TimeToNet dà valore agli ecosistemi della comunicazione

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TimeToNet si propone alle imprese e alle istituzioni come partner affidabile e competente per progettare, costruire, provvedere al mantenimento e alla valorizzazione di ecosistemi di comunicazione.

Ritiene che nell’epoca dell’economia della conoscenza,  la comunicazione non sia un prodotto che astrae dai  referenti del processi comunicativo ma un processo che produce valore allorché qualifica la relazione tra soggetti attivi e vitali.

E’  una società che si è specializzata nella progettazione di sistemi di comunicazione complessi che richiedono attenzione al contesto, modalità interattive e collaborative, processi motivazionali e produzione continua di contenuti ed accompagna i propri clienti nell’orientare la comunicazione in modo personalizzato, attraverso strategie di condivisione degli interessi e degli obiettivi, attraverso tecnologie di rete che facilitano la conoscenza ,lo scambio delle informazioni, la riduzione dei costi.

TTN è una società che offre servizi di comunicazione cercando di valorizzare al massimo i vantaggi offerti dal proprio cliente e scegliendo strumenti e linguaggi che raggiungono l’obiettivo con il minor spreco di risorse.

Per essa la visione integrata della comunicazione non è un costo aggiuntivo ma un investimento che può apportare vantaggi in diverse direzioni:

1.            ottimizzazione dei flussi di comunicazione con conseguente risparmio di tempo e risorse (tempo, attenzione, infrastruttura hardware e dotazione software);

2.            sostenibilità del dato in virtù delle risorse scarse (non solo spazio su supporti informatici ma anche allocazione di attenzione da parte dei singoli fruitori);

3.            cambiamento delle prassi organizzative sulla base del cambiamento della gestione degli ambienti comunicativi.

Civil Life. Giovani, digitale e partecipazione

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In un appassionato discorso per il conferimento delle lauree tenuto al Kenyon College il 21 maggio 2005, David F. Wallace iniziò l’intervento con l’impiego di una storiella dal sapore parabolico:  i protagonisti sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: ”Salve ragazzi. Com’è l’acqua?” I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa: ”Che cavolo è l’acqua?” (David F. Wallace, Questa è l’acqua – Einaudi 2009)

Con straordinaria acutezza, lo scomparso giovane scrittore americano scrutava i mutamenti antropologico-culturali della partecipazione sociale e della cittadinanza, che avrebbero trovato, con la successiva esplosione dei social media, quella che Loredana Sciolla ha chiamato “l’attiva impoliticità dei giovani”: una fenomenologia ben descritta in una recente indagine nazionale compiuta negli Stati Uniti tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni in cui si evidenzia che la metà dei giovani si impegna in attività di “politica partecipativa” che ha caratteristiche inedite (interattività, nessuna deferenza verso le rappresentanze istituzionali, estraneità ai media tradizionali, flash mob….).Ciò si traduce in un’azione di “controllo e sorveglianza” sul potere politico, ma non manifesta interesse – e tanto meno incisività – sulle policy. Come non leggervi alcuni dei comportamenti-colpe che giornalisti e politologi di casa nostra attribuiscono agli “alieni” del M5S e di quell’emergere di nuove difficoltà per il funzionamento del sistema politico-istituzionale che Sabino Cassese ha identificato nella tensione tra juristocracy ed electocracy?

Si tratta di una fenomenologia che abbiamo potuto intercettare, indagare ed affrontare, nell’ultimo quinquennio, attraverso il progetto Civil Life (www.civillife.it), sostenuto dal Consiglio ed Ufficio Scolastico Regionali del Veneto, con il quale si è avviata un’intensa ed articolata attività di educazione alla cittadinanza attiva nelle scuole, sull’onda delle indicazioni ministeriali per il ripristino dell’educazione civica. Sulla scorta di un’esperienza di e-democracy  (vedi in www.demotopia.ning.com )che ci aveva dimostrato la persistenza di un analfabetismo digitale del ceto politico-amministrativo “adulto”, ostacolo dimostratosi insuperabile per l’accessibilità dei cittadini alla vita politico-amminIstrativa, ci siamo concentrati sul mondo dei giovani studenti attuando il rovesciamento dell’approccio didattico tradizionale, ovvero evitando di “somministrare” moduli formativi ed interpellando bambini e ragazzi di scuola primaria e secondaria, chiedendo loro: ”Come giudicate la partecipazione, cosa conoscete e pensate delle istituzioni?”.

