In un libretto da scorrere rapidamente e golosamente Giulio Sapelli, noto prof. Ordinario di storia economica, CHI COMANDA IN ITALIA, sostiene che il potere in Italia ” e’ allo stato gassoso, senza un centro e senza una vertebrazione”.
La sua lettura, contemporanea alla cronaca di questi giorni convulsi con al centro le elezioni Presidenziali, ci da un’immagine folgorante e drammaticamente veritiera della malattia politica del nostro Paese.
Mi limito a citare due giudizi che potrebbero aiutare Bersani e gli altri leader a comprendere expost la trappola in cui si sono cacciati:
1. Oggi (in Italia) il potere di comando ad alto tasso di egemonia e’ profondamente decaduto
2. Tutti comandano per far si’ che nessuno comandi.l’importante non e’ vincere, ma impedire agli altri di vincere. Nella crisi da disgregazione il destino guicciardiniano d’Italia ora e’ innanzi a noi.
L’appello a Napolitano di queste ore e’ allo stesso tempo una drammatica dimostrazione di impotenza del ceto politico, ma nello stesso tempo anche di resipiscenza…
Vien voglia di rivolgere una domanda retorica al prof. Sapelli: non poteva anticipare l’uscita della pubblicazione(18 aprile) per dare ai naviganti un piu’ tempestivo orientamento sulle insidie delle consultazioni?
ANCORA SONDAGGi?
Dev’essere dura per i sondaggisti riprendere l’attivita’dopo la sonora bocciatura ricevuta con i risultati elettorali che ne hanno seriamente messa in discussione la credibilita’, ma tant’e’la vita (politica) continua e la scarsa decifrabilita’ delle discussioni in corso per la formazione del nuovo Governo rende interessante anche la ripresa del lavoro di ascolto delle opinioni dei cittadini….
Detto tra parentesi, se non altro le numerose Agenzie demoscopiche non dovranno ricorrere alla cassa integrazione!
In ogni caso, ho avuto modo di ascoltare i dati del sondaggio, commissionato dal TG 7 di Enrico Mentana, dal quale emerge che si e’ determinato una lievitazione dei due poli imperniati su PD e PDL (con prevalenza del centrodx), a scapito di Centro e M5S.
Non mi interessa rilevare tanto il dato – contingente – dell’oscillazione dei consensi, bensì che lo schieramento trasversale favorevole all’insediamento rapido di un Governo espressione di una esplicita volonta’ di COLLABORAZIONE su un programma di cose essenziali (recuperate anche dalle indicazioni dei saggi) si rivela non solo auspicabile, ma anche maggiormente praticabile.
Sono ripetitivo e noioso: e’ tempo di responsabilita’ e cooperazione, lasciando da parte velleitarismi ed ostinazioni faziose.
CRISI E POVERTA’ CULTURALE DEL VENETO (1)
Non e’la crisi economico-finanziaria, anche quando colpisce e mette a dura prova la tradizionale resilienza imprenditoriale veneta, bensi’ la poverta’ culturale della “leadership pubblica”, quella di cui i media tradizionali ospitano prese di posizione, articoli, interviste (anche in ragione della funzione istituzionale esercitata.
Tale insufficienza si manifesta in modo ancor piu’ evidente nel contesto odierno in cui la Regione Veneto e’ coinvolta in modo organico nella discussione e nelle scelte per una terapia d’urto necessaria as affrontare i problemi strutturali del Sistema-Paese.
Una rapida, seppur parziale, rassegna dei “contributi” letti in quest’ultimo periodo ci parlano di una sorta di”secessione regionale” dall’Agenda delle drammatiche questioni che necessitano di una visione strategica nazionale lungimirante, al cui interno collocare il ruolo di una realta’ territoriale fondamentale sia sul piano economico-produttivo che istituzionale-amministrativo. Il ruolo di primattore se lo aggiudica il Presidente Zaia che, dimostrando un’irresponsabile spregiudicatezza arrivato a proporre di affrontare la “madre di tutti i guai” ovvero il Debito pubblico attraverso la sua suddivisione pro-quote regionali (un vero e proprio sortilegio finanziari!).
