di garante della governance nella figura di un vecchio combattente che ha atttraversato la storia repubblicana, è necessario ora che le menti ed i cuori dei parlamentari esprimano il coraggio della discontinuità, per affrontare la stagione del rinnovamento generazionale e programmatico di cui ha bisogno il Paese.

L(I)ETTA NOVELLA?

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Attraverso lacerazioni e vie tortuose il Parlamento ha trovato la quadra, ovvero dopo il tradizionale spettacolo teatrale di approcci, conflitti e smarrimenti, ha scelto l’usato sicuro, ovvero un baricentro istituzionale con un vecchio Presidente che garantisca equilibrio e praticabilita’ quel governo di coalizione-collaborazione che lo stesso Napolitano ha indicato e invocato, mah…
Ora, pero’, se non si vuole ritornare nello stucchevole balletto delle consultazioni per la formazione del Governo andato in scena con Bersani, il dimissionario Segretario PD dovrebbe lasciare il campo al piu’ simpatico ed efficace Crozza!
Battute a parte, la rapida formazione dell’Esecutivo deve essere affidata a leader che rappresentino una discontinuita’ generazionale e sopratutto un approccio alla progettualita’ politica ed alla governance che privilegi il dialogo, la cooperazione e – soprattutto – l’innovazione.
Insomma ci aspettiamo pragmatismo, rapidità’, concretezza da parte di uno schieramento politico trasversale con un messaggio rivolto al futuro e concentrato nell’affrontare le sfide del rinnovamento istituzionale e dello sviluppo.
Ci auguriamo insomma che il saggio nonno scelga i nipoti più vivaci e competenti!