Storia e Cultura. I valori del Veneto

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La nostra terra, il Veneto,  ha vissuto gli ultimi cinquant’anni uno sviluppo economico impetuoso, con accelerazioni che hanno dato  senso e visibilità ad una volontà di recuperare il tempo perduto, di riscattare i periodi grami della nostra storia allontanandoli e seppellendoli nei recessi della memoria.

Nelle nostre case e nei nostri paesi sono sempre più appariscenti i risultati positivi prodotti dall’intensa laboriosità che ha connotato i più recenti decenni  della vicenda sociale ed economica regionale: una prosperità diffusa, elevati standard di qualità della vita (che in molti casi arrivano all’opulenza ostentata) e dei servizi sociali, la straordinaria inversione del flusso migratorio con l’integrazione di centinaia di migliaia di lavoratori diseredati provenienti da ogni parte del mondo, la persistente vocazione ad intensificare ed innovare l’impegno imprenditoriale e moltiplicare-diversificare  le opportunità professionali e le attività produttive, varcando decisamente le soglie dello sviluppo postindustriale, pur dovendo fare i conti con una crisi che “morde” e con processi di delocalizzazione produttiva.

Eppure avvertiamo i segnali di disagio, intravvediamo i rischi di una crescita disordinata (visibile sul paesaggio abbruttito e sull’urbanistica schizofrenica),  percepiamo lo stupore  di fronte alla dissolvenza dei valori tradizionali e delle  risorse costituenti del territorio veneto.

I leganti sociali e l’identità sono scossi dal  processo di modernizzazione che  da un lato è stato  fortemente cercato e praticato e dall’altro è ora temuto e vissuto senza una consapevole e partecipata mediazione politico-culturale  accompagni i processi di cambiamento.

Testimonianza del forte deficit di governance sono le trame urbanistiche delle città e  della pianura venete oramai  travolte dagli insediamenti disordinati:  e le antiche armonie di una terra dolce e delicata deperiscono  ed in un contesto ambientale degradante  anche i comportamenti e le relazioni umane rischiano di declinare verso l’impoverimento culturale e la manifestazione di  pericolose patologie sociali.

E’ quindi necessario uno sforzo di  rigenerazione umano-ambientale attraverso  cui ricavare le risorse morali ed intellettuali per disegnare le coordinate strategiche di quello che è stato definito il Terzo Veneto ed affrontarne inedite sfide sia sul piano della sostenibilità  economico-sociale  che di un’accelerazione dell’evoluzione culturale.

Questi vaghi ma tenaci pensieri motivano il progetto di una Rivista online, spazio aperto alla ricerca del “Veneto perduto”,  con un lavoro di scavo teso a riscoprire in chiave critico-costruttiva le sedimentazioni del periodo storico più recente e recuperare i pezzi di una memoria collettiva depositata negli archivi, nei monumenti oscurati  e/o restaurati, nelle biografie dimenticate, nelle vicende sociali, religiose, culturali ed economiche che hanno connotato e si sono sedimentate nel corso della millenaria civiltà dei veneti.

Il modello di distretto tecnologico Habitech: un valore aggiunto da esportare

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Un anno importante il 2013 per il Distretto che chiude con ottimi risultati e un trend di mercato in crescita. La spinta dei soci ed il tema della riqualificazione dei grandi patrimoni immobiliari porta il Distretto ad affacciarsi a nuove opportunità di business anche oltre i confini italiani.

Si è riunita martedì 20 maggio l’Assemblea Ordinaria dei Soci Habitech in cui è stato presentato il resoconto delle attività del Distretto Tecnologico Trentino – Habitech per l’anno 2013. Una sessantina i soci che si sono recati presso la ex Manifattura Tabacchi di Rovereto, sede della Società, e che hanno approvato all’unanimità il Bilancio d’Esercizio 2013.

Un anno dopo la sua elezione, il Presidente Marco Pedri espone assieme all’AD Gianni Lazzari, storica figura del Distretto, numeri ed attività che hanno contraddistinto il 2013. L’esercizio dello scorso anno si è concluso positivamente con un utile in crescita rispetto agli anni scorsi e con un portafoglio ordini per il 2014 che ha già quasi raggiunto l’obiettivo di budget. L’utile dopo le imposte è stato pari ad Euro 60.606-. Tale risultato permette di coprire completamente le perdite degli anni precedenti.

