Un progetto per la Slow Valley

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Legno,  una  passione  dell’anima

Scuola d‘intaglio e creatività della Val di Rabbi

L’atmosfera magica di una valle incontaminata costituisce il palinsesto  ideale per la liberazione dell’energia creatrice e dell’ispirazione artistica: non è quindi casuale che  in essa abbia soggiornato un inarrivabile genio dell’abilità pianistica come Arturo Benedetti  Michelangeli, trovandovi  la dimensione ambientale per  confermarsi nella consuetudine con le armonie.

Così come è naturale  che vi abbia trovato i natali una poetessa come Teresa Girardi, che ha declinato i sentimenti più raffinati ed intimi alimentati dallo sguardo incantato sulla natura circostante vissuta e frequentata con passione ed assiduità religiosa.

Val di Rabbi ha costituito anche il setting laboratoriale per artisti minori,  anonimi protagonisti-testimoni di un’arte popolare, che si sono cimentati con materiali e strumenti  poveri, dedicandosi con particolare intensità alla lavorazione del legno. Un posto  di rilievo spetta a Severino Zanon sopranominato el bait,  pittore migrante che  ha lasciato e “dispensato” a tutti coloro che lo hanno frequentato e ri-conosciuto   come artista, tracce indelebili della sua passione e capacità di rappresentare il paesaggio di montagna, attraverso “una elencazione pittorica di simboli etnografici e di momenti poetici colti nello scorrere delle stagioni” .

E’ a partire da  questa tradizione e  da questo contesto storico-culturale che ha preso avvio l’opera di Giacomo  Valorz ed il suo progetto di promuovere  la  Scuola d’intaglio e creatività, luogo  nel quale  riversare la conoscenza, la competenza e le molteplici esperienze artistiche  maturate all’interno di un percorso  di ricerca e realizzazione di opere  in cui la passione per il  legno emerge prepotentemente e  s’ispira  alla tradizione artigianale che anche in Val di Rabbi è stata tramandata di generazione in generazione.

L’iniziativa si propone di stimolare la conoscenza di un’arte che si fa mestiere, antico e allo stesso tempo moderno, il valore del lavoro manuale quale espressione d’un pensiero che si rende concreto attraverso il legno e la sua natura.

Tale progetto avvicina e coinvolge giovani e meno giovani alla conoscenza dell’arte e della creatività, accompagnandoli a diventare  un gruppo di lavoro impegnato ad  arricchire il  patrimonio paesaggistico  della  valle, a generare nuove  idee per attività economiche legate all’utilizzo del legno  e, con ciò,  alimentare una nuova cultura dello sviluppo sostenibile, premessa fondamentale anche per qualificare e consolidare l’attrattività turistica della valle.

Vedi su: www.giacomovalorz.it  – www.valdirabbiclub.ning.com

 intaglio   rabbi

E’ nata Riattiwa

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Le città sono cresciute da sempre costruendo su se stesse, stratificando valori. Da pochi decenni, questa tradizione è stata tradita da un processo esteso di occupazione delle aree agricole. Riattiwa intende tornare a questa tradizione stratificata vecchia di due millenni, italiana ed europea. Per questo motivo la nostra attenzione è rivolta, prevalentemente, al riuso di edifici, di aree degradate e di luoghi abbandonati, già urbanizzati e/o sottoutilizzati.

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Riattiwa è

Un team di professionisti che opera per trasformare luoghi, affinché rispondano ai bisogni delle persone, in sintonia con i nuovi stili di vita, con pratiche sostenibili, responsabili e partecipative.

A chi si rivolge

Si rivolge a privati ed Enti Pubblici. Fondi Immobiliari, Imprese di Costruzione, Investitori e Società Pubbliche proprietarie di immobili.

Come opera

Consolida, intorno a un progetto, le risorse economiche necessarie alla sua realizzazione, attraverso la costituzione di gruppi di acquisto e utilizzando pratiche di fundraising e di crowdfunding; integra il momento del marketing e della prelazione con quello dell’individuazione delle soluzioni progettuali, personalizzate in ragione delle indicazioni dei possibili acquirenti; punta al recupero e alla valorizzazione di ambiti antropizzati che presentano problematicità urbanistiche; introduce nella progettazione di queste nuove realtà urbane una dimensione di tipo collaborativo e rende possibile la condivisione di servizi semplici e complessi tra più utenti.