Sul versante che definirei politico-accademico, mi vie da segnalare per la loro “brillantezza” due esempi:
– il primo riguarda quello della “pagella” di insufficienze inflitta al Presidente Monti ed ai bocconcini dal padovano prof. Bertolissi – Il Mattino di P. 4.4.2013 – (forse per mascherare il fatto che nella compagine governtva dei “Tecnici” nessun veneto e’ stato ritenuto all’altezza del compito;
– il secondo riguarda il filosofo Cacciari, che coerentemente con la generosa abitudine a dispensare giudizi sferzanti, ha nei giorni scorsi sollecitato Bersani ad insistere nel dialogo con i grillini (notoriamente portatori di un progetto sviluppista sintonizzato ccn le esigenze del Veneto…)
Ed a proposito di sviluppo va segnalato lo schematismo di posizioni come quelle antitetiche del sempiterno segretario della CGIA di Mestre Bortolussi che difende la centralita’ della piccola impresa e dell’imprenditore Mario Carraro che ne decreta invece l’ineluttabile marginalita’ nell’economia della competizione globale (divaricazione preoccupante in una Regione come il Veneto…).
Ma un’ ultima testimonianza di rappresentazione asimmetrica rispetto al dibattito nazionale sulla crisi, e’ quella del sociologo Diamanti (le cui opinioni hanno sempre una buona audience dei media) il quale nel ri-disegnare la collocazione geo-strategica del Veneto e del Nordet, li ha sostanzialmente definiti come un’area “Sud della Baviera”, con cio’ operandone un declassamento ed una sottovalutazione delle potenzialita’ di “autosviluppo” e di crescita multidirezionale che essa puo’ esprimere in uno scenario di governance nazionale e regionale adeguati alle sfide dell’internazionalizzazione.
Un’ultima annotazione polemica la riservo a quelle Associazioni ed a quegli Imprendotori veneti in cerca di visibilita’ e protagonismo hanno ritenuto, nella recente campagna elettorale di affidare la difesa e la rappresentanza degli interessi delle Imprese al duo Grillo-Casaleggio, manifestando cosi’ un disorientamento politico-culturale che costituisce una delle cause strutturali e persistenti della fuoriuscita di scena delle istanze venete dall’arena politica nazionale.
Mi sono soffermato su alcune opinioni espresse da autentici (e competenti) rappresentanti di quella che possiamo considerare classe dirigente veneta, perche’ ne emerge una caratteristica sconfortante: una buona dose di saccenteria coniugata con una valutazione superficiale e distorcente degli interessi e della funzione strategica che il “sistema Veneto” deve rappresentare nell’attuale contesto della crisi (politica, economica, istituzionale) del Paese.
Segnali e sintomi di un’esigenza improrogabile: la ricostituzione e rigenerazione di una leadership regionale che deve riaffondare le proprie radici etico-culturali nei valori che hanno costituito la risorsa decisiva per progettare e realizzare lo straordinario sviluppo dei decenni scorsi: popolarismo e non populismo in politica, sussidiarieta’ e federalismo antropologico e non secessionismo strisciante ed inconcludente, innovazione tecnologica ed innovazione sociale (logica delle reti) come superamento dell’individualismo regressivo, competenza coniugata con il pragmatismo e la sobrieta’ in alternativa alla retorica ed autoreferenzialita’ accademica, e via continuando…
Insomma il mio e’ un invito ad adottare un approccio umile, realistico e resiliente per dare una rappresentazione più corretta ed efficace alla realta’ socio-economica di una Regione con la vocazione alla cooperazione in una fase storica del Paese in cui e’ fondamentale un esigente e rigoroso gioco di squadra nazionale nello scenario europeo.