I servizi a supporto dell’edilizia sostenibile rimangono le attività di mercato preponderanti in termini di ricavi, seguiti dalla gestione della certificazione energetica e dalla certificazione ARCA. Importanza per il futuro di Habitech assumono gli investimenti in innovazione la cui attività è incentrata sulla creazione di nuovi modelli di business e sullo sviluppo di numerosi progetti finanziati dalle agenzie europee e dal MIUR.

Il 2013 si contraddistingue anche per la direzione che il neopresidente Pedri ed il Consiglio di Amministrazione,  eletti proprio un anno fa, hanno voluto dare alla compagine dei soci Habitech.

Internazionalizzazione e comunicazione integrata sono i progetti proposti dal nuovo board per far fronte comune contro gli effetti della crisi ed esplorare, assieme ai soci, nuove possibilità di business. A testimonianza di questo impegno sono state riportate le esperienze della missione in Brasile appena conclusasi, organizzata in collaborazione con Trentino Export e Trentino Sviluppo ed a cui hanno partecipato alcune aziende del Distretto, stringendo contatti e concretizzando opportunità di mercato.

Parallelamente al progetto Internazionalizzazione, è stato presentato il proseguo degli incontri che dallo scorso autunno hanno riunito i soci attorno al Tavolo della Comunicazione. Un progetto che vedrà la creazione di una piattaforma web volta alla comunicazione trasversale tra i soci del Distretto.

“I segnali che giungono, dal mercato dei servizi al real estate, dalle politiche europee in campo efficienza energetica e dal mondo consortile, non fanno che confermare la bontà dell’operato distrettuale di Habitech” commenta l’Amministratore Delegato Gianni Lazzari. Ne sono un esempio i risultati della collaborazione con i soci, il posizionamento nel mercato come erogatore di servizi  ed il riconoscimento da parte della PAT dell’area energia ed  ambiente come una delle quattro “smart specialisation” nella programmazione  dei fondi europei per il  periodo 2014-2020.

Pensiamo locale e agiamo globale” queste le parole di esortazione da parte del Presidente Marco Pedri alle aziende consociate a fare sistema: “Come ho potuto constatare nei mercati esteri, non da ultimo quello brasiliano, gli standard di qualità ed innovazione delle aziende trentine raggiungono livelli estremamente elevati. Livelli che la concorrenza estera consegue con difficoltà. Facciamo sistema, portiamo le imprese a lavorare all’esterno conquistando nuovi mercati.”

Veneto Europeo

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Resilienza e creatività sono la risorsa strategica a  cui la vasta comunità culturale, professionale ed imprenditoriale del Veneto sta attingendo per  affrontare le molteplici sfide dell’Innovazione. Nel nuovo contesto della competitività globale, l’intero sistema della ricerca, produttivo e dei servizi, unitamente al complesso apparato istituzionale ed amministrativo (in primis scolastico) è sollecitato a reinvestire  la ricchezza e le certezze accumulate nella lunga e fortunata stagione dello sviluppo manifatturiero: innanzitutto sul piano etico ed, a seguire, emotivo e cognitivo.  Esso è chiamato a  dominare – nel tempo dell’incertezza – i flussi della nuova conoscenza ed i processi indotti dalla rivoluzione digitale,  per  orientarli a sostenere le Imprese nei processi di internazionalizzazione, ovvero a navigare sulle  onde di un mercato sicuramente più ampio e profittevole, ma anche più esigente per gli standard di qualità richiesti e di più difficile accesso. Osservata in questo scenario, l’Europa rappresenta una “piattaforma” fondamentale sotto diversi profili: finanziario (solidità monetaria dell’euro), infrastrutturale (pianificazione delle reti e della mobilità), R&D (vedi in particolare Orizon 2020), sociale (modello di riferimento per la coesione), culturale (barriera per i risorgenti populismi e nazionalismi), politico-istituzionale (ancoraggio per i diritti di cittadinanza attiva).  Il  suo “valore d’uso”  è tanto più importante per una Regione come il Veneto, la cui vocazione alle relazioni, all’accoglienza ed all’integrazione economica internazionale costituisce l’anima ed il motore per il proprio progetto crescita sostenibile.  Ma tale valore deve essere riconosciuto nella sua complessità ed apprezzato nella sua interezza per produrre  frutti copiosi: ciò significa innanzitutto capacità di misurarsi correttamente con le implicazioni della Legislazione e della Programmazione europea, sia per coglierne tempestivamente le opportunità che per contenerne  i dannosi burocratismi e lobbismi che ostacolano in particolare lo sviluppo delle PMI. Significa altresì apertura e networking interregionale, attraverso un più forte impulso  allo scambio ed  al partenariato in tutti gli ambiti nei quali si possono  diffondere e condividere i processi di innovazione. Significa infine ottimizzare gli strumenti  dell’informazione, della documentazione, del confronto e della riflessività, per contrastare  la superficialità dei linguaggi e degli approcci  con cui vengono affrontati i temi dell’europeizzazione. Crediamo nell’Europa che serve al Veneto ed al Veneto in grado di contare e competere in Europa.