Se ne parla

Nel Convegno regionale  organizzato da ANCE Padova  su “Ricostruire sul costruito”

mercoledì 26 novembre p.v., alle ore 15.00 c/o Sede Ance Padova Piazza A. De Gasperi 45/a – Padova

 

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Vedi su: www.riatttiwa.eu

Manager di rete “le metodologie di gestione della rete di impresa”

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Manager di rete   “le metodologie di gestione della rete di impresa”

Convegno di chiusura del   2° corso di formazione

Consegna dei Diplomi di perfezionamento

20 Novembre ore 14,30 -18,30  c/o Auditorium della Fondazione Universitaria Marco Biagi

Largo Marco Biagi 10 (già viale G. Storchi,2) – MODENA

 

Anche per questa seconda edizione si tratterà, oltre della bella occasione di conoscersi e stringere relazioni tra i partecipanti al corso che, ricordiamo, è stato erogato in modalità e-learning, di un vero e proprio momento di confronto in cui fare il punto della situazione su quanto sta accadendo nel sempre più vasto fenomeno delle Reti in Italia. Come sempre l’accesso è libero e ci si potrà iscrivere gratuitamente fino ad esaurimento posti. E’ un evento che mette in relazione tutti gli operatori economici e sociali che concorrono allo sviluppo delle Reti d’Impresa, manager, consulenti, imprenditori, esperti di mercati internazionali, mondo della finanza e delle banche, università e ricerca.

Nella giornata ci sarà la consegna dei Diplomi di perfezionamento per chi ha frequentato il Corso “LE METODOLOGIE DI GESTIONE DELLA RETE DI IMPRESA” giunto alla seconda edizione e che ha visto la partecipazione di professionisti e imprenditori da tutte le zone d’Italia.

Con questo secondo corso, ASSORETIPMI e FONDAZIONE MARCO BIAGI hanno delineato una alleanza formativa specializzata nella Formazione di Manager di Rete, un contributo concreto allo sviluppo in tutta Italia di figure professionali in grado di dare vita o inserirsi nelle Reti di imprese costituende o già costituite, con la preparazione adeguata per una gestione efficiente ed efficace.

Importantissima infine una nutrita presenza di best practice di Reti d’impresa da tutte le parti d’Italia e di vari settori.

P R O G R A M M A

14.00 – 14.30                     Registrazione dei Partecipanti

14.30 – 14.40                     Saluti di benvenuto

Luigi E. Golzio, Fondazione Marco Biagi

Eugenio Ferrari, Presidente Assoretipmi

14.40 – 16.40      Interventi e Case histories

Economia della condivisione nelle forme a rete

Luigi E. Golzio, Università di Modena e Reggio Emilia e Comitato Scientifico Fondazione Marco Biagi

Il sistema bancario per lo sviluppo delle Reti d’impresa

Fabrizio Mora, Responsabile Corporate Veneto Banca

Internazionalizzazione: Imprese in Rete per sviluppare con successo il proprio business

Marco Palazzi, IBpartners – Rete Venezia Luce

TESTIMONIANZE:

Rete Idea Italiana – Roberto Valentini

Rete Menocarta.net – Andrea Cortellazzo

Rete 12-To-Many – Samuele Giacometti

Rete Happy Network – Gaetano Mele

Rete Surface Finishing (Distretto Comet) – Silvano Buttò

16.40 – 17.00      Pausa caffè

17.00 – 18.15                     Consegna dei Diplomi del corso di perfezionamento ai partecipanti

 

Discariche abusive ignorate: paghiamo 256 mila euro al giorno

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Discariche abusive ignorate: paghiamo 256 mila euro al giorno

DI PIERO ERLE

Attualità – Il Giornale Di Vicenza – Martedì 11 Novembre 2014

Sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere: il Veneto paga 256mila euro al giorno di multa, affibbiata dall´Ue, perché non ha ancora bonificato sei discariche abusive scoperte dal Corpo forestale dello Stato addirittura 12 anni fa. È il dato più clamoroso che emerge dalla recente riunione della “Commissione speciale per le relazioni internazionali e i rapporti comunitari” – con il presidente Nereo Laroni (Ncd) e il “vice” Stefano Fracasso (Pd) – che ha fatto il punto sui rapporti tra Regione e Bruxelles in vista della cosiddetta “sessione europea” nella quale il Consiglio regionale (per l´ultima volta in questa legislatura) dovrà adeguare le normative venete a quelle dell´Ue.