Un discorso su cui ritorniamo con un prossimo supplemento di riflessione…
M5S = COSTOLA DI SINISTRA?
L’ultimo invito a Bersani di insistere nel pressing sul M5S e’ stato Massimo Cacciari con un’argomentazione disarmante: “bisogna oprate allo scoperto il bluff di Grillo”! Questa del noto filosofo e’ una posizione che si aggiunge a quelle di una vasta platea di giornalisti ed opinionisti impegnati in un tentativo di cooptazione nell’alveo di Centrosinistra, di un movimento politico dichiaratamente ed esplicitamente di rottura e discontinuita’ con gli equilibri della vecchia partitocrazia, in rappresentanza di un popolo di elettori incazzati, delusi, amareggiati che ha espresso una sfiducia (nei confronti del centrodx cosi’ come del centrodx) che non può essere ora rinnegata dal Movimento 5 Stelle (beneficiario -transitorio-) della protesta. Ci vuole maggior rigore intellettuale e minore furbizia “adescatrice”: Bersani – fino a che sara’ chiamato a rappresentare il centrodx – ed i rappresentanti del Centro e del centrodx, sono aollecitati a “leggere” correttamente il messaggio arrivato dagli elettorri ricavandone la spinta ad adottare le misure drammaticamente urgenti che debbono rappresentare una risposta univoca e convergente.
Non e’ tempo di tatticismi bensi’ di consapevolezza e coraggio nelle scelte di forte discontinuita’ politico-istituzionale (legge elettorale, federalismo, corsi della politica) e rilancio di rigorose politiche di sviluppo. Tanto piu’ chiare saranno tali scelte, il bacino del rancore e delle stesse legitttime attese dell’elettorato grillino tendera’ a svuotarsi e ad evidenziare gli elementi di preoccupante regressione “webocratica” insiti in un movimento difficilmente assimilabile ai valori della democrazia rappresentativa e, sicuramente, non arruolabile come “costola della sinistra”!
WEB GENERATiON
L’indagine realizzata dall’Universita’di Padova, per conto del CORECOM Veneto su quasi 2000 studenti delle scuole superiori per capire l’utilizzo della rete e dei socialnetwork ha rimesso al centro della discussione il tema dell’innovazione didattica, ovvero dell’aggiornamento di programmi – tecnologie – metodologie con cui i docenti possono sintonizzarsi con il linguaggio ed il sistema relazionale adottati dalla cosiddetta web generation.
Si tratta di una problematica che e’ stata affrontata nel recente passato dal Consiglio regionale del Veneto con la promozione del Progetto Civil Life che si e’ dimostrata un’iniziativa efficace e produttrice di un vasto coinvolgimento sia degli studenti che degli insegnanti, attraverso la realizzazione di laboratori didattici, l’avvio di socialnetwork e di modelli di comunicazione in grado di superare le tradizionali difficolta’ del digital divide (tra gli studenti agguerriti utilizzatori di ogni tipo di devices ed un corpo docente attardato e resistente ad accettare questa nuova realta’ sociale.
E’ pertanto auspicabile che tale progettualita’, anche alla luce delle nuove risultanze della ricerca, possa essere rilanciata, oltretutto riattivando i diversi socialnetwork che ne hanno costituito l’infrastruttura fondamentale per il lavoro didattico di educazione alla cittadinanza digitale:
Www.civillife.it
Www.ilconsigliodeiragazzi.it
Www.cartonianimati.ning.com
Www.electionplay.it
MUTI & muti…
Sul Corriere della Sera odierno (31.3.2013), Muti parla da vero Maestro: esprime valutazioni e giudizi che testimoniano un amore profondo per il Paese e la comprensione dei rischi di degenerazione che il linguaggio populista, declamatorio e volgare usato nell’arena politica fanno correre all’identità e riconoscibilità dell’Italia, bruciandone il patrimonio culturale e le energie necessarie per affrontare la crisi in corso.