Piacere del Gusto: un’ alimentazione sana e genuina, praticando la cultura della convivialità

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La qualità del cibo è prepotentemente al centro dell’attenzione dei consumatori, sia per quanto attiene la sua accessibilità e “rintracciabilità” che per il rilievo crescente che ha assunto nella vita delle persone:

a) perché l’alimentazione ha un ruolo determinante per la salute

b) inoltre costituisce un importante indicatore del modello di relazioni sociali adottato e di “quel gusto pieno della vita” che ha a che fare con la moderna concezione del benessere e la cultura della convivialità, nei suoi molteplici modi di praticarla.

Si tratta di una fenomenologia che sta emergendo a tutte le latitudini della terra e rappresenta un ingrediente importante nel processo di globalizzazione degli scambi commercial e culturali: e ciò determina da un lato una spinta all’uniformità dei consumi e la tendenza alla cosidetta fusion, (una sorta di modernizzazione alimentare definita “creolizzazione” da Fischler) ma dall’altro incentiva ricchi percorsi di innovazione produttiva.

Essa è sospinta dall’adozione di tecnologie, creatività e si esprime nell’esaltazione delle specifiche vocazioni e delle diversità culinarie strettamente collegate alle filiere corte, espressioni delle economie locali in cui prende nuovo vigore il rapporto tra la cultura territoriale e la tipicità-genuinità delle produzioni che ne costituiscono un’espressione concreta e vitale.

Si può affermare, senza enfasi e con realismo, che in tutto il mondo la ricerca del buon cibo e l’investimento sulla buona cucina fungono da agenti sociali di cambiamento, che si manifesta anche attraverso nuove dinamiche del mercato sia sul versante della produzione e dei servizi di ristorazione e distribuzione, – nell’ambito della filiera agroalimentare – che sul versante della domanda, attraverso la diffusione dell’informazione specialistica di settore, la crescita di popolarità degli chef (oramai inseriti a pieno titolo nello star system) e l’esplosione dei social network.

Piacere del Gusto i si colloca in un “crocevia” di relazioni ed interessi e si propone come soggetto in grado di contribuire al miglioramento della qualità produttiva ed efficienza distributiva nell’ambito della filiera enogastronomica,  cooperando  con Enti, Agenzie ed Imprese  con l’obiettivo fondamentale di promuovere un vasto e maturo movimento di consumatori co-interessati a far prevalere nel mercato  le ragioni della qualità, autenticità e correttezza dell’alimentazione.

Val di Rabbi: l’essenza della montagna

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“L’essenza della montagna” non è uno slogan per una brochure, un banner da far scorrere su un sito.

Non è neppure è uno spot che apparirà in qualche spazio pubblicitario, il titolo accattivante di un articolo redazionale od il claim per  un piano di marketing.

Si tratta invece di un’espressione a cui viene spontaneo pensare di fronte allo stupore ed all’emozione piena che ti può cogliere se ti trovi a percorrere uno degli innumerevoli sentieri, tracciati e calpestati da secoli da una  forte ed orgogliosa comunità, e volgere lo sguardo alla Val di Rabbi.

Un ambiente naturale  in cui l’auto risulta un impaccio di cui liberarsi rapidamente, un ambiente nel quale ti assale immediatamente il desidero di inoltrarti, immergerti, farti accogliere.