IL DISASTRO RIFIUTI. Nel 2002, vale a dire ben 12 anni fa, il Corpo forestale dello Stato pubblicò un censimento di ben 218 siti in tutta Italia dov´erano presenti discariche abusive: in Veneto sono a Chioggia (Borgo San Giovanni), Mira (via Teramo), Salzano (S. Elena Robegano) Venezia (due siti: cave Bertoldo/Casarin e area Miatello) e a Sernaglia della Battaglia (sito Masarole). Cinque anni dopo la scoperta l´Ue avviò una procedura di infrazione, che portò a una sentenza della Corte di giustizia europea. Si è arrivati quindi a pagare la multa, che Bruxelles applica allo Stato ma che Roma farà poi calare in quota parte su ciascuna Regione: per il Veneto, spiegano Laroni e Fracasso, significa che di fatto stiamo pagando una multa di 256mila euro al giorno. La sanzione può calare, lo segnala lo stesso Governo, se intanto si riduce il numero di siti inquinati. Ma il Veneto per bonificare quei siti ha bisogno di un aiuto dallo Stato, e ha già preparato un programma di risanamento ambientale che vale 57,5 milioni. Il Governo, da parte sua, ha messo in bilancio in tutto 30 milioni per quest´anno (per tutta Italia) e altri 30 milioni per l´anno prossimo.

L´IPOTESI DI ACCORDO: LAVORI NEI 2 SITI PIÙ IMPORTANTI. Sulla base di questi primi soldi disponibili a livello statale, comunque, Ministero e Regione – lo certifica una delibera portata in Giunta dallo stesso presidente Luca Zaia a metà ottobre – hanno steso un “Accordo di programma quadro” che permetterebbe di fare il grosso del lavoro: 40,7 milioni per i due siti inquinati individuati con “priorità 1”: Chioggia e Salzano. Di questi fondi, 4,9 milioni li ha già stanziati la Giunta veneta e i restanti 35,8 milioni verrebbero dallo Stato. Ci vogliono alcuni passaggi, il Decreto e la firma dell´Accordo Regione-Stato, ma sarebbe la prima tappa per cominciare a pagare meno rispetto a una multa assurda che il Veneto si fa dare, perché porta via soldi dalle casse regionali senza aver risolto il problema.

ALTRE “INFRAZIONI”. Peraltro, spiegano Laroni e Fracasso, non è finita qui: il Veneto è “invischiato” anche in altre due procedure di infrazione Ue, una per il trattamento delle acque reflue e una per la disostruzione dell´alveo del Piave. A queste se ne aggiungono due nuove di quest´anno: una per la cattura di uccelli da utilizzare come richiami vivi per la caccia e una ancora per il trattamento di acque reflue.

I FONDI. Peraltro pare invece chiudersi un confronto a distanza spesso visto in questi anni tra la Giunta Zaia (in particolare l´assessore Roberto Ciambetti) e Laroni, che aveva sollevato sospetti sul fatto che la Regione non sarebbe riuscita a spendere tutti i fondi assegnati al Veneto dall´Ue per i sette anni dal 2006 al 2013. Il termine ultimo per spendere i soldi è il 31 dicembre dell´anno prossimo, e la commissione ha verificato che il Veneto si avvia a dimostrare di aver speso i circa 2,7 miliardi, anche se – sottolineano Laroni e Fracasso – i fondi di sviluppo (460 milioni) sono finiti a oltre 4mila progetti: «È una parcellizzazione esagerata che fa perdere efficacia e valenza strategica. Per il 2014-2020 sarà meglio concentrare le risorse e ridurre il numero dei progetti finanziati, privilegiando sinergie e indirizzi integrati».

 

http://rassegna-stampa.veneziepost.it/stories/attualita/39471_discariche_abusive_ignorate_paghiamo_256_mila_euro_al_giorno/#.VGHggTSG-Ak

La sindrome della solitudine (secondo Diamanti)

