IL GOVERNO DI MACRON NEL SEGNO DELL’EUROPA
Due socialisti (Le Drian e Collomb) agli Esteri e agli Interni
All’Economia un altro repubblicano, Bruno Le Maire
Marco Moussanet – 18 Maggio 2017 – Il Sole 24 Ore
Diciotto ministri e quattro sottosegretari. Qualcuno in più rispetto ai 15 preannunciati dal presidente. Parità di genere perfettamente rispettata, anche se i ministeri di maggior peso (Interno, Esteri, Giustizia, Economia), con l’unica eccezione della Difesa, sono in mano a degli uomini. Piuttosto anziani, peraltro, tra i 62 e i 69 anni. A dimostrazione del fatto che il rinnovamento non passa necessariamente dall’età, che la fedeltà va ricompensata e che almeno alcuni equilibri politici vanno comunque rispettati. Una decina di figure, di gran qualità, in arrivo dalla cosiddetta società civile. Alcuni socialisti, ovviamente. Tre o quattro centristi. Due esponenti di un certo rilievo provenienti dalla destra – che vanno ad aggiungersi al premier Edouard Philippe, tutti e tre espulsi dai Républicains – ai quali è stata affidata la cittadella di Bercy, il regno appunto dell’economia, dei conti pubblici, dell’industria. E l’ingresso della star dell’ambientalismo Nicolas Hulot, 62 anni, «l’ambasciatore della Cop 21», molto popolare in Francia, che fino a oggi aveva sempre rifiutato le proposte che gli erano state fatte via via da Chirac, Sarkozy, Hollande.
Sono questi, in sintesi, gli elementi caratterizzanti del primo Governo – dall’impronta fortemente europeista – dell’era Emmanuel Macron. Il primo Governo della ricomposizione politica che si sta realizzando in Francia in nome della trasversalità e del superamento delle barriere ideologiche. Un Governo, almeno sulla carta, di persone capaci e competenti. Una vera ventata di aria nuova. Come aveva promesso Macron.
L’economia è stata affidata all’enarca Bruno Le Maire, 48 anni, un liberal ambizioso e con l’aspetto del classico tecnocrate un po’ supponente alla francese, appassionato di Proust e di musica classica (ha anche scritto un romanzo intitolato “Musica assoluta”). Prima sottosegretario agli Affari europei e poi ministro dell’Agricoltura nel Governo di François Fillon, si è presentato alle primarie della destra con un programma moderato di forte rinnovamento rispetto alla linea tradizionale dei Républicains. Arrivato in quinta posizione, con appena il 2,4% dei voti, ha partecipato alla campagna di Fillon, abbandonandola quando quest’ultimo ha deciso di proseguire nonostante gli avvisi di garanzia per il Penelopegate. Fin dalla sera della vittoria di Macron si è dichiarato «pronto a lavorare per una maggioranza presidenziale».
Insieme a lui sbarca a Bercy – titolare del dicastero dell’Azione e dei conti pubblici – Gérald Darmanin, 34 anni, sindaco di Tourcoing e vicino all’ex presidente Sarkozy. Gollista “sociale”, è stato l’ideatore – due giorni fa, subito dopo la nomina di Philippe – della lettera aperta (firmata da 173 parlamentari ed eletti dei Républicains) in cui invita la destra a rispondere positivamente «alla mano tesa» di Macron.
Al ministero del Lavoro – che dovrà gestire il delicato dossier di una delle prime riforme del presidente, e una delle più delicate – è stata chiamata Muriel Pénicaud, 62 anni, attuale numero uno di Business France, l’agenzia pubblica incaricata dell’internazionalizzazione dell’economia francese. Nel cda di Sncf (le ferrovie) e di Adp (gli aeroporti parigini), è nota per essere stata a lungo la direttrice delle risorse umane di Danone.
I ministeri “di Stato” – quelli cioè più importanti, almeno dal punto di vista della gerarchia – sono stati affidati al sindaco socialista di Lione Gérard Collomb (69 anni, è stato uno dei primi sostenitori di Macron) che andrà all’Interno e al leader centrista François Bayrou (65 anni, l’unico con cui Macron ha firmato un accordo elettorale) che avrà la Giustizia. Il terzo è appunto quello della Transizione ecologica e dell’energia, affidato a Hulot. Con il quale la convivenza non sarà peraltro semplicissima, visto che milita da tempo per una riconversione energetica che prevede un’accelerazione dell’uscita dal nucleare (difeso invece dal presidente) ed è fermamente contrario alla costruzione del nuovo aeroporto delle Landes (che Macron prevede di realizzare).
Il ministro della Difesa uscente – il potente Jean-Yves Le Drian, 69 anni – sarà ministro dell’Europa e degli Esteri. Mentre all’eurodeputata centrista Sylvie Goulard – ex consigliera di Romano Prodi ai tempi in cui era presidente della Commissione – è stato affidato il ministero delle Forze armate (nuovo, e fortemente simbolico, nome della Difesa, che non era stato più utilizzato dal 1974). Degli Affari europei si occuperà il braccio destro di Bayrou, Marielle de Sarnez.
Nel Governo entrano anche il presidente dell’Essec (prestigiosa scuola di management) Jean-Michel Blanquer (all’Educazione); la presidente della Ratp (i trasporti pubblici parigini), Elisabeth Borne (ai Trasporti); e l’ex campionessa di scherma Laura Flessel (allo Sport).
Si tratterà ora di vedere se questa squadra dalla composizione inedita ed eterogenea riuscirà a funzionare. Facendo finalmente le riforme di cui il Paese ha urgente bisogno.