Un territorio che ti chiede di liberarti visitandolo solo con l’ausilio di bastoncini, ciaspole, robusti scarponcini: per riconoscere i luoghi che hanno ispirato la poesia della “maestra di valle” Teresa Girardi, le solitudini e la serenità  che hanno consentito ad Arturo  Benedetti Michelangeli  di coltivare l’esercizio e l’insegnamento della sua sublime arte pianistica.

Uno spicchio prezioso di Parco dello Stelvio nel quale il tempo vissuto ha una durata perenne ed è sottratto al gorgo delle vicissitudini  personali,  al groviglio delle inquietudini che grava sulla quotidianità della vita e dei contesti urbani da cui provieni, per restituirti consapevolezze, energie vitali e relazionali.

Slowalley  è quindi  il marchio originale di una valle la cui vocazione ed offerta turistica sono improntate al rispetto delle risorse, dei ritmi e della cultura di un territorio in cui la vacanza diventa l’occasione per cercare e trovare un autentico benessere personale.

Valdirabbiclub si propone innanzitutto  come luogo di incontro e scambio delle esperienze  vissute con la molteplicità  delle dimensioni  ed aspetti del patrimonio paesaggistico;  non solo social network, però, ma anche strumento di collaborazione e testimonianza  di tutti i protagonisti impegnati a rendere Val di Rabbi  sempre più accogliente ed anche “ attrezzata”  a salvaguardare la qualità  di  uno sviluppo turistico sostenibile.

Empleko: l’ecosistema dell’Open Innovation

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Viviamo un tempo in cui le parole hanno acquistato un appeal inedito, un “valore d’uso” che è diventato anche un misuratore della serietà-credibilità di chi le profferisce.

Nell’attuale temperie di crisi ed incertezza, si è fatto più stringente l’esigenza che “le parole non siano staccate dalla pratica”, che insomma “le parole siano vissute” e testimoniate.

Senza dubbio l’open innovation  costituisce il mainstream di questa (lunga) stagione di recessione, una sorta di mantra invocato e dibattuto come scelta strategica, strumento e pratica decisivi per ridare fiato e slancio al sistema economico-produttivo del nostra Paese, visibilmente impreparato-affaticato nel reggere le sfide di una competizione globale che si gioca su fattori (finanziari, tecnologico-organizzativi, internazionalizzazione, efficienza amministrativo-istituzionale) visibilmente deficitari, con numeri e performance che non solo collocano l’Italia in degradanti posti in classifica, ma – purtroppo – ne prefigurano (in assenza di provvedimenti efficaci) un declino inarrestabile, atteso che esso dura ormai da oltre un ventennio.

Il progetto EMPLEKO si propone come piattaforma aperta, predisposta ad implementare, integrare e finalizzare maggiormente al matching, mettendola a disposizione delle Imprese per trovare soluzioni alle loro esigenze di R&S, attraverso un sistema collaborativo all’interno del quale le Imprese stesse e gli Esperti “intrecciano” i loro bisogni, le loro competenze e le loro risorse per raggiungere l’obiettivo comune di rilanciare la competitività del sistema produttivo italiano.

Si tratta di un modello operativo che persegue quella che Chris Anderson ha definito “Crowd Accelerated Innovation” e che rappresenta per Ricercatori, Professionisti ed Imprese l’opportunità di immettere nel motore della nostra economia una formidabile energia.

Demotopia: un progetto di legge per la partecipazione

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Protagonismo degli elettori

La nostra iniziativa mira a presentare un disegno di legge regionale quale strumento per una nuova stagione della politica basata sul protagonismo dei cittadini. Proponiamo un percorso di approfondimento e proposta sui modelli di rappresentanza e sugli strumenti della partecipazione dei cittadini alle scelte sul bene pubblico. Crediamo si debba ripartire dal dovere civico di ciascuno rimettendo in campo l’impegno per una cittadinanza responsabile a sostegno e stimolo dei rappresentanti eletti nelle istituzioni pubbliche.

La nostra proposta non è contro i partiti ma a favore di un nuovo modo di fare politica all’interno e all’esterno di tutte le forme organizzative in cui si articola l’offerta politica.