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Nel mondo il dibattito si fa sempre più intrigante ed intenso su declino della civiltà occidentale e/o ascesa della civiltà orientale, sulla ritrosia americana (leggi Obama) a perpetuare una leadership mondiale e la contestuale (non casuale) crescita del pericolo jhadista; affascina poi la tesi dello storico Benjamin Barber il quale sostiene che discutere della civiltà occidentale o della civiltà orientale o di quella islamica equivale a discutere del passato. Per il noto storico politico americano sta nascendo una nuova civiltà, la civiltà cosmopolita globale dove le società urbanizzate (multirazziali, multiculturali, multireligiose, conteranno più degli stati nazione dove sorgono, tanto che egli suggerisce di dare ai Sindaci maggiore controllo sulla politica globale mostrando come i “compaesani urbani” risolvono i propri problemi e forse quelli del mondo. Opinione certo da declinare in un contesto come quello italiano, intriso di tanti localismi territoriali che ne rallentano l’evoluzione ed il processo di internazionalizzazione. Però non c’è niente di peggio che utilizzare vecchie mappe conoscitive del territorio socio-culturale del Paese ed “interrogare” gli italiani sull’aspirazione all’indipendenza (vedi l’ultima polpetta di Ilvo Diamanti su Repubblica di ieri 10 novembre). Ormai i sondaggisti, sempre più privi di strumenti di conoscenza approfondita della realtà antropologico-culturale e politico-istituzionale che li circonda, si esercitano – in competizione con gli astrologi – nel prefigurare un futuro disancorato dalla lettura delle dinamiche e dei sentimenti che caratterizzano società dinamiche. Usare concetti e paradigmi come “indipendenza”, scollegati da serie analisi sulla crisi strutturale del vecchio stato e sullo sputtanamento irreversibile della funzione delle Regioni, significa solo contrabbandare per proiezioni demoscopiche espressioni del linguaggio parapolitico populista.

 

L’economia si rimette in moto partendo dalle aziende green – di Ada Rosa Balzan

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Gli Stati Generali della Green Economy hanno preso il via oggi 5 novembre alla presenza del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e dal Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi. Saranno una due giorni strategica che avrà per protagoniste le imprese, utile a definire le politiche e le misure concrete da adottare per sostenere le aziende nell’intraprendere un percorso evolutivo in ottica sostenibile. Il titolo scelto quest’anno per il summit di Rimini, Lo sviluppo delle imprese della Green Economy per uscire dalla crisi italiana, è chiarificatore di quanto la sostenibilità ambientale sia un importante fattore che le aziende devono considerare per la propria crescita futura. Ronchi stesso ha dichiarato che puntando sull’alta qualità ambientale dei beni e dei servizi, le imprese della Green Economy potrebbero contribuire in modo rilevante a riqualificare e rilanciare investimenti e occupazione, a far crescere la domanda interna e a migliorare le esportazioni italiane. La Green Economy porta con sé la promessa di nuovi posti di lavoro e la crescita di imprenditori dal profilo innovativo; questi i due punti focali sottolineati da Edo Ronchi nel suo intervento di oggi in apertura dei lavori. Per uno sviluppo durevole e sostenibile serve però un sostanziale cambiamento anche nelle politiche economiche europee. Ancora Ronchi ha voluto sottolineare la presenza sul mercato di due diverse tipologie di aziende green; le Core Green, da sempre vocate alla sostenibilità ambientale che comprendono una vasta gamma di attività nel settore sostenibilità e le Go Green, in altre parole quelle imprese che si stanno convertendo da Brown a Green e non producono beni ambientali. Le Core Green sono in crescita ovunque, sia in Italia che in Europa, e vanno incentivate e supportate; lo stesso vale per l’eco-innovazione, ossia quei processi innovativi indirizzati all’alta qualità ambientale. In questo settore l’Italia si trova nel 2013 al 13esimo posto su 28 Paesi europei, è quindi necessario produrre maggior sforzo per un miglioramento significativo. Il Ministro dell’Ambiente Galletti ha esordito, nel suo intervento a Ecomondo, affermando che “l’ambiente deve essere interpretato come la leva di sviluppo del Paese e non come un limite”. È necessario creare un piano industriale strategico, lontano dal modello lineare del ‘900, per non perdere questa grande opportunità; l’Italia è all’avanguardia in quanto a nuove tecnologie, ma deve fare un passo in avanti per applicare il suo know how all’innovazione in ambito ambientale. Con il decreto Sblocca Italia, inoltre, l’iter burocratico dovrà essere snellito, abbiamo bisogno di poche norme subito applicabili perché le aziende possano beneficiare di un supporto reale e concreto e risalire la china in un momento di difficoltà come quello attuale. La Green Economy è la grande opportunità del momento e non può essere persa. L’articolo è stato realizzato da Ada Rosa Balzan, docente nei master e coordinatrice scientifica per l’anno 2015 del Master in Turismo Sostenibile e Brand del Territorio organizzati da ASA, l’Alta Scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e titolare dell’agenzia di marketing

tratto da:

http://magazine.greenplanner.it/2014/11/05/economia-si-rimette-in-moto-partendo-dalle-aziende-green/

 