Altri artisti ed uomini di cultura, opportunisticamente, preferiscono restare….muti!
CATARSI o SUICIDARSI.
Il messaggio del Presidente Napolitano e’ stato, come avevo auspicato, chiaro e determinato: i parlamentari debbono mettersi al lavoro per dare continuita’ e concretezza al loro mandato. Siccome poi gli schieramenti politici hanno finora sprecato il loro tempo abbaiandosi contro, diversamente dalle previsioni giornalistiche – pettegole e superficiali – che lo davano con il pensiero rivolto alle dimissioni anticipate, egli ha pensato bene di individuare ed incaricare due squadre di persone “competenti ed informate sui fatti” affinche’ predispongano dei documenti programmatici comunque utili ad orientare l’azione dell’attuale governo (tecnico) in carica e di quello (politico) in “concepimento”. I cittadini elettori dovrebbero ora, indipendentemente dalle scelte elettorali espresse, rendere esplicito un messaggio di incoraggiamento affinché in Parlamento siano privilegiati il metodo del dialogo e della convergenza su un pacchetto di decisioni tempestive e concrete su: pacchetto rigore & sviluppo, riforme elettorale ed istituzionali, misure per le fasce sociali piu’ deboli. Nessun parlamentare, sottolineo nessun parlamentare, potra’ ricandidarsi od essere candidato se non avra’ contributo pro-trivalente ad una svolta politica con questo segno. Il 2013 e’ un anno in cui faziosita’, grida manzoniane, superficialità’, rimpalli di responsabilita’ e vendette debbono essere banditi. Ma un tale “armistizio” puo’ essere messo in atto solo se dal Paese profondo si leva fortenla voce di quel popolo resiliente che combatte quotidianamente la battaglia dell’impegno, dell’innovazione, della creativita’ e produttivita’ e che sente fortemente la responsabilita’ di rigenerare e rilanciare l’inestimabile dotazione di asset patrimoniali e culturali di un Paese ancora in piedi ed in grado di affrontare la sfida del nuovo contesto competitivo, anche facendo prevalere le proprie ragioni a livello europeo ed internazionale.
TRISTEZZA & SPERANZA
Nel momento in cui il “gioco” delle consultazioni presidenziali per trovare una soluzione politica alla crisi si fa serio, suscita tristezza verificare l’uscita di scena di Bersani, probabilmente tesa a salvaguardare una sorta di purezza ed intangibilita’ ad una strategia dimostratasi irrealistica e potenzialmente destrutturante per l’intero sistema politico con l’investimento di fiducia sul M5S. La delega ad Enrico Letta, se da un lato si e’ tradotta, da parte di questi, in dichiarazioni vittimistiche con la denuncia degli ostacoli e delle pregiudiziali incontrati da Bersani, dall’altro ha consentito di esplicitare uno scarto in avanti del confronto con la conseguente disponibilita’ del PD a prendere in considerazione nuove proposte ed un nuovo dialogo tra gli schieramenti parlamentari in ragione ed in rapporto agli imput che verranno dal Presidente Napolitano.
E’ davvero parasossale, ma anche confortante che il Paese simdebba affidare alla saggezza di un anziano politico di lungo corso che conosce i vizi ed i limiti della classe dirigente italiana, ma ha sempre nutrito un’indomita fiducia sulle energie positive che la possono correggere e rigenerare. Non ci sara’ bisogno della notte per portargli consiglio bensi’ di un po’ di riposo per riordinare le idee e presentarsi domani mattina con orientamento e indicazioni a cui i leader politici non si potranno sottrarre: cooperazione e responsabilita’ per il Paese!