Per un  consenso  consapevole

Il ruolo delle istituzioni nel garantire pari opportunità a tutti i cittadini non può limitarsi a garantire gli spazi pubblici per affiggere i manifesti. Gli strumenti elettorali del secolo scorso vanno rinnovati e resi aderenti alle nuove forme della comunicazione e ai nuovi costumi senza per questo dimenticare che la nostra società è variegate e vanno garantite le forme di comunicazione tradizionale.

Il mandato ha bisogno di condivisione

Le nostre società stanno cambiando con una rapidità tale che le infrastrutture sociali e tra queste quelle della rappresentanza degli interessi dei gruppi sociali, stentano ad adeguarsi al mutamento. L’innovazione e le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione consentono oggi un nuovo protagonismo dei cittadini.  Il rapporto tra eletti ed elettori deve poter continuare durante tutto il ciclo di vita delle legislature. Vanno inseriti nel tessuto politico della nostra regione nuovi strumenti di partecipazione

Gli eletti devono render conto

L’articolo 67 della nostra costituzione prevede il divieto di mandato imperativo ma questo principio non può essere utilizzato dall’eletto per sottrarsi al dovere di render conto  ai cittadini e ai suoi elettori. La rendicontazione sociale degli eletti deve diventare una prassi dove l’obiettivo primario è il sostegno e non il controllo dell’eletto.

Su questi principi abbiamo  elaborato la nostra proposta aperta al contributo di tutti.

https://sites.google.com/site/cittadinare/

Un pieno di innovazione sociale per superare la crisi

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L’incombente e perdurante  crisi finanziaria che è diventata il centro dell’agenda politica ed economica non solo del nostro Paese , ma dell’intera area dell’euro, rischia di diventare una cortina fumogena che rende meno decifrabili le cause che l’hanno provocata e, soprattutto, i percorsi del suo superamento.

Il nervosismo dei mercati e gli attacchi speculativi  stanno disegnando un orizzonte cupo ed hanno ingenerato  un diffuso pessimismo tra gli imprenditori ed i consumatori; particolarmente in Italia tale situazione, aggravata dalle patologie di un sistema politico pre-agonico, oscura la realtà socio-economica complessiva i cui “fondamentali” non ne prefigurano affatto il collasso bensì vitalità e potenzialità inespresse che necessitano piuttosto di essere ben focalizzate e fatte emergere per tradurle in nuove opportunità di sviluppo.

Da un lato, c’è l’ampia tastiera delle misure che debbono essere prese per il risanamento finanziario: si tratta, come sottolineato da più parti (e finanche dal Presidente della Repubblica) di individuare le note per la composizione di uno spartito centrato sullo smagrimento strutturale e permanente dello Stato (in tutti i suoi livelli ed articolazioni); dall’altro e contestualmente la praticabilità di un processo di liberalizzazione attraverso un pacchetto di regole e misure finalizzate all’incremento dell’efficienza e della produttività di tutti i settori (dalle filiere produttive all’intero sistema dei servizi, pubblici e privati).

E’ necessario sottolineare, però, che il successo di tali scelte strategiche prevede la richiesta a tutti i protagonisti della vita sociale, politica ed economica italiana di un cambio radicale dei paradigmi culturali finora adottati per l’interpretazione della crisi e, soprattutto, dei comportamenti attualmente orientati alla pura difesa autoreferenziale dello status quo.

E’ richiesto di varcare la soglia dell’innovazione sociale, passaggio decisivo e fattore determinante per un sussulto in tutto il sistema-paese che consenta di attingervi le energie profonde e far lievitare l’inestimabile patrimonio di valori e cultura, dinamicità imprenditoriale e creatività, pratiche di responsabilità ed esperienze di solidarietà che ne contraddistingue la struttura profonda: leve e risorse fondamentali per riprendere la via della crescita.

L’innovazione sociale rappresenta però una “discontinuità” nella vicenda storica del Paese che mette in discussione vecchie certezze, convinzioni consolidate, interessi corporativi e non solo: la sua adozione, come nuovo orizzonte strategico, implica infatti il coinvolgimento e la co-responsabilizzazione di tutti i protagonisti della vita associativa, politica, economica, culturale e scientifica, per innescare un processo di empowerment sociale e di arricchimento professionale, progettuale, realizzativo che dovranno essere commisurati al cambio degli atteggiamenti e dei comportamenti di milioni di persone sollecitate ad un mutamento profondo nell’esercizio delle proprie competenze,  funzioni e vocazioni.