 

Un articolo di Corrado Poli che condivido e sottoscrivo

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Primarie sui programmi

DI CORRADO POLI Editoriali/Interventi – Corriere Del Veneto

Alle prossime elezioni regionali rischia di vincere l’astensionismo. Lo lascia prevedere sia il neo-centralismo statale (ed europeo), sia l’assenza di programmi ben definiti delle liste maggiori. Primarie o non primarie, dei programmi, si dice, se ne parlerà non appena saranno definiti i candidati e inizierà la campagna. Ma così non funziona: il progetto politico non è un fatto estemporaneo, deve essere radicato in un’azione lunga e coerente del partito da cui emerge un candidato con una visione futura. Se tutto si riduce a sostituire «gli altri», prevale l’astensione o il populismo che vorrebbe mandare a casa tutti, chiunque essi siano. La situazione è ancora più problematica quando i candidati presidenti sono scelti – a Roma – dalle segreterie sulla base dei rapporti di forza interni. Il programma diventa un accessorio redatto in seguito e al traino di sondaggi e umori passeggeri. Così che diventano inevitabilmente incoerenti liste della spesa su cui peraltro, come abbiamo visto, tutti alla fine concordano o si accordano. Programmi seri non ripropongono vuote ideologie e linguaggi fuori dal tempo – per esempio liberalizzazioni contro «laburizzazioni» – smentiti peraltro da mille contraddizioni interne e ripetuti ripensamenti. Ci sarebbero invece almeno due programmi chiari, entrambi degni e utili che rivoluzionerebbero molte appartenenze sclerotiche e stanche. Il programma progressista che promuove la trasformazione del Veneto in un’economia basata sullo sviluppo culturale, su tecnologie e professioni innovative, che fiorisce in un ambiente protetto e riqualificato gradito dai giovani e da una parte consistente di cittadini portatori da nuovi valori che la politica ancora non rappresenta. A questi vale la pena che si opponga un programma conservatore che rallenti il cambiamento rendendolo meno traumatico. Difenda perciò l’economia presente che svolge ancora una funzione importante nel produrre ricchezza ed è sostenuta da una società più anziana (almeno come mentalità) i cui valori sono saldamente radicati. Al candidato, alla lista e agli elettori non deve interessare quale dei due programmi abbia più probabilità di vincere, ma quello in cui crede con maggiore convinzione. Purtroppo non c’è speranza che la campagna elettorale per le regionali del Veneto affronti davvero questi temi di ampia portata politica. Prevarrà una pletora di dichiarazioni a favore o contro alcune specifiche opere o provvedimenti, ma saranno espresse in modo tale da essere contraddette alla prima occasione oppure tacitate dal Governo.

Mercoledì 5 Novembre 2014

 

http://rassegna-stampa.veneziepost.it/stories/editoriali_interventi/39217_primarie_sui_programmi/#.VFnqiTSG-Ak

Preghiera agli addetti stampa del presidente Zaia: informatevi meglio!

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Ieri ho chiesto al Presidente Zaia di non sparlare quando affronta la questione ebola e ad evitare il linguaggio tribale nel rivolgersi ai militari americani di ritorno a Vicenza dalla missione internazionale umanitaria in Liberia. Credo però di aver sbagliato bersaglio perchè   l’infamia dell’invito a “curarsi a casa loro” costituisce una polpetta avvelenata confezionata verosimilmente dal suo Ufficio stampa in cui operano(e sono retribuiti) consulenti con scarsa cognizione degli argomenti su cui sono chiamati a predisporre comunicati ed interventi. Per questa ragione ritengo opportuno suggerire loro di leggere non tanto le mie recriminazioni (che potrebbero essere condizionate dal pregiudizio politico nei confronti del Presidente) bensì un articolo redazionale pubblicato oggi sul Foglio che si fa – giustamente secondo me – beffe di dichiarazioni ritenute (beffardamente) figlie di un’ombra – naturalmente veneta! –

QUELLE PAROLE UBRIACHE SUI SOLDATI AMERICANI DA CURARE “A CASA LORO” (da il Foglio, giovedì 30 ottobre)

