Il digitale scommessa anti-crisi – Il Sole 24 Ore – Attualità – 8.07.2014
DI LUCA SALVIOLI
Per l’Italia digitale non c’è mai stato palcoscenico più importante: questa settimana i riflettori sono puntati su Venezia dove i protagonisti dell’industria aspettano con ansia il premier Matteo Renzi (interverrà oggi) alla prima vera prova per quanto riguarda le politiche dell’innovazione.
Il Digital Venice è il primo evento della presidenza italiana della Ue e la scelta di dedicarlo all’economia digitale ha alzato le aspettative. Insieme a Renzi ci sarà Neelie Kroes, commissario Ue alla Digital Agenda. Prima della conferenza stampa incontrerà una trentina di aziende attive nel digitale (produttori di terminali, operatori, fornitori di connettività).
«Il semestre europeo per noi è un moltiplicatore di potenza per le riforme che servono all’Italia e all’Europa e questo vale in particolare per le politiche per promuovere l’economia digitale – dice Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche Ue, secondo cui – in Europa bisogna passare dai principi all’azione».
L’agenda europea è in ritardo. E l’Italia in fondo alle classifiche. È un momento decisivo: oggi potrebbe essere comunicato il nome del nuovo direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale. Negli ultimi due anni si è scritta la prima legislazione sulle start up, l’obbligo di fatturazione elettronica per i fornitori della Pa, il processo civile telematico e l’identità digitale entro il 2015 indicata dal decreto di riforma della Pa. La distanza tra adempimenti annunciati e introdotti è però enorme.
Oggi il governo presenta la Venice Declaration, documento che vuole porre all’ordine del giorno del Consiglio europeo di ottobre. Il testo preparato dallo staff della presidenza del Consiglio dovrebbe scrivere che il digitale è la chiave per uscire dalla crisi economica. Secondo Carlo Purassanta, ad di Microsoft Italia, «nei prossimi 5 anni l’economia digitale crescerà 7 volte in più rispetto a quella tradizionale» e «oggi in Europa ci sono 900mila posti di lavoro vacanti per la mancanza di competenze». «Negli Usa la maggior parte dei nuovi posti di lavoro arriva dalle start up – aggiunge Stefano Venturi, ad di Hp Italia – L’Italia su questo ha opportunità enormi grazie a una buona ricerca di base che va connessa all’industria che ha bisogno di buone idee». Nel suo La nuova geografia del lavoro Enrico Moretti, docente all’Università di Berkeley, scrive che un Paese che punta sull’innovazione attira abitanti e posti di lavoro: per ogni nuovo assunto nel digitale si generano altri cinque posti di lavoro contro gli 1,7 posti dei settori tradizionali. Nel primo caso troviamo la Silicon Valley californiana, nel secondo l’Italia.
La sfida dell’Europa è essere protagonista e non solo spettatrice. «Siamo preoccupati dalla disoccupazione giovanile – sottolinea Josephine Wood, membro del gabinetto della Kroes -. Vogliamo investire in formazione: bisogna insegnare già a scuola come si scrive codice per realizzare software». Poi l’appello ai giovani: «Innovate in Europa e restate in Europa».
«Oggi la tecnologia può rendere tutti protagonisti con piccoli investimenti, quindi le opportunità di sorprendere ci sono», aggiunge Eric Boustouller, responsabile Western Europe di Microsoft.
Gli altri punti che dovrebbero uscire dalla Venice Declaration sono: sicurezza informatica, smart cities, mercato unico europeo, banda larga veloce per tutti entro il 2020, diffusione del cloud computing, spinta sulle start up, digitalizzazione della pubblica amministrazione per ridurre costi e migliorare la qualità del servizio.
Oggi al governo italiano verrà consegnato un documento con le priorità individuate ieri da 161 giovani innovatori chiamati a Venezia da Microsoft per l’evento #RestartEurope: una piattaforma unica per migliorare le città mettendo in rete le migliore pratiche, maggiore trasparenza nei dati e documenti per una più efficace partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, più cultura digitale nelle scuole, nuovi canali per favorire lo scambio tra nuove imprese ed economia tradizionale e un sistema contributivo unificato per aiutare la mobilità dei lavoratori.
Ora la palla passa a Matteo Renzi.