CITTADINANZA IMPOLITICA
Cittadinanza “impolitica”
Giovani, digitale e partecipazione
In un appassionato discorso per il conferimento delle lauree tenuto al Kenyon College il 21 maggio 2005, David F. Wallace iniziò l’intervento con l’impiego di una storiella dal sapore parabolico:i i protagonisti sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice:”Salve ragazzi. Com’è l’acqua?” I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa: ”Che cavolo è l’acqua?” (David F. Wallace, Questa è l’acqua – Einaudi 2009)
Con straordinaria acutezza,lo scomparso giovane scrittore americano scrutava i mutamenti antropologico-culturali della partecipazione sociale e della cittadinanza, che avrebbero trovato, con la successiva esplosione dei social media, quella che Loredana Sciolla (1) ha chiamato “l’attiva impoliticità dei giovani”:una fenomenologia ben descritta in una recente indagine nazionale compiuta negli Stati Uniti tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni in cui si evidenzia che la metà dei giovani si impegna in attività di “politica partecipativa” che ha caratteristiche inedite (interattività,nessuna deferenza verso le rappresentanze istituzionali, estraneità ai media tradizionali,flash mob….).Ciò si traduce in un’azione di “controllo e sorveglianza” sul potere politico, ma non manifesta interesse – e tanto meno incisività – sulle policy. Come non leggervi alcuni dei comportamenti-colpe che giornalisti e politologi di casa nostra attribuiscono agli alieni del M5S e di quell’emergere di nuove difficoltà per il funzionamento del sistema politico-istituzionale che Sabino Cassese (2) ha identificato nella tensione tra juristocracy ed electocracy?
Si tratta di una fenomenologia che abbiamo potuto intercettare, indagare ed affrontare,nell’ultimo quinquennio, attraverso il progetto Civil Life (www.civillife.it), sostenuto dal Consiglio ed Ufficio Scolastico Regionali del Veneto, con il quale si è avviata un’intensa ed articolata attività di educazione alla cittadinanza attiva nelle scuole, sull’onda delle indicazioni ministeriali per il ripristino dell’educazione civica. Sulla scorta di un’esperienza di e-democracy che ci aveva dimostrato la persistenza di un analfabetismo digitale del ceto politico-amministrativo “adulto”, ostacolo dimostratosi insuperabile per l’accessibilità dei cittadini alla vita politico-amminstrativa, ci siamo concentrati sul mondo dei giovani studenti attuando il rovesciamento dell’approccio didattico tradizionale, ovvero evitando di “somministrare” moduli formativi ed interpellando bambini e ragazzi di scuola primaria e secondaria, chiedendo loro:”Come giudicate la partecipazione, cosa conoscete e pensate delle istituzioni?”.
Tale impostazione metodologia ha implicato un’innovazione profonda nell’attività culturale e didattica: la discussione ed il confronto, la ricerca e la documentazione, gli eventi, si sono interfacciati con la miriade di realtà laboratoriali in cui gli studenti sono già protagonisti, ovvero giovani cittadini attivi: Gruppi di lavoro, Organismi di rappresentanza interna e gli straordinari incubatori di autentico civismo che sono i Consigli Comunali dei Ragazzi, con un successo crescente. Migliaia di partecipanti, centinaia di Scuole e Docenti coinvolti, da cui è scaturita una ricchezza di nuova progettazione sociale e di impegno diretto e concreto (offline) innervati e sostenuti con diversi “ambienti comunicativi” (online) che hanno consentito di intensificare, implementare e divulgare le esperienze, innovando profondamente la didattica e la strumentazione dell’educazione alla cittadinanza attiva, che ora costituiscono un continuum di iniziative che si propongono come “luoghi di apprendimento ed aggregazione”.