Da “aiutiamoli a casa loro” a “facciano i bagagli e se ne vadano a casa loro, mica possiamo diventare un lazzaretto” – dove gli appestati non sono i clandestini ripescati da Alfano, per una volta, ma i militari americani che “dovrebbero fare la quarantena a casa loro” – si può misurare

senza paura di sbagliare tutta la tragicomica parabola calante del patrimonio concettuale del fu leghismo di marca veneta. Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, non ha infatti trovato di meglio che ricicciare uno spompato, ma in questo caso più che altro stupido, slogan dei tempi andati: “Prima vengono i veneti, poi gli americani”. La faccenda, perfino banale, è il rientro nella caserma Del Din, base statunitense a Vicenza, di alcuni militari americani che sono stati messi

in isolamento in quanto provenienti dalla Liberia, paese tra i più colpiti da ebola. (L’ambasciata americana, da Roma, ha spiegato che il “rischio potenziale di infezione è basso” e che i militari

non hanno “avuto contatto con persone contagiate dal virus”. Ma evidentemente in laguna, dove si credono ancora dogi, gli ambasciatori non li ricevono). Così il governatore ha formulato il suo editto: “Credo che un paese civile di fronte a un esodo biblico di immigrati ha il dovere e l’obbligo di alzare le barriere”. Per quanto leghista della seconda ora, per quanto esteta della politica come

amministrazione di capannone e della terra padana come ultimo orizzonte che la logica esclude, persino Luca Zaia dovrebbe saper distinguere, se non l’alleato dall’invasore, almeno l’amico dal nemico. Se di basi militari americane sono pieni il Veneto e il Triveneto, qualche motivo storico c’è. Se quelle basi nei decenni hanno portato sicurezza e libertà, e ancora adesso portano schèi in tasca alla “gente veneta”, qualche motivo pure di reciproca convenienza c’è. E se i suoi

amici del Leòn, da decenni e senza particolare costrutto, gridano all’indipendenza, è perché quella loro terra è stata difesa e arricchita anche dai soldati che adesso dovrebbero andare in quarantena

a casa loro. E non c’è nemmeno bisogno di ricordare tutte le Peggy Guggenheim che ogni giorno salvano Venezia, che, come si sa, fosse per il Mose sarebbe già colata a picco. Lo spettacolo di

Zaia che su ebola insegue persino Grillo, che a sua volta sugli stranieri insegue Salvini, in una baruffa chiozzotta da ubriachi, davvero grottesca. Se poi lo straniero da buttare a mare sono i marines, aridatece il centralismo.

 

Presidente Zaia, si documenti prima di parlare!

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Non c’è niente da fare: il Presidente Zaia è irresistibilmente condizionato dalla sua lingua che è più veloce del pensiero. Si erge a difensore dei veneti, mentre – ancora una volta – è invece impegnato a rinfocolare fantasmi e paure in un gioco preelettorale talmente scoperto e sostenuto da apparato informativo interno che gli dovrebbe consigliare maggiore prudenza. L’argomento ebola è troppo serio per farlo maneggiare ad amministratori politicanti: lasci parlare i responsabili sanitari dell’ULSS vicentina e della struttura regionale e prima di sparare nel vuoto si documenti. Visto che, quando si parla di immigrazione, il suo “mantra” farisaico è “aiutiamoli a casa loro”, prenda nota che i militari americani ritornano da una missione umanitaria internazionale in Liberia per la quale dovremmo essere loro grati e considerarli alla stregua di connazionali impegnati in programmi di solidarietà la cui gestione ed il cui obiettivo li rendono del tutto estranei alla logica tribale “casa nostra, casa loro”.

http://vvox.it/2014/10/28/generale-usa-in-quarantena-non-untori/

 

Una comicità vomitevole

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I panni e la maschera di (ex) comico non costituiscono più un alibi per tollerare il linguaggio e gli argomenti di un personaggio che non solo ha chiaramente perso il lume della ragione ed oltrepassato i confini della decenza pubblica, ma continua imperterrito a versare aceto sulle (nostre) sofferenze di cittadini che hanno vissuto la lunga catena di orrori e stragi e sono ben coscienti della natura cancerogena dell’organizzazione mafiosa, la cui evoluzione, nel corso dei decenni, non ne ha modificato il codice immorale ed intrinsecamente ostile alle strutture ed al funzionamento della democrazia. Se è scontato che nell’opinione pubblica, superata la prima stagione di consenso e simpatia per il populista genovese, si manifesti un sussulto di consapevolezza e disconoscimento di affermazioni vomitevoli, ci domandiamo fino a che punto i parlamentari del M5S trangugeranno senza batter ciglio canovacci e sceneggiate che manomettono impudicamente la storia del Paese e contaminano irreparabilmente anche la validità e l’efficacia di alcune loro battaglie per istituzioni più trasparenti ed affidabili.