I “laboratori di cittadinanza attiva”,offline ed in rete,sono diventati piccoli hub per l’implementazione e la diffusione delle buone pratiche, attraverso l’ausilio della comunicazione web 2.0 e multimediale; luoghi e strumenti pensati, con una funzione di supporto al sistema scolastico,leva decisiva per alimentare il protagonismo diretto di bambini e ragazzi nel loro processo di crescita personale e sociale,e dotarli anche di una capacità di uso critico del linguaggio digitale e dei social media, con l’autoproduzione di video e cartoni animati centrati sull’e-democracy e l’adozione del primo serious game italiano dedicato all’esercizio della leadership (www.electionplay.it).La logica organizzativa e la metodologia operativa, già sperimentata ha consentito di realizzare una collaborazione proficua con gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, attraverso: 1. la formazione degli insegnanti; 2. il tutoraggio delle scuole affinchè siano da un lato protagoniste nelle singole realtà locali e dall’altro raggiungano la consapevolezza dell’interazione sviluppando competenze di organizzazione e gestione della rete.
All’interno di questa complessità,sui progetti e sulle attività di “Cittadinanza e Costituzione”,un rilievo particolare assume ora il social network www.consigliodeiragazzi.ning.it che punta all’aggregazione e alla promozione delle esperienze di cittadinanza attiva, in Italia ed in Europa, incardinate sull’intervento diretto sulle problematiche locali-territoriali, attraverso l’elaborazione di proposte-soluzioni che vengano inserite nell’agenda politico-amministrativa dei Comuni.
Per un’informazione ampia e dettagliata del progetto Civil Life:
– L’onda di Civil Life. Una nuova didattica della cittadinanza attiva, Marsilio
– www.ilconsigliodeiragazzi.it
(1) Italianieuropei n. 10/2012
(2) L?Italia: una società senza Stato? – Il Mulino
http://saperi.forumpa.it/story/70033/cittadinanza-impolitica-giovani-digitale-e-partecipazione
ARRENDETEVI
L’ironica minaccia (ma non tanto visto che ci sta prendendo gusto) rivolta al ceto politico dal comico genovese è un messaggio difficilmente ricevibile in quanto inviato con un linguaggio incomprensibile dai più.
Si da il caso infatti che la sperimentazione della partecipazione via web, seppur con modalità rozze e gestita dal “duo autocratico” ha comunque spiazzato gran parte dell’apparato di professionisti (politici e burocrati) immersi in un’autoreferenzialità sostanzialmente estranea alla “cittadinanza digitale” cresciuta nell’ultimo decennio attraverso diffusi processi bottom up e, bisogna dirlo, diverse buone pratiche di eparticipation avviate da amministrazioni locali.
Ora ci troviamo, come succede spesso in Italia, in una situazione paradossale.
Da un lato un “fenomeno politico” che comunque lo si voglia giudicare, esprime una domanda di protagonismo diretto, un’energia vitale che va sottratto alle suggestioni maldestre di pifferai che hanno letto in modo superficiale e dilettantesco le suggestioni di Nicholas Negroponte, il noto ed illuminato informatico statunitense di Being digital , “inguaribile ottimista” per sua propria ammissione, che nel 1995 ha parlato di una futuribile agorà virtuale, di un nuovo spazio de spazializzato dove eserciteremo un’ancora indefinita cittadinanza globale. C’è per contro un’intera nomenclatura caratterizzata da analfabetismo digitale, ancorata nella difesa di riti e pratiche che espongono le istituzioni democratiche (fondamentale presidio e riferimento per le piazze-agorà reali) all’aggressione dei nuovi “barbari sognanti”.
Ci sono esempi clamorosi di tale insipienza ed il Veneto – come spesso gli succede – è un apripista delle occasioni mancate di aggiornamento degli strumenti e delle metodologie di innovazione istituzionale nel rapporto con i cittadini (Egovernment e Edemocracy) : si vedano le sorti del Progetto Terzo Veneto ed del Laboratorio Demotopia (www.demotopia.ning.com).
Siamo quindi pienamente immersi nel tempo (preconizzato da Gaber) in cui c’è bisogno più di un cambio di paradigmi culturali (e tecnologici) che di populismi e riedizione della vecchia dialettica destra-sinistra, per rivitalizzare la vita democratica